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Numero 11 del 2012

Futura: Il domani che è tra noi / 3


Foto: Futura: Il domani che è tra noi / 3
PAGINA 38

Testi pagina 38

PAESTUM, 36 ANNI DOPO

IL FEMMINISMO
ALLA PROVA
DEI TEMPI

di Ingrid Colanicchia



IL 6 E 7 OTTOBRE L'APPUNTAMENTO
HA EVIDENZIATO DIFFERENZE
GENERAZIONALI.

G A PARTIRE DALLA PRETESA
ESISTENZA DI UNA ‘ORTODOSSIA
E FEMMINISTA'






















possibile guardare alla crisi che stiamo vivendo
— che è crisi politica, economica, culturale — con
uno sguardo diverso che assuma la forza e la
consapevolezza del femminismo come ele-
mento trasformativo? Convinte di sì e che que—
sta operazione sia quanto mai necessaria,
alcune voci del femminismo storico italiano hanno in-
vitato a una due giorni di riflessione e dibattito svoltasi
il 6 e 7 ottobre scorso a Paestum (dove nel 1976 ebbe
luogo l’ultimo convegno del movimento delle donne)
a partire dal titolo “Primum vivere anche nella crisi”.
“Davanti alla sfida della libertà femminile - si legge
nella lettera di convocazione - la politica ufficiale e
quella dei movimenti rispondono cercando di fare
posto alle donne, un po’ di posto alle loro condizioni
che sono sempre meno libere e meno significative. No.
Tante cose sono cambiate ma le istanze radicali del
femminismo sono vive e vegete. E sono da rimettere in
gioco, soprattutto oggi, di fronte agli effetti di una crisi
che sembra non avere una via d’uscita e a una politica
sempre più subalterna all’economia”. E se in 800
hanno risposto all’appello significa che almeno una
cosa è certa: Paestum ha colto un bisogno.
Lavoro e cura, auto-rappresentazione e rappresen-
tanza, sessualità e potere i nodi proposti nel docu-

noidonne I novembre-dicembre I 2012

mento dalle promotrici (tra cui figurano, tra le altre,
Maria Luisa Boccia, Lia Cigarini, Elettra Deiana, Lea
Melandri, Biancamaria Pomeranzi). Terni che però non
hanno orientato il dibattito quanto avrebbero potuto e
forse dovuto. L’assenza di interventi introduttivi strut-
turati (fatta eccezione per il saluto dell’associazione
Artemide, all’origine dell’iniziativa, e per il breve in—
tervento di apertura di Lea Melandri), se apprezzabile
dal punto di vista dell’orizzontalità ha però fatto sì che
la discussione risultasse confusa e che si polarizzasse,
senza però scendere in profondità, intorno solo a due
dei nodi proposti nella lettera-invito, evidentemente i
più sentiti: la rappresentanza e il lavoro, o più preci—
samente il precariato, posto al centro del dibattito so-
prattutto dalle donne della nuova generazione.

Ma mentre la questione della rappresentanza (quanto
meno nelle due assemblee plenarie di sabato e domenica
mattina; più difficile dire come siano andate le cose in
tutti e 10 i gruppi di lavoro che si sono riuniti separata-
mente nel pomeriggio del sabato) è stata spesso ridotta
a una presa di posizione sul “50 e 50” (senza parlare in-

PAESTUN PRINUN VIVERE

ANCHE NELLA CRISI:
LA RIVOLUZIONE NECESSARIA. ©

LA SFIDA FENNINISTA {Lu’
NEL CUORE DELLA POLITICA!

2012

INCONTRO
NAZIONALE



vece della morte stessa della rappresentanza, come ha
sottolineato Elettra Deiana in un commento apparso l’11
ottobre sul sito dedicato all’iniziativa) più articolata è
stata la discussione sul precariato, assunto, almeno da
una parte delle convenute, non come mera condizione
ma come sguardo con cui guardare al mondo e persino
come risorsa: per “liberare le nostre identità dall’oppo-
sizione lavoro e non lavoro”, come è stato detto da più
di una. Le stesse che hanno individuato nel reddito di
cittadinanza (o di esistenza), l’alternativa a questo ricatto
di fare di noi stesse una risorsa umana. Reddito inteso
come “opportunità di scardinare e destrutturare il si-
stema produttivo attuale e di ridisegnare un nuovo im-
maginario collettivo in cui le nostre esistenze non siano
subordinate al lavoro”, ha detto Angela Ammirati del-
l’associazione DaSud. Reddito come strumento di auto-
determinazione, reddito come “pratica femminista”
anche se riguarda tutte e tutti.

Benché riecheggiata più volte, la questione del reddito
non sembra essere stata accolta dalla maggioranza delle
partecipanti, ma forse, per questo, sarebbe stata neces-
saria una discussione preliminare sul suo significato più
profondo. Alcune (mi riferisco in particolar modo a
quanto emerso nel gruppo di lavoro numero 9, al quale
ho partecipato) hanno parlato della possibilità di fare del


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