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Numero 6 del 2010

Spot! Pubblicità & dignità


Foto: Spot! Pubblicità & dignità
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Testi pagina 9

possiamo registrare due primi successi:
la presentazione di liste con una signifi-
cativa presenza femminile, la nomina a
capogruppo della democratica più vo-
tata della Liguria, Raffaella Paita. E' il
segno di un cambiamento in corso, an-
che se ancora troppo lento". Sulla len-
tezza non si può non concordare, così
come sulla necessità di rinnovare la
classe politica sia come età che - so-
prattutto - come metodi e stile. Una del-
le ragioni che spiegano le poche elette è
la preferenza unica, che penalizza le
donne poiché sono meno capaci degli
uomini a ragionare in termini di corda-
te o blocchi di potere. Ma le norme ba-
stano a spiegare esclusioni a volte cla-
morose? "La regola della preferenza uni-
ca non ha certo aiutato, ma è indubbio
che il nostro partito doveva e deve sce-
gliere di investire con maggiore determi-
nazione sulle donne - osserva Alessan-
dro Mazzoli, segretario del PD del Lazio
-. La parità di genere deve tramutarsi in
ruoli e competenze effettive, e su questo
tema dobbiamo fare diversi passi avan-
ti". Sì, parecchi, considerato che il cen-
trosinistra ha perso il Lazio e che il PD
ha eletto 15 consiglieri regionali e nes-
suna donna. C'è qualcosa che non fun-
ziona nelle premesse se, ad esempio,
sempre nel Lazio non è stata neppure
candidata una donna come Luisa Lau-
relli, consigliera che nella passata legis-
latura ha svolto un proficuo lavoro co-
me Presidente della Commissione Sicu-
rezza e lotta alle Mafie. Il punto è che la
scarsa presenza di donne in politica è la
spia di un malessere più profondo che
riguarda il tessuto democratico e che
Daniela Valentini, valida assessora
uscente nel Lazio e prima dei non eletti,
ben sintetizza: "Io credo che le compe-
tenze femminili esistano sia nella socie-
tà che nei partiti, ma che come donne
non ci si investe per sottostare a giochi
di corrente o di potere che portano sem-
pre più l'elettorato a ritirarsi. Basta
guardare i dati dell'astensionismo delle
elezioni degli ultimi anni. Ma se si chie-
de alle donne, oltre che di dimostrare
sempre qualcosa in più degli uomini,
anche di sottostare a regole d'apparato,
tutte anche quelle che cercano di farlo
saranno sempre penalizzate, perché la
battaglia per una effettiva e reale parità
o la si fa tutte insieme o si perde".
La storia siamo anche noi donne
noidonne giugno 2010 9
sempre meno nelle assemblee elettive,
le donne sono sempre più invisibili nella scena politica
"Il 1946, le donne, la Repubblica"(Donzelli
Editore) è l'ultimo libro di Patrizia Gabrielli,
docente di Storia Contemporanea e Storia
di Genere all'Università di Siena-Arezzo.
Mi permetto di suggerirne la piacevole let-
tura che ci consente di conoscere meglio il
ruolo delle donne per la conquista del
diritto di voto.
Simpatica è l'apertura del volume che inizia
con la canzone di Paolo Conte: "oggi la
benzina è rincarata è l'estate del quaranta-
sei un litro vale un chilo d'insalata ma chi
rinuncia. A piedi chi va? L'auto: che como-
dità! Sulla Topolino amaranto si sta ch'è un
incanto nel quarantasei…."
Il secondo capitolo riguarda gli antefatti.
La Repubblica italiana viene sancita sul
piano politico dal referendum istituzionale del 2 giugno ma la professores-
sa Gabrielli ci ricorda che quel risultato è merito del lavoro svolto dalle
donne ed in particolare dai movimenti femminili. Inevitabile diventa il rife-
rimento alla guerra e alla Resistenza: interessante l'excursus storico che
mette in luce sia la capacità delle donne di unirsi nonostante le diverse
ideologie, sia le divisioni profonde sul ruolo che esse dovrebbero svolgere
nella società. Per quanto attiene l'unità delle donne il libro sottolinea il
valore del comitato pro voto e le resistenze al voto alle donne sia in area
liberale che in area democratica e di sinistra. Ho trovato bellissima la cita-
zione di Maria Federici dirigente delle donne democristiane che voglio ripor-
tare alla vostra attenzione: "quando nei prossimi anni sarà entrato nel nove-
ro delle cose normali e pacifiche l'esercizio del voto femminile, ripensando
alla fatica che si è fatta per stimolare ed orientare favorevolmente sulla que-
stione uomini di governo, opinione pubblica e attenzione femminile e
maschile, ci verrà da ridere".
Nel terzo capitolo del libro viene messo in evidenza il lavoro svolto dai par-
titi e dai movimenti femminili, in particolare dell'UDI e del CIF per portare
le donne al voto. Merita sottolineare la tesi di entrambe le associazioni fem-
minili: "il voto come mezzo attraverso il quale, ancor prima che contare il
proprio grado di consenso, costruire un nuovo costume politico".
Nel quarto capitolo mentre si sottolinea il valore dato dalle donne al voto -
ben l'89,2% delle aventi diritto si recò alle urne - si mette in evidenza lo
scarso numero delle elette all'assemblea costituente. Le donne elette sono
21 (ben 14 laureate) su un totale di 556 eletti. In lista vi erano ben 226
donne. Il 4 agosto 1946 'La Domenica del Corriere' dedicava alle Costituenti
un servizio con tanto di fotografie e sintetici profili biografici.
A conclusione di questa presentazione desidero riportare le ultime quattro
righe del libro che condivido totalmente: "La Repubblica ha faticato a rico-
noscere alle donne la possibilità di rappresentarla, ha marginalizzato la loro
presenza nei luoghi decisionali della politica, nelle istituzioni, nelle direzio-
ni dei partiti, soggetto dominanti lo scenario politico, facendo così della
democrazia italiana una democrazia incompiuta".
Isa Ferraguti


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