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Numero 11 del 2012

Futura: Il domani che è tra noi / 3


Foto: Futura: Il domani che è tra noi / 3
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Testi pagina 31

H

perti da uomini. Dunque, benché prima della crisi, nel set—
tore privato, la manodopera femminile fosse rappresenta-
ta al 53 %, con il rilancio economico le donne avevano co-
stituito solo un terzo di coloro che erano riusciti a entrare
di nuovo nel mercato del lavoro.

La tendenza alla discriminazione di genere sul mercato del
lavoro si era manifestata soprattutto nel settore pubblico.
Dopo aver retto la contrazione economica in confronto ai
posti di lavoro persi nel settore privato, in quello pubbli-
co l’occupazione femminile non aveva registrato alcuna
espansione in fase di ripresa economica. Anzi vi era stata una
perdita di posti di lavoro nelle amministrazioni dei singo-
li Stati e a livello municipale. Due terzi del calo dell’occu—
pazione nel settore pubblico era da attribuire ai posti di la-
voro persi dalle donne, soprattutto nelle scuole e in enti arn-
ministrati a livello locale. I dati del dipartimento del Lavoro
e quelli di uno studio condotto dal PeW Research Center
evidenziano che appena superata la crisi l’80% dei 2,6 mi-
lioni di posti di lavoro creati erano stati coperti da uomini.
Costoro trovavano con più facilità un lavoro, mentre le don-
ne tendevano a perderlo. E ciò, nonostante il tasso di di-
soccupazione maschile fosse
di 1 punto percentuale supe-
riore a quello femminile, e che
il 56% dei disoccupati fossero
uomini. Il motivo era che nel-
le manifatture, epicentro della
debole crescita americana, gli
uomini costituivano la mag-
gioranza, mentre le donne pre-
valevano nel settore pubblico
che continuava ad essere quel-
lo più colpito dai tagli.

A condizionare negativamente il lavoro femminile era sta—
ta anche la trasformazione nel ramo del commercio al det-
taglio dove dal dicembre 2009 gli uomini avevano occupato
nuovi posti di lavoro mentre le donne li avevano persi, pro—
ducendo nel tempo un’inversione nell’equilibrio di gene-
re: rispetto al tradizionale dominio delle donne in impieghi
come commessi o camerieri, oggi dei 14,75 milioni di la—
voratori occupati nel commercio al minuto il 51% è com-
posto da uomini. Non migliore era la situazione nella sanità
pubblica, dove fino al 2009 gli uomini erano solo il 23 % del
totale dei dipendenti, pur avendo ottenuto negli ultimi tre
anni il 39% dei nuovi posti di lavoro. La forza lavoro ma-
schile tendeva ad imporsi in settori diversi della produzio-
ne: dai servizi finanziari alle banche, dall’immobiliare al-
l’istruzione e tempo libero, sebbene fossero ancora mercati
a preminente manodopera femminile.

Nel 2009 il governo federale aveva devoluto ai singoli Sta-
ti quasi 860 miliardi di sgravi fiscali come parte del pacchetto

Alcuni studi
evidenziano che
l’80% dei posti di
lavoro creati dopo
1a crisi sono stati
coperti da uomini,
mentre le donne
continuano a
perderlo H

di stimoli (Recovery and Rein vestment Act) varato affinché
i governi locali evitassero di ridurre i posti di lavoro. Eppure,
i tagli nel comparto pubblico non erano diminuiti. Gli in-
segnanti erano stati i più colpiti: i governatori avevano ta—
gliato le spese per l’istruzione pubblica a partire dal 1° lu-
glio 2011 (inizio dell’anno fiscale per la maggior parte de-
gli Stati americani).

I governi municipali, di fronte alla cronica carenza di en-
trate יִscali locali e di fondi trasferiti dallo Stato, erano sta-
ti costretti a diminuire servizi e posti di lavoro. Dal 2009,
l’80% dei nuovi posti di lavoro era andato agli uomini, com-
plici anche i tagli nel settore pubblico.

Negli ultimi anni il mercato del lavoro americano aveva se—
gnato un’inversione potenziale di tendenza. I lavori che fino
a ieri erano deיִniti “pink-collar”, quali l’insegnamento nel-
le scuole dell’infanzia o i lavori di segreteria, stavano sem-
pre più trasformandosi in occupazioni “attraenti” anche
per il mondo maschile. In più, nel quadro di una lenta ri-
presa economica, le donne continuavano a non ricevere un
trattamento equo rispetto ai colleghi maschi. Ancora
oggi percepiscono il 77% per ogni dollaro guadagnato da
un uomo, pur rappresentando oltre il 50% della forza la-
voro totale e la maggioranza degli studenti universitari.
Questi dati non sono certo confortanti. Ciò nondimeno, una
nota giornalista statunitense, Hanna Rosin, è certa che pro-
prio in questi ultimi anni sia accaduta in America la più gran-
de svolta in 200mila anni di storia dell’umanità: “La fine de-
gli uomini ( e l ’ascesa delle donne)”, che è anche il titolo di
un suo libro appena uscito. Secondo la giornalista, le don-
ne dovendosi continuamente adattare alle situazioni più va-
rie, cercando di conciliare più cose insieme, lavorando mol—
te ore senza interruzione, utilizzando, infine, talenti dutti-
li (“intelligenza sociale, empatia, capacità di pensare diciotto
cose in una volta, concentrazione in condizioni disagiate e
sonnellini in ascensore”), sono riuscite a trasformare la cri-
si economica a loro sfavorevole in un’opportunità. In più,
le donne sono ora disposte a lasciare uomini—parassiti (in—
capaci di contribuire al bilancio familiare), preferendo ar-
rangiarsi da sole e non soccorrere più mariti e amanti in pre-
da a depressioni esistenziali e professionali. A sostegno del-
la sua tesi, Rosin mostra dei dati: il 60% dei laureati e il
51 % della forza lavoro è femminile, il 23% delle mogli gua-
dagna più dei mariti, la metà dei quadri è donna, le ragazze
metropolitane guadagnano più dei loro coetanei “Nel mon-
do le donne dominano gli atenei e le scuole professionali
in ogni continente tranne l’Africa. Negli Usa, per due uo-
mini che otterranno il Bachelor ofArts quest’anno, le don-
ne saranno tre. Delle quindici categorie professionali che
cresceranno di più negli Stati Uniti nel prossimo decennio,
dodici impiegano in prevalenza donne”. La rivoluzione, se-
condo Hanna Rosin, è, dunque, già in corso. I

noidonne | novembre—dicembre | 2012 Z9


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