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Numero 6 del 2010

Spot! Pubblicità & dignità


Foto: Spot! Pubblicità & dignità
PAGINA 45

Testi pagina 45

La lettura dei racconti si alterna alla
musica, per far emergere il male di vive-
re ma anche l'intelligenza, la sensibilità,
il coraggio, la forza di scegliere.
Solo quando la paura è passata sap-
piamo cosa resta di noi. Ogni bambina
e bambino porta con sé il seme che po-
trà un domani trasformarsi in salvezza
o danno per l'universo.
Perché hai scelto la Cavani per il dibat-
tito e cos'è per te la "tutela" dell'altro?
Ho ritenuto molto importante lascia-
re spazio ad un breve dibattito sul valo-
re dell'amore e della tutela, un tema cer-
tamente molto vasto. Ho chiesto a Lilia-
na Cavani, la cui arte non ha mai ri-
nunciato a confrontarsi profondamente
sul bene e sul male, di intervenire su
questi temi. Credo che farebbe davvero
bene insegnare a tutti cosa vuol dire la
cura, la tutela dell'altro e non solo nel
mondo femminile. Bisogna cercare sem-
pre di accendersi ed andare fuori dalle
nostre certezze, bisogna stare sul limi-
nare delle cose perché le certezze non
producono nulla mentre le incertezze
producono molto.
noidonne giugno 2010 45
Maria Inversi e Liliana Cavani impegnate al Palladium
contro la violenza sui bambini
Se è vero che il film "Agora", del regista cileno Alejandro
Amenábar (acclamato autore di "The Others" e "Mare Den-
tro") ha il grande pregio, per nulla scontato, di scegliere una
protagonista femminile per un kolossal storico da 50 milio-
ni di euro e di far conoscere ad un vasto pubblico la straor-
dinaria figura ed il tragico destino d'Ipazia di Alessandria
d'Egitto, scienziata e filosofa vissuta nel IV sec.d.C., pure si
tratta di un'opera non del tutto riuscita, eccessivamente
schematica e didascalica, con un taglio meno originale di
quanto ci si potesse legittimamente attendere. Infatti le pre-
messe per un film più vicino ai pre-
cedenti, misteriosi e raffinati, c'era-
no tutte: la storia, il regista, il cast,
le idee. Ciononostante, per i suoi
messaggi attuali e politicamente
corretti il film è comunque da ve-
dere; Ipazia incarna la tolleranza e
la forza della ragione contro il pre-
giudizio ed il fanatismo, l'irrepren-
sibilità e l'autorevolezza dell'etica
contro il bieco compromesso, le
difficoltà incontrate dalle donne
nell'ottenere pari opportunità e riconoscimenti in ogni epo-
ca. "Volevo fare un film su un periodo di circa 2000 anni -
racconta Amenábar - evidenziando il mio amore per la
scienza e l'astronomia, poi mi sono imbattuto nella storia
di Ipazia ed ho deciso di raccontarla, mettendola in rela-
zione con gli avvenimenti e le lotte religiose e sociali del
tempo". Fra le donne celebri della storia, spesso dimentica-
te o volutamente omesse, Ipazia è considerata certamente
una delle più importanti: filosofa e matematica, seguace
della scuola neoplatonica, la studiosa era figlia di Teone, il
rettore dell'Università di Alessandria, che le trasmise l'amo-
re per la scienza e per i classici greci. Significativa la scena
del film in cui Ipazia, durante l'incendio della famosa Bi-
blioteca di Alessandria ad opera di fanatici religiosi, è co-
stretta con febbricitante disperazione a scegliere quali testi
salvare dalle fiamme. Per un lungo periodo Ipazia fu un per-
sonaggio di spicco della scena culturale alessandrina ed
una delle pochissime donne cui venne attribuita la facoltà
di insegnare astronomia e filosofia ai giovani; ma la sua li-
bertà intellettuale ed il rifiuto profondamente laico di abiu-
rare alle sue idee scientifiche in favore di una religione del-
la quale vedeva solo il lato violento, le costarono la vita e
l'appartenenza al genere femminile non contribuì certo a
salvarla. Ipazia fu braccata ed uccisa dai suoi detrattori,
primo fra tutti il fondamentalista Cirillo (oggi santo) il qua-
le, dopo l'Editto di Teodosio, iniziò a perseguitare ogni cul-
tore e seguace di scienze considerate pagane. Sembra che la
Chiesa non abbia avuto reazioni entusiastiche all'uscita del
film, benché il regista abbia reso noto di non voler attacca-
re i cristiani (nel film la setta dei 'parabolani' è descritta co-
me un gruppo di pericolosi fanati-
ci) ma anzi di difendere quei prin-
cipi di pietà e compassione, per i
quali la figura di Ipazia può essere
avvicinata a quella del Cristo.
"Agora è la storia di una donna, di
una città, di una civiltà, di un pia-
neta - continua il regista - un luo-
go dove vorremmo tutti vivere in-
sieme. Giocando a cambiare la
prospettiva, abbiamo cercato di
guardare gli esseri umani come fos-
sero formiche e la Terra come una piccola sfera fra tante
stelle". Nel ruolo della spirituale scienziata Ipazia, liberale
con gli schiavi e devota agli astri ed ai suoi studi fino al
martirio, c'è una convincente Rachel Weisz, appena troppo
vicina all'eroica perfezione. "Le donne sono spesso state dis-
criminate dalle religioni e giudicate diaboliche - conclude il
regista - la condizione di Ipazia, una creatura affascinante
che rinunciò a vivere la propria femminilità in nome del sa-
pere, era eccezionale perfino per l'evoluta civiltà ellenistica.
Sembra infatti che non amò nessun uomo, considerandosi
sposata con 'il cielo'. Ho discusso a lungo di questo con Ra-
chel e ci siamo chiesti se non fosse più accattivante per lo
spettatore introdurre una storia d'amore nel film, ma ab-
biamo deciso di rimanere fedeli alle notizie storiche sul per-
sonaggio, rendendo così Ipazia una figura ancor più rivo-
luzionaria". Seppure amò qualcuno, è certo che Ipazia deci-
se di rimanere libera da vincoli per insegnare e studiare: fra
i suoi spasimanti senza speranza l'allievo prediletto, Davo,
interpretato dall'attore Max Minghella, un melenso esempio
di macho alessandrino. (E.C.)
“Agora”: filosofia e ragione in Ipazia contro ogni fanatismo
L'ultimo film di Amenábar dedicato alla grande studiosa del IV sec.d.C.


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