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Numero 11 del 2012

Futura: Il domani che è tra noi / 3


Foto: Futura: Il domani che è tra noi / 3
PAGINA 17

Testi pagina 17

Possiamo azzardare un parallelo con quanto sta ac-
cadendo neIIa nostra società?

Nella cosiddetta società liquida di cui ci parla Bauman, dove
non esistono legami sociali forti, la totale anomia e mancanza
di significato nelle relazioni sono devastanti per la psicologia
degli uomini. Questo modello economico basato sullo scambio
casuale e anomico anziché sui beni relazionali ha dimostrato di
essere fallimentare. Questi ultimi, al contrario, sono quelli che
valorizzano le relazioni in quanto beni e sono caratterizzati da
forme stabili nel tempo, da reciprocità, e generano fiducia.

Esistono modelli alternativi percorribili, e strumenti
economici che valorizzano il capitale sociale?

Quando ho scoperto 10 anni fa uno strumento come i| Microcredito
che intrecciava relazione, reciprocità, scambio fra le persone,
come elementi portanti mi si è aperto il cuore, e ho capito che
il futuro passava da li. Dalla capacità di mettere insieme tutti
quegli ingredienti necessari alla salute sociale. Qualcuno sostiene
sia impossibile includere tutti gli abitanti del mondo nello stesso
livello dei cosiddetti ricchi: il pensiero di escludere chi non cor-
risponde al modello preciso richiesto è alla base della filosofia
che ha generato la rupe Tarpea o i forni crematori.



Anziché chiederci se e chi escludere, dovremmo ragionare al
contrario: siamo capaci di ottenere prestazioni da chi vorremmo
escludere? E poi perché e chi decide di escludere? I| welfare al
momento saccheggiato ed attaccato non ce la fa più, tocca
dunque a noi valorizzare tutte le risorse possibili, altrimenti iI
destino è quello di arrivare a decidere chi sopravvive o chi no.
Diamo per scontato invece che ciascuno ha un potenziale:

come fare affinché tutte queste risorse possano manifestarsi
ed esprimere il loro significato e la propria utilità per la società?
Questa è la sfida. Ci siamo abituati a vivere in un mondo in cui
passiamo per strada davanti ad una persona che vive sdraiata
nel suo sacco a pelo, quale abitazione, senza provare l’ombra
dell'imbarazzo. Semplicemente non lo vediamo nemmeno. Sto
parlando di una disfunzione emotiva ed affettiva, I'alessitimia
che in questo caso è sociale. Gli ultimi studi del Prof. Rizzolatti
a Parma indicano al contrario la totale necessità degli esseri
umani di stare in contatto strettissimo tra loro.

Del resto la democrazia altro non è che una comunità
di destini, un riconoscersi nell'altro...

Certo, ma la scarsità rischia di configurare l'altro come un
nemico che mi porta via quel poco che c'è. La psiche e la mente
si formano nella famiglia, è lì che si raccolgono gli elementi di
oikos nomicità che vengono trasmessi dal macro al micro, ela-
borando i contenuti relazionali impliciti ed espliciti su cui si
baserà l’individuo quando sarà più grande ed avrà un'autonomia
di giudizio e di azione interno. L'economia si apprende in
famiglia, attraverso le sue relazioni che rispecchiano il sistema
culturale di appartenenza. All’interno di questo schema collocherà
la sua rappresentazione mentale dell'Altro come colui con cui
può costruire qualcosa o come colui che lo espropria delle sue
risorse. Dunque se vivo in un mondo di progettualità, possibilità,
creatività, e potenzialità, I’Altro è l’amico con cui posso
viceversa se il mondo mi si presenta come scarso, l'AItro è un
mio nemico.

II concetto è alla base del conflitto sociale. Possiamo
risolverlo?

Se ci riferiamo alla “teoria dei giochi” come metafora del vivere
sociale, ci rendiamo conto di come il conflitto necessario e di
base può essere risolto se il sistema economico configura l’altro
come quello con cui posso vincere, e dunque avrò una soluzione
“winwin” del conflitto. Se il sistema mi configura invece il
nemico, avrò una soluzione “Iosewin,” perché quell'oggetto Io
ottieni tu o io, facciamo guerra”|ose|ose", perdiamo entrambi.
La soluzione è quella dove entrambi vinciamo perché ci facciamo
carico reciprocamente l’uno dell'altro. I| tutto all’interno di
soluzioni nuove che tengano conto che tutti hanno bisogno di
vivere insieme e strettamente in relazione. Queste le premesse
alla base dell'Associazione WIN WIN che ho creato quest'anno.

È tutto da inventare dunque. Qualcuno sostiene sia
impossibile...

Ma chi l'ha detto? Vogliamo provare? Rivedere i concetti para-
digmatici sui quali ci siamo incardinati fin qui. Del resto la
ricerca e la conoscenza si basa sulla sfida all'impossibilità.

Lo stesso Microcredito indica una strada che mette in discussione



SHJOJ



noidonne | novembre—dicembre | 2012 G
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