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Numero 10 del 2014

Occhio alle (De)Generazioni


Foto: Occhio alle (De)Generazioni
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Testi pagina 9

7Ottobre 2014
divieti (come la crioconservazione degli embrioni non im-
piantati) e di sanzioni sia pecuniarie che di sospensione
da uno a tre anni per il personale sanitario (“sanzioni di
inusitata severità”, a giudizio del Forum Donne Giuriste).
Quando invece in materie come queste (il concepimento,
la genitorialità, la famiglia) dove le posizioni sono varia-
mente diversificate in ragione degli orientamenti culturali,
religiosi e delle valutazioni scientifiche, solo il dialogo ed il
confronto permettono di raggiungere un punto condiviso e
di salvare il principio di laicità. Ma la legge, votata in fretta
e furia senza valutare gli oltre trecento emendamenti pre-
sentati, è stata impostata su di un concetto basilare, quel-
lo ideologico e teologico dell’embrione-persona, da cui
sono derivate le conseguenze gravissime che hanno por-
tato poi alla delegittimazione della legge nei Tribunali.
Quando invece l’embrione, che deve ancora impiantarsi e
svilupparsi nell’utero, circostanza probabile ma non certa,
è solo un progetto di vita, una promessa, un’aspettativa.
Vedere nell’embrione non una vita in potenza ma una vita
in atto è l’interfaccia del mancato riconoscimento alla don-
na della sovranità sul proprio corpo: progressivamente li-
berato dai metodi contraccettivi, poi dalla 194, il corpo
della donna, nell’indifferenza inescusabile per la sua salu-
te fisica e psichica, con la legge 40 è stato di nuovo ridot-
to a contenitore. E lo Stato si è fatto braccio secolare di
una Chiesa che, come in un passato che si vorrebbe di-
menticare, ha ottenuto coi divieti quello che non riusciva
ad ottenete con gli ammonimenti e la persuasione. Portan-
do nell’arena pubblica il dogmatismo di una tradizione se-
colare prepotente ed arrogante, gli obblighi e i divieti pu-
nitivi previsti dalla legge 40 hanno ostacolato l’affermazio-
ne di quel “diritto mite” che, di fronte a questioni straordi-
narie e fino a ieri inconcepibili come la P.M.A, dovrebbe
limitarsi a “vietare pratiche pericolose per la salute, specu-
lazioni economiche ed informazioni non corrette” (Zagre-
belsky). E invece Eugenia Roccella, alla notizia che anche
in Italia si poteva procedere alla fecondazione eterologa,
ha impugnato l’arma del terrorismo vaticinando la com-
mercializzazione di gameti e lo sfruttamento delle donne
povere del Terzo Mondo costrette a “vendere il loro corpo
sotto forma di ovuli ed utero”. Bastano queste prime rea-
zioni politiche per comprendere che in questo paese non
possiamo, non dobbiamo lasciare ai Tribunali il compito di
salvare la democrazia (dallo Stato etico) e i diritti (dai ten-
tativi di riportare la donna in una condizione di soggezio-
ne), e che dobbiamo armarci di argomenti e di passione
civile per una battaglia culturale sul primato femminile nel-
la procreazione, sulle potenzialità e i limiti della ricerca
scientifica, sulle trasformazioni della tipologia familiare. b
Le sentenze della Corte Costituzionale tolgono matto-ni dal castello ideologico che sottende la legislazione sulla procreazione medicalmente assistita. Nonostante
le chiare indicazioni della sentenza sulla “eterologa” si conti-
nua a traccheggiare sulla necessità di ulteriore legislazione
quando c’è solo da formulare linee guida per regolamenti
attuativi come riferimento per la programmazione regionale.
Il castello ideologico incorporato dalla legge 40 è la nega-
zione dell’autonomia decisionale della donna, l’assunzione
del corpo della donna come passivo recipiente, è in defini-
tiva la volontà di imporre un sistema di valori assunti come
“naturali” definiti “non negoziabili”.
Il tutto spacciato come difesa dell’etica, la qual cosa è una
contraddizione in termini se si considera che la dimensione
etica è legata alla consapevolezza della responsabilità de-
cisionale che valorizza l’autonomia in relazione (come mette
meravigliosamente bene in evidenza Caterina Botti in ‘Madri
cattive’, Il Saggiatore, 2007).
Il richiedere ulteriore legislazione è un atto di arroganza con-
tro la Corte Costituzionale. Così, se la nostra bella Costitu-
zione mette al centro la dignità della persona e la sua auto-
nomia nel contesto delle sue relazioni sociali ed affettive, si
tende sistematicamente a negarla a partire dalla svalorizza-
zione del processo democratico.
È una deriva che è in corso da oltre trenta anni dopo i lumi-
nosi anni settanta del secolo scorso che hanno visto il trion-
fo del rispetto dell’autonomia della persona (leggi 405/75,
180/78, 194/78, 833/78) e l’espressione più “radicale” nel
movimento delle donne (“il corpo è mio e lo gestisco io”). E
non è un caso che la forma più clamorosa dell’affermarsi del
biopotere (come espressione del controllo dei corpi) sia la
medicalizzazione della nascita a cui per lungo tempo non si
è focalizzata l’attenzione. La reazione delle donne sta cre-
scendo proprio a partire dal rifiuto che alla medicalizzazione
della nascita non ci siano alternative. Si spera che questa
volta non ci sia la superficialità di considerare le questioni
connesse come settoriali “cose di donne” . Sono “cose di
donne” ma che attengono alla democrazia e riguardano tut-
te e tutti.
P.S./1. Il termine eterologa è messo tra virgolette perché dal
punto di vista “biologico”, “naturale” non c’è niente di più
sbagliato, avendo a che fare sempre con la specie umana.
L’uso insensato del termine mette particolarmente in eviden-
za come il supposto richiamo a valori naturali in realtà è il
portato di costrutti ideologici.
P.S./2. Valori etici non negoziabili per tutti i rappresentanti
eletti e per tutti quelli che ricavano reddito da risorse pro-
venienti dalle tasse sono: a) non rubare; b) perseguire in
scienza e coscienza il bene comune.
Legge 40
e dintorni


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