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Numero 7 del 2011

Andamento lento


Foto: Andamento lento
PAGINA 5

Testi pagina 5

DEL MESE

di Cecilla Dalla Negra

(C iacere, sono Ipek”, che come
Pbiglietto da visita potrebbe
anche bastare. Quello vero,

piccolo e squadrato, lascia intendere già
dalla grafica che il personaggio è com-
plesso, e ci sarà da scavare. Sullo sfondo
di un cielo conturbante si stagliano, ac—
canto, i minareti di Istanbul e il Fer—
nsehturm di Berlino, la basilica di Santa
Sofia e l’angelo di Alexanderplatz. Un mix
di immagini e culture, suoni e colori, che
sono punto di arrivo e di inizio insieme per
conoscere e comprendere il sound, ma an-
che l’anima, di una dj che ha spiazzato il
panorama musicale internazionale grazie
all’immediatezza della propria comples-
sità. Ipek Ipekcio lu, 38 anni, originaria
dell’Anatolia ma nata e cresciuta a Berli—
no, è una musicista lesbica, femminista, at—
tivista radicale, tedesca ma turca, immi-
grata di seconda generazione, musulma-
na. E una donna, “almeno biologica—
mente”, ti dice sorridendo. Ha rivolu-
zionato il panorama della fusion interna-
zionale, imponendosi all’attenzione del-
la critica per il suo stile assolutamente in-
novativo, che unisce le sonorità tipiche del
Bosforo all’elettronica, il pop turco ai suo-
ni tradizionali curdi, in una lunga linea
musicale che parte dall’underground di
Berlino per arrivare fino all’estremo orien—
te. È I’Eklektik Berlinistan, come lei stes-
sa ha battezzato il suo genere, indefinibile
e potente proprio perché capace di ar-
monizzare suoni, culture e identità tanto
diverse tra loro, per un risultato finale
spiazzante e coinvolgente. Molto ap-
prezzato dalla critica, il suo primo lavo-
ro - Beyond stanbu] — Underground
Grooves ofTurkey - è stato scoperto e pre-
miato in Germania, facendo poi il giro del
mondo. Quando la incontriamo, in oc—
casione della festa per i 20 anni della Ong

Ipek

“Un Ponte per. . .”, Ipek sta fumando una
sigaretta su un prato e si sistema il truc»
co prima della performance che chiude-
rà la serata. A sorprendere è la sua sim—
patia immediata, una spontaneità fresca
e rilassata che lascia intravedere, con
uno sguardo, la complessità dei suoi
mondi interiori.

Di di professione, femminista, lesbica, te-
desca ma immigrata turca di seconda ge-
nerazione, musulmana. Come riesci a
conciliare tutti questi aspetti?

Cercando di essere semplicemente “Ipe ”
Appena qualche anno fa, se
mi avessero chiesto di defi-
nirmi, avrei elencato una lun—
ga serie di categorie finendo
per dimenticare me stessa.
Oggi credo che dire solo
“Ipek” riassuma in sé le tan-
te sfaccettature del mio esse—
re. È il paradosso imposto
dalla società, che ha biso-
gno di darti una definizione
chiara quando ti percepisce
come altro da sé: così inizi a
domandarti chi sei, a cercare
etichette che possano essere
esaustive. Diventando la don-
na che sono ho sentito di es-
sere straniera sia rispetto alla
società tedesca che alla co-
munità turca in cui sono cre—
sciuta, così come dalla cultura
eterosessuale dominante in
entrambe. Ho fatto un lungo
percorso che mi ha portato a
compiere quello che chiamo
i] grande coming out, e che
mi ha reso la persona che
sono oggi. Semplicemente
“Ipek”, figlia di molte cultu-
re, attraversata da diverse tradizioni, in
qualche modo un prodotto di questo mon-
do globalizzato. Mi piace pensare che sia
un modello da esportare per uscire dalla
gabbia esotica delle etichette necessarie.

Con la tua arte hai scelto di unire gene-
ri infinitamente distanti. Che significato
ha per te?

La mia musica rispecchia esattamente la per—

sona che sono. È influenzata dai tanti pa-
trimoni culturali che mi porto dentro, che
ho ereditato dalla mia famiglia e che ho ac-
quisito vivendo. Non ho voluto fermarmi
né limitanni ad un solo genere perché la mia
identità è influenzata da numerosi back—
ground distanti tra loro, che tento di ar-
monizzare in un sound che è anche narra-
zione della mia vita. Combinando influen-
ze diverse mostro la mia identità comples-
sa e cerco di raggiungere tante comunità:
da quella araba a quella nord europea, at-
traversando il mondo lesbico e lgbt in modo
trasversale tra generazioni.



C’è un messaggio in particolare che cerchi
di veicolare attraverso le tue performance?
Uno solo: il valore della differenza. Con
la mia musica ed il mio modo di essere cer-
co di esprimere il concetto che le diver-
sità, se comprese e vissute, non tolgono
niente ma anzi arricchiscono la società. Es-
sere eclettici e rifiutare le definizioni è una
cosa bella, oltre che divertente.

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J

WW



noidonne | luglio—agosto | 2011 o


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