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Numero 5 del 2012

Mamme nel Terzo Millennio


Foto: Mamme nel Terzo Millennio
PAGINA 29

Testi pagina 29

zioni e alle Interpellanze proposte e votate in aula, sono
numerosissimi gli atti che vanno in questa direzione in
modo univoco e cristallino.

il 4,3%) e troppo spesso escono
dal mercato per dedicarsi alla
famiglia e ai figli.

. . . , . . . PARLIAMO DI VERA . . .

Il segretario nazronale Bersani, nell ultima direZIone ha det— I numeri sono Importanti, per
to, fra l’altro: «Riflutiamo che il problema del lavoro sia de- E PROPRIA un’analisi che individui le cause
scritto come un problema del PD. Certo, noi siamo quel- DISCRIMIIÌIAZIONE, e la complessità di una situa-
li che discutono, che frequentano questo tema, che si in- CH E PUO SOLO zione al fine di intervenire dove
teressano a questo tema. Noi mettiamo il lavoro nel cuo- CRESCERE A CAUSA occorre.

re della nostra prospettiva, del nostro progetto». Senza DELLE DIFFICOLTÀ È significativo ad esempio che
volerentrare nel dettaglio della discussione nazionale in ATTUALI SE le giovani abbiano un livello di
atto, mi permetto Cil aggiungere. «AI momento del voto cr IL PARLAM ENTO IstruZIone e successo scolastico

ricorderemo tutti che il Pdl ha deיִnito “pericolose batta-
glie di retroguardia” la difesa del posto di lavoro?».

A LEGIFERARE NELLA
DIREZIONE GIUSTA.

LAVORQ FEMMINILE.
QUALITA E UGUAG LIANZA
SOSTANZIALE PER LA CRESCITA

di Roberta Mori, presidente Commissione regionale per la Parità

approccio di genere,
, per sua natura trasver-
sale, costituisce un
elemento pacificatore
della società, uno stru-
mento di gestione unitaria degli
obiettivi di sistema, diretto a rea-
lizzare l’uguaglianza sostanziale
tra le persone. Questo approccio ..
culturale consapevole e avanzato —- X
è anche uno strumento potente d’innovazione e di sviluppo eco-
nomico per l’intero Paese, a detta di יִor di economisti, sociologi
e politologi. La cruda realtà è invece che le donne occupate
sono poche e con la crisi continuano a diminuire. 45 mila in
meno in Italia nei primi 9 mesi del 2011. Secondo l’Istat 800.000
donne tra il 2008 e il 2009 sono state messe nelle condizioni di
dover lasciare il lavoro a seguito di una gravidanza e solo il
40,7% di esse ha ripreso I’attività lavorativa. Nello stesso pe-
riodo si registravano 5.000 dimissioni in bianco nella “civile”
Emilia-Romagna. Per essere chiari, qui parliamo di vera e propria
discriminazione, praticata in varie forme e modi, che può solo cre-
scere a causa delle difficoltà attuali se il Parlamento non si decide
a legiferare nella direzione giusta.
Quale sia la direzione celo dice anche la Banca d’Italia, secondo
cui un tasso di occupazione femminile nazionale del 60% pro-
durrebbe un incremento del Pil del 7%, rappresentando un fat-
tore di sviluppo a cui non è pensabile rinunciare. Quanto alle
lavoratrici emiliane sono il 60,7% contro il 76% di uomini, per—
cepiscono salari più bassi del 25% in media rispetto ai loro col-
leghi, sono più precarie (26,1% usufruisce del part time contro



costantemente superiore a
quello maschile e, nonostante
questo, i dirigenti, i lavoratori in
proprio e gli imprenditori sono
per oltre il 70% uomini, mentre
i lavoratori a domicilio sono nel
92,3% dei casi donne. In tutto
ciò pesa molto il lavoro domestico e di cura familiare: in Emilia-
Romagna ogni donna vi dedica oltre 23 ore in media alla setti—
mana, a fronte delle sole 6 ore 46’ degli uomini.

Passando alle ricette, una buona parte è contenuta nel “Patto
perla crescita intelligente, sostenibile e inclusivo” sottoscritto
dalla nostra Regione a fine 2011 con Enti locali, associazioni im-
prenditoriali e sindacati. In sintesi, deduzione IRAP per la sta-
bilizzazione, white list delle imprese virtuose, assegni di
servizio di carattere conciliativo (voucher per gli asili nido),
orientamento professionale a supporto delle donne che vo-
gliono rientrare nel mercato, criteri premiali per l’occupazione
femminile nei nuovi bandi per le imprese, percorso formativo
di genere nei programmi del consorzio Spinner. Altra importante
misura, il programma “Retravailler”, finanziato dalla nostra Re—
gione per facilitare il rientro di lavoratrici che abbiano usufruito
di congedo parentale 0 comunque con esigenze di concilia-
zione, valorizzando l’esperienza professionale pregressa. E an-
cora, aumento della deduzione di parte dei costi di giovani e
donne neo-assunte a tempo indeterminato e introduzione del-
l’agevolazione fiscale per il capitale proprio investito in im—
presa. A proposito di imprenditoria, vale la pena sottolineare
che l’ultimo rapporto nazionale di Unioncamere riscontra tra il
2009 e il 2010 perfomance delle imprese femminili nettamente
migliori di quelle “maschili”. In Emilia-Romagna le imprese “di
donne” sono circa 97mila, il 20,4% di quelle attive e sono cre-
sciute del 2,40% (pari ad un saldo di 2.276 unità) a fronte di
una crescita negativa (-0,49°/o) di quelle maschili che hanno
perso, nel2010,1.874 unità.

Una strategia incisiva a favore dell’occupazione femminile di qua-
lità è secondo noi la migliore prova di una politica che fa sintesi,
quella politica che serve qui ed ora per rilanciare il contributo
delle donne alla crescita economica e alla coesione sociale.
Siamo impegnate a realizzarla dal basso con un percorso denso
e partecipato che monitoreremo, e con una legge regionale che
nei prossimi mesi intervenga a sancire la parità dei diritti.

NON SI DECIDE


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