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Numero 7 del 2011

Andamento lento


Foto: Andamento lento
PAGINA 19

Testi pagina 19

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Le donne sono stritolate in questa disputa lentezza/ve-
locità. Le statistiche sulle ore di lavoro giornaliero ci di-
cono che in media lavorano molto di più degli uomini e
quindi anche più velocemente. Non si parla più di rispetto
di tempi della persona ma abbiamo inventato una nuova
terminologia: la 'conciliazione' dei tempi.

È il grande problema di tutti e delle donne in particolare.
Dovendo vivere più giornate in ventiquattro ore, dovendo
accumulare una
serie di obblighi e
responsabilità, le
donne sono co-
strette ad agire e
pensare con gran-
dissima velocità e
si infilano in un
tunnel in cui per-
dono l’intensità
delle relazioni e
degli eventi che
vivono, per non
parlare della salu-
te. Arriva un momento in cui le energie finiscono e le don-
ne si trovano sole; dovrebbe esserci allora un tempo del re—
cupero che spesso viene però negato.

I tempi delle donne in effetti sarebbero 'tempi lenti'. Mi
riferisco ai nostri ritmi fisiologici, ad esempio il ciclo me-
struale che è scandito da una durata prestabilita o al mo-
mento della gravidanza che è il 'tempo Iento' per eccel-
lenza in cui avvengono dei processi straordinari che solo
in quel periodo possono accadere.

È vero anche se ultimamente anche questi processi sono
sempre più ravvicinati, proprio per la vita che viviamo,
con conseguenze facilmente immaginabili anche sulla sa-
lute. Un conto è scrivere un articolo rapidamente o an—
dare a fare la spesa di corsa ma quando è il nostro stes-
so corpo ad essere preso dalla velocità i disturbi riguar-
dano il livello fisico e fisiologico.

C'è poi la contraddizione tra il tempo che viene vissuto
velocemente e i nostri corpi sui quali vorremmo cancel-
lare i segni del tempo passato.

È un fenomeno molto comune che si verifica perché sia-
mo schiacciati dalle ingiunzioni contraddittorie. Da un
lato siamo indotti ad agire velocemente e dall’altro ci
viene trasmessa la necessità di fermare il tempo sull’unico
punto sul quale invece bisognerebbe lasciarlo passare,
cioè l’immagine del proprio corpo. Da un lato bisogna
seguire il corso delle cose senza mai ‘perdere’ il tempo

e dall’altro c’è l’obbligo contraddittorio di fermare il li-
vello fisico, di non tollerare i segni del tempo. Ciò è im-
possibile; si corre per bruciare le tappe come se non fos—
sero mai state attraversate e si vuole restare fermi come
in una foto istantanea.

La filosofia, che è la sua passione e al sua professione,
ha bisogno di una riflessione che passa obbligatoriamente
attraverso la lentezza del pensiero. Come vive lei, che è
una donna dinamica e perfettamente integrata nel nostro
sistema di vita, questa dicotomia..

Vivo questa dualità in maniera difficile ma ho cercato di
trovare una soluzione è che è quella della divisione del
tempo. Ho creato un tempo differente per me in cui
leggo, rifletto e scrivo, in isolamento; è uno spazio per—
sonale completamente separato dal momento ‘dell’atti-
vità’ in cui insegno, faccio conferenze, viaggio. Nel mio
‘isolamento,’ non rispondo al telefono, non apro le e—
mail, non mi rendo disponibile per convegni e dibattiti
perché ci sono periodi dell’anno in cui cerco di ritirarmi
per poter riflettere. Ciò mi è necessario perché altrimenti
non avrei la possibilità di pensare, di approfondire de-
terminati temi. Questo isolamento mi permette, negli
altri momenti, di vivere in contatto più stretto con il
mondo. In fondo questa ‘teoria’ dei tempi ‘differenti’ c’è
sin dall’Echesiaste che dice “Per ogni cosa c’è il suo mo-
mento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è
un tempo per nascere e un tempo per morire...”. La
scansione del tempo esiste da sempre, quello che ab-
biamo perso è la possibilità di avere ‘tempi diversi’. Vo—
gliamo fare tutto nello stesso momento, e questo è il
problema. Dobbiamo rassegnarci all’impossibilità di
conciliare tutto. Anzi, penso che l’idea della concilia—
zione sia profondamente sbagliata perché bisogna poter
avere la possibilità di vivere pienamente i tempi diversi.

Ci sono dei luoghi privilegiati che I'aiutano ad 'isolarsi'?
Quando si tratta di scrivere non c’è per me spazio miglio-
re che quello della mia casa. È il luogo in cui lavoro, scri—
vo e penso perché mi da la possibilità di isolarmi dal mon-
do ma di avere tutti gli strumenti che mi permettono l’ela-
borazione. Quando ero giovane passavo molto tempo in bi—
blioteca adesso preferisco comprare i libri, anche se sono
molto cari e occupano tanto spazio, e, nella mia casa, inte-
ragisco con i libri e con le idee.

Cosa rappresentano le vacanze per lei?

La vacanza è per me un ulteriore altro tempo in cui né fac—
cio, né penso. È il tempo della ricarica in cui mi dedico ai
miei familiari. I





noidonne | Luglio—agosto | 2011 o


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