Numero 10 del 2012
Futura: Il domani che è tra noi / 2
Testi pagina 29
diAnna Pariani, vice presidente Gruppo PD
i si può chiedere: perché mettere mano a un settore
che vede la nostra Regione al primo posto in Italia?
Sono 1.223 in Emilia-Romagna i servizi educativi per
la prima infanzia, pubblici e privati, per un totale di
39.812 posti che coprono il 31,6% della popolazione di
bambini tra zero e tre anni. I nidi d’infanzia veri e propri of-
frono quasi 37.000 posti, i restanti 2.800 sono assicurati da
servizi integrativi e domiciliari. Il territorio provinciale con la
maggiore presenza di Nidi è quello di Bologna, dove sono ser-
viti il 38,4% dei bimbi. Un ultimo dato che ritengo signiï¬ca-
tivo entra nel regime di
questi servizi: è pubblico
il 63,2% dei Nidi, mentre
il 36,8% appartiene al
settore privato anche se
per il 22,7% convenzio-
nato con il pubblico. Ad
esempio sono tutti con-
venzionati con I Comuni
di appartenenza i 20 nidi
aziendali e interazienda-
li attivi oggi in regione, che consentono di estendere e met-
tere in valore la cultura già maturata nel sistema dei servizi
comunali e cooperativi, oltre che di garantire alle aziende la
continuità degli accessi e la sostenibilità economica.
Questa è la fotograï¬a aggiornata di un’offerta che copre di
fatto gran parte della domanda delle famiglie e mamme emi-
liano-romagnole rispetto ai servizi 0-3 anni, servizi fonda-
mentali per l’occupazione femminile, la conciliazione dei tem-
pi e la tenuta sociale. Potevamo forse accontentarci, ma non
è nostra abitudine farlo, a maggior ragione considerando la
fase difï¬cile e incerta che stiamo vivendo. L’impoverimento
del welfare a livello nazionale come europeo, i tagli pregressi
e quelli Imposti dall’attuale governo per superare l’emergenza
dei conti pubblici, ci impone di regolare sempre meglio il si-
stema dei servizi per renderlo sostenibile oggi e domani.
Ecco perché la Regione è intervenuta con la recente legge 6/2012,
che ruota attorno ad alcuni principi cardine: sicurezza e quali-
tà del servizio educativo offerto ai bambini e alle loro famiglie;
semplificazione dei requisiti strutturali e procedurali e maggiore
flessibilità di alcuni requisiti organizzativi; omogeneità dei ti-
toli di studio per accedere ai posti di educatore (ad oggi diploma
con indirizzo pedagogico o magistrale e, dal 2015, laurea spe-
ciï¬ca); uscita dei servizi do-
miciliari dalla sfera della
sperimentalità e una siste-
mazione delle tipologie nel
sistema integrato dei servi-
zi per la prima infanzia; pie-
na valorizzazione del ruolo
del coordinatore pedago-
gico.
Se la flessibilità e l’integra-
zione con il privato rappre-
sentano una necessità , la
normativa di attuazione prevede però una serie di norme comuni
pertutti i servizi e per le diverse tipologie, dai nidi d’infanzia (com-
prensivi di micronidi e sezioni primavera) ai servizi domiciliari (pic-
colo gruppo educativo ï¬no a 4 oppure 7 bambini), dai servizi in-
tegrativi (spazio-bambini e centro per bambini e genitori) ai ser-
vizi sperimentali (che devono essere sottoposti a una preven-
tiva valutazione da parte di un nucleo tecnico regionale).
Le novità più rilevanti riguardano i servizi domiciliari o piccoli
gruppi educativi, che potranno accogliere un massimo di 7 bam-
bini e che vengono integrati nel sistema regionale dei servizi at-
traverso la collaborazione con i coordinatori pedagogici, ma ob-
bedendo a requisiti più semplici riguardo a spazi e ambienti. I
servizi integrativi afï¬ancano i nidi e sono caratterizzati da una
possibilità di frequenza diversiï¬cata. Le norme aprono alle sper-
imentazioni di servizi per
l’infanzia, accogliendo
cosi le nuove richieste di
flessibilità delle famiglie e
dei territori. In questi casi,
le proposte devono pre-
vedere un progetto pe-
dagogico, che sarà sotto-
posto al vaglio del nu-
cleo regionale di valuta-
zione, e personale edu-
cativo in possesso del titolo di studio previsto dalla direttiva.
Tra le proposte alle famiglie, si prevede inï¬ne che i Comuni
predispongano albi di personale al quale possano ricorrere
le famiglie per organizzare in autonomia iniziative di concil-
iazione e l’organizzazione di servizi ricreativi che prevedano
una frequenza occasionale di bambini per un massimo di due
ore al giorno.
Insomma, aggiorniamo e qualiï¬chiamo ulteriormente un sistema
fondamentale per il nostro futuro, tenendo conto di un’evolu-
zione in atto che riguarda sia la politica nazionale che le esigenze
delle persone. Abbiamo scelto di farlo assieme e per il territo-
rio, cercando di coniugare qualità e sostenibilità , educazione
e conciliazione dei tempi, flessibilità e sempliï¬cazione.