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Numero 5 del 2012

Mamme nel Terzo Millennio


Foto: Mamme nel Terzo Millennio
PAGINA 16

Testi pagina 16

MAMME NELTERZO MILLENNIO /l

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i,

i sono dei momenti nella Storia delle idee che diven-

tano spartiacque. Punto di non ritorno. Cambio di pa-

radigma. Quando nel 1949, per le edizioni Gallimard, Si-

mone de Beauvoir dà alle stampe “Il Secondo Sesso"

avviene un vero e proprio terremoto culturale. Non tan-

to per l'opera in sé che per la prima volta in chiave fi-
losofica, esistenzialista, analizza la condizione femminile nella sua
totalità, affrontando con piglio analitico le innumerevoli sfac-
cettature del vivere delle donne, quanto per la ricaduta politica
che certi capitoli danno a un consenso elettorale che si crede-
va inattaccabile. Destra e sinistra sono in difficoltà almeno quan-
to le gerarchie ecclesiastiche. lI saggio è censurato e nel 1956,
con editto Vaticano, viene messo all'indice dei libri proibiti. Ma
cosa contenevano le 850 pagine scritte dalla compagna di Sar-
tre? E perché nel secondo dopoguerra, in un paese apparente-
mente libero come la Francia, si grida allo scandalo? La risposta
è semplice: il capitolo sulla maternità. Da una donna filosofa, nu-
bile e senza figli, per giunta quarantenne, ci si aspettava qual-
che cedimento in più. E invece la de Beauvoir non da tregua al
lettore, scandagliando rapporti di potere, rivalità e dipendenze
che le madri stabiliscono col proprio figlio ancora prima di par-
torire. Da speleologa dell'osservazione qual'era, non le era sfug-
gito l’essenziale. Ossia che non si può essere madri senza la pos-
sibilità, legale, di non esserlo. Il capitolo sulla maternità è qua-
si tutto incentrato sull'aborto. Non credo sia un caso. E non so
quanti altri studi l'abbiano analizzato. So soltanto che, una ven-
tina di anni fa, quando iniziai a leggerlo, rimasi colpita proprio
da questo approccio. Ma si sa, avere punti di vista non conven-
zionali è un rischio. Nella doppia morale dell'epoca, che in assenza
di legge vietava in pubblico temi che nel privato ciascuno risol-

0 noidonne I maggio I 2012

MATERNIIÀ

“I BINUMIÙ SCANDALÙSU

di Emanuela Irace

PERCHÉ LE MADRI NON EANNo LOBBY E NON
LOTTANO INSIEME PER OTTENERE DIRITTI.
A PARTIRE DALLA LEZIONE DI Simone de Beauvoir

veva con disinvoltura, con sbrigative interruzioni di gravidanza,
non parve vero scagliarsi contro quello che non era altro che un
vero e proprio manifesto dell'autonomia femminile. Molto prima
della Francia di Petain, il governo di Parigi si era impegnato in
politiche a favore della natalità, assegni familiari e istituti a so-
stegno della famiglia erano al centro dei programmi elettorali sia
della destra che della sinistra. In questo contesto l'analisi della
de Beauvoir apparve come un affronto di lesa maestà, anche per
una buona fetta di intellettuali marxisti. La maternità è un fat-
to politico, proprio perché riguarda la prima cellula della socie-
tà. Perderne il controllo consentendo alle donne facoltà di scel-
ta in ogni campo della riproduzione, dalla nascita alla crescita fino
all'educazione, significava e significa, perdere potere e conse-
guentemente consenso politico. I| secondo sesso rompe un pa-
radigma. Svela l'insvelabile mettendo a nudo la realtà di una con-
dizione femminile che poteva e può diventare emancipata. “Il mon-
do si regge sulle madri". Ma la politica è affare per maschi. Gli
stessi che utilizzano la Marianna come simbolo nazionale sono
stati i primi a disconoscerla, quando rischiava di tracimare in cul-
tura popolare, comune a tutte. Finché si tratta di roba da élites
o pensieri di nicchia, i vertici lasciano correre. Diverso è quan-
do la posta in gioco può essere suddivisa e il potere annacqua-
to. E le madri lo sanno. Che cos’è la maternità se non un pensiero
ambiguo: orientato al futuro ma con radici nel passato. Un ibri-
do. Clonazione di un sé femminil-familiare che si vuole rendere
immortale. Attraverso i figli le madri tramandano tradizioni e cul-
ture e nello stesso tempo, però, creano il futuro. Evidentemen-
te Ia de Beauvoir si rendeva conto del paradosso. Anche nelle pic-
cinerie della ricerca di somiglianze, quella smania comune a tut-
te di ravvisare espressioni che diano il senso dell'appartenenza


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