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Numero 6 del 2010

Spot! Pubblicità & dignità


Foto: Spot! Pubblicità & dignità
PAGINA 18

Testi pagina 18

Manuela Tomei dirige il Dipartimen-to per il Lavoro, Settore protezione
sociale, presso l'ILO (International La-
bour Office). Laureata in Scienze Politi-
che Cum Laude all'Università di Torino
e in Lingua e Letteratura spagnola a Pa-
nama, è consulente ed esperta di lavoro.
Tra i suoi incarichi quello di Senior Spe-
cialist sulla Discriminazione.
Cosa emerge dalle consultazioni av-
viate dall'ILO con gli Stati Membri
per definire un quadro normativo in-
ternazionale sul lavoro domestico?
La maggioranza dei governi è favore-
vole sia all'ipotesi di una convenzione,
vincolante per lo stato che lo ratifica,
sia a quella di una raccomandazione,
che possa fungere da orientamento e gui-
da su come raggiungere i risultati indi-
cati. Ne emerge un sentire comune e ge-
neralizzato sulla necessità di eliminare
le disparità che esistono tra lavoratori
domestici e altri lavoratori in materia di
condizioni di lavoro, sicurezza sociale,
sicurezza e salute nel posto di lavoro.
Il lavoro domestico è in fase di
espansione?
Sì, in tutti i paesi del mondo; non è
un fenomeno circoscritto ai paesi indu-
strializzati, ma è un fenomeno globale.
Parliamo di milioni di lavoratori e
lavoratrici, persone che a causa della
loro invisibilità non sono protette dalla
legge, nonostante il loro contributo so-
ciale ed economico. Sono vulnerabili ad
abusi di diverso tipo. Dal punto di vista
giuridico e legale, non sono riconosciuti
lavoratori a tutti gli effetti ed è in atto
un trattamento differenziato e discrimi-
natorio nei loro confronti. Stabilire e
identificare principi, misure, incentivi,
politiche per far emergere il lavoro do-
mestico contribuirebbe anche alla lotta
contro il lavoro nero.
A cosa è dovuto l'aumento della ri-
chiesta di servizi domestici?
Ci sono molti fattori concomitanti:
cambiamenti demografici, invecchia-
mento della popolazione, quindi mag-
gior carico per le famiglie. È in atto un
processo di erosione dello stato di be-
nessere (carenza o assenza di servizi o
strutture di carattere sociale e di assi-
stenza, asili, Tech Centres). Poi c'è il fe-
nomeno universale delle donne, mag-
giormente occupate, che continuano a
rimanere nel mercato del lavoro retri-
buito anche dopo la nascita dei figli; la
stagnazione del potere d'acquisto dei
salari; c'è sempre più bisogno di un sti-
pendio in più per sbarcare il lunario. Un
altro elemento è quello della femminiliz-
zazione dell'emigrazione in cerca di la-
voro. Si tratta in maggioranza di donne,
e l'occupazione nei paesi di accoglienza
è essenzialmente nei servizi, in partico-
lare quello di cura.
9 su 10 colf o badanti, in Italia, so-
no donne. Sebbene i lavori domestici
di per sé non siano 'maschili' né 'fem-
minili', sembra che la maggioranza
degli uomini non ci pensi affatto a
fare la sua parte…
Nella definizione di lavoro domesti-
co rientrano anche occupazioni eseguite
prevalentemente da uomini: autisti,
giardinieri, maggiordomi, guardie del
corpo, guardiani… attività "maschili".
Se compariamo i salari e le condizioni
di lavoro rispetto a chi fa la cuoca o la
donna delle pulizie, il trattamento è
sempre superiore. Il lavoro di cura o di
pulizie fatto dalle donne è percepito co-
me storicamente senza valore nè remu-
nerazione, quindi si pensa che non ri-
chieda conoscenze e competenze, che
chiunque sia in grado di farlo, come se
le donne avessero scritto nel dna di
rammendare, cucinare, occuparsi dei
bambini. Invece, come in tutti i mestie-
ri, sono competenze che nascono con l'e-
sperienza.
Come si potrebbero definire le com-
petenze del lavoro domestico?
Mi sono sentita ripetere in più occa-
sioni che la lavoratrice domestica "non
è una lavoratrice, fa parte della fami-
glia". È una frase retorica con implica-
zioni molto precise. Siccome ci sono vin-
coli affettivi, la tratto meglio di un la-
voratore e in qualche modo il diritto
non interviene, perche va aldilà, diluen-
done però il valore socioeconomico. Ri-
conoscere il lavoro domestico come tale,
quindi avente un diritto uguale agli al-
tri, ha una portata molto importante a
livello concreto e a livello di immagina-
rio collettivo.
Il lavoro domestico è multitasking,
La rivoluzione del lavoro domestico
Elena Ribet
Intervista a Manuela Tomei
giugno 2010 noidonne18
"Anche per le nostre associazioni, Adusbef e Federconsumatori, la pasta è un ali-
mento non solo caratteristico del nostro Paese ma anche un consumo fondamentale
per le famiglie italiane soprattutto in periodi di crisi come questo." - dichiarano Elio
Lannutti presidente di Adusbef e Rosario Trefiletti presidente di Federconsumatori -
"Ecco perché riteniamo che debba cessare quello che consideriamo un vero e proprio
scandalo e cioè un prezzo elevato di questo prodotto anche quando il costo della
materia prima, il grano, è passato da 0.48 euro al kilo, con una caduta verticale, a
0.15-0.17 euro al kilo. Non comprendiamo perché a fronte di queste diminuzioni di
circa il 70%, non vi siano corrispondenti diminuzioni del prezzo della pasta che com-
porta un costo maggiore per tutte le famiglie italiane. A causa dei fortissimi rincari
registrati dal 2008 vogliamo ricordare che, per questo fondamentale prodotto, una
famiglia media che consuma un kilo di pasta al giorno ha dovuto sostenere, solo nel
2009, una spesa di 146 euro annui. Nel 2010, il rischio è che questo maggior esbor-
so di 146 euro si confermi, limitando il potere d'acquisto degli italiani. Bisogna inter-
venire per riequilibrare tutti i costi di filiera, affinché si giunga a una riduzione più
marcata del prezzo della pasta". Viola Conti
Cara la mia pasta!


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