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Numero 7 del 2011

Andamento lento


Foto: Andamento lento
PAGINA 27

Testi pagina 27

Tra le madri costrette a dimettersi (secondo l’ISTAT
sono in crescita anche le c.d. “dimissioni in bianco”), in
media il 40,7% ha poi ripreso I'attività. Non in manie-
ra omogenea sul territorio nazionale: su 100 madri che han-
no abbandonato il lavoro o sono state costrette a farlo, a
nord riprendono a lavorare in 51, soltanto 23 nel sud del
Paese. Perché le gravidanze non sempre appaiono gradite,
non solo da parte dei datori di lavoro ma anche da par-
te di colleghi e dirigenti. Lo confermano le risposte arri-
vate al sondaggio che evidenziano come, in molti casi, l’at-
mosfera si modifichi intorno alla donna in attesa, fino a
condurla alle dimissioni nella fase del rientro dopo la na-
scita. Quando ciò non avviene, molto spesso sembra es—
sere legato più alla necessità di resistere ad una reale di-
sponibilità di accoglienza al rientro.

È ormai risaputo che in Italia il tasso di occupazione del-
le donne (46%) è decisamente tra i più bassi dell’Unio-
ne Europea, territorio in cui il valore medio è del 58,1%.
Ma il divario aumenta quando i dati sono riferiti alle la—
voratrici madri: in Europa, mediamente, le madri lavo-













CONFRONTI DONNE UOMINI
Part time 14,3% 9,3%
Retribuzione netta media mensile 1.257,00 1411,00
(lavoro dipendente, solo tempi pieni)

Retribuzione netta media mensile 1.077,00 1.377,00
(lavoro dipendente, tempo pieno

e part time)

Tempi di lavoro totale 9h 10m 7h 37m
(familiare e extradomestico)

% carico di lavoro familiare 75,8% 24,2%
CONFRONTI DONNE ITALIA UE
ITALIANE ED EUROPEE

TASSO occupazione 2010; generale 46,1% 58,1%
TASSO occupazione 2010: madri 55,6% 68,2%
TASSO occupazione 2010: 55,8% 71,4%

madri con figli 6-12 anni

rano più che le omologhe italiane ed anche avendo figli
compresi tra i 6 edi 12 anni, registrano tassi di occupa—
zione molto distanti da quelli nostri. I dati non sono cer-
to incoraggianti, ma occorre non mollare!

La fotografia del paese deve fornirci lo stimolo per pro-
muovere cambiamenti che permettano a donne e uomi-
ni di tenere insieme il lavoro e la cura.

Al contempo deve suggerire alle imprese di sperimenta—
re forme innovative di organizzazione che permettano la
conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro, per donne e
uomini naturalmente.

Laddove si sta sperimentando, emergono interessanti fat-
tori positivi, uno tra tutti: l’ aumento della produttività.
Perché, affermano ormai anche alcuni prestigiosi anali—
sti economici, “puntare sull’occupazione femminile rap-
presenta un vantaggio competitivo e, in tempi di reces-
sione, può accelerare l’uscita dalla crisi”.

Noi lo crediamo. I

SEMPRE PIÙ

AI MARGINI povm

diAIida Castelli

— V

dell'Inps sull'andamento dell’erogazione delle pensioni

nel nostro Paese.
Niente di nuovo, quello che si può osservare anche se, pure qui,
non siamo davanti ad eclatanti novità; emerge in tutta la sua
evidenza iI risultato dei bassi livelli di occupazione femminile del
nostro Paese e quello del fatto che le donne svolgono quasi nella
assoluta maggioranza lavori poco pagati e spesso con differen-
ziali salariali ancora importanti nei confronti degli uomini, che si
ripercuote inevitabilmente sui livelli di reddito pensionistico.
Infatti ben iI 91% delle donne percepisce una pensione sotto ì
1.000 euro mensili ma, peggio ancora, di questo 91% oltre il
60% percepisce una pensione sotto i 500 euro mensili.
È un dato che da solo avrebbe dovuto, pur ribadendo che non
sono cifre così inedite, creare un allarme, prevedere un forte
slancio per cercare in qualche modo di porre rimedio alla situa-
zione. Come si può tacere sul fatto che tante pensionate, tante
donne anziane sono così povere?
Purtroppo la situazione non sembra avviata su una possibile
strada di miglioramento.
L’occupazione femminile è ferma ad un tasso ormai ridicolo ri-
spetto al resto d'Europa. II ricorso a contratti atipici, lavori sem-
pre più sottopagati e precari, crea una condizione che si
preannuncia per i prossimi anni ancora più desolante, se non
drammatica.
All'interno della drammatica disoccupazione giovanile le ra-
gazze e le giovani rappresentano un segmento di gran lunga più
consistente dei loro coetanei maschi. Ebbene di fronte a questi
dati, con l'unica ricetta che consiste nell'allungamento deII’ età
lavorativa, e non solo per le lavoratrici pubbliche, il ministro del
Lavoro Sacconi ci ha offerto la sua ricetta per il futuro ricor-
dandoci che è molto importante per le giovani generazioni “co-
struirsi un solido percorso previdenziale". Come non essere
d'accordo!
Mi aspettavo quindi di sentir parlare di incentivare il lavoro di-
pendente, tutelato, di ripensare a tutta la gamma di lavori atipici,
del “popolo delle partite IVA" che nasconde alti tassi di sfrutta-
mento di giovani spesso laureate. Ma no, la sua ricetta è un in-
vito alle famiglie. Invito che consiste nel prevedere forme di
previdenza complementare, a carico dei genitori, o l’invito ad
aprire una posizione previdenziale obbligatoria. Benissimo. Ma
come? Chi la pagherà? Le mamme senza lavoro? O le pensio-
nate con 500 euro di pensione al mese?
Si attendono chiarimenti.

a Ila fine di maggio è stato presentato il Rapporto annuale

noidonne | luglio—agosto | 2011


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