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Numero 10 del 2014

Occhio alle (De)Generazioni


Foto: Occhio alle (De)Generazioni
PAGINA 5

Testi pagina 5

3Ottobre 2014
TEMPO DI PASSIONI
LEGGERE
“Ora che abbiamo spinto l’uso del-la terra fino ai limiti dell’usura e seppellito il bello sotterrandolo sotto l’utile, davvero possiamo
pensare che questa razionalità che non ragio-
na in termini estetici, ma in termini di utilità, sia
un’attrattiva per il mondo degli adolescenti, i qua-
li, maturando, dovrebbero entrare a far parte di
questo sistema e collaborare per il suo sviluppo,
ipocritamente scambiato per progresso, e per una
crescita del tutto ignara dei limiti delle risorse del-
la terra?” Umberto Galimberti parla agli adulti e,
asserendo impietosamente che “ormai per l’Oc-
cidente si è fatta davvero sera”, lancia un monito:
“guardiamoli da vicino questi adolescenti, e inve-
ce di preoccuparci, impariamo qualcosa da loro”
(D, Repubblica, 20 settembre 2014). Attingiamo
da questa articolata riflessione del filosofo dedi-
cata agli adolescenti e osserviamo che non perde
nulla del suo contenuto se la assumiamo in una
prospettiva di genere. Un elemento che di per sé
meriterebbe un approfondimento, rinviato ad al-
tra occasione. Ci interessa, ora, cogliere l’appello
di un acuto pensatore del nostro tempo. L’evolu-
zione della società postindustriale e tecnologica
che abbiamo conosciuto, con accelerazioni e im-
pennate nei processi produttivi, è fuori controllo. I
risultati che vediamo sono la devastazione di im-
mense aree del Pianeta e il permanere di squilibri
ed ingiustizie. La crescita economica, sinora, non
ha prodotto un progresso umano e civile. Oggi
siamo di fronte a questo, tutti e tutte, annichiliti/e.
Disarmati/e e incapaci di decodificare la realtà
e di trovare rimedi o scegliere altre strade. L’Oc-
cidente opulento è inchiodato al benessere che
ha conquistato e non vuole rinunciare, non sa a
cosa rinunciare. Non riesce ad immaginare altre
dimensioni ed equilibri. Le giovani generazioni
sono figlie anche di questo smarrimento, di que-
sta impotenza. Hanno lottato poco o nulla poiché
altri prima di loro hanno demolito architetture ge-
rarchiche e sociali obsolete, hanno spianato la
strada ma senza progettare compiute alternative.
All’ombra dei ‘grandi padri’ e delle ‘grandi madri’
i nuovi umani hanno poco sperimentato in auto-
nomia, molti si sono adagiati. Pochi intraprendo-
no, e soprattutto nel privato (le start up, l’assegno
di ricerca all’estero). Dove è il progetto Politico?
Qual è l’ideale in cui riconoscersi come gruppo
sociale e che può diventare obiettivo per cui valga
la pena di lottare? Questo è il tempo delle passio-
ni leggere e dal respiro corto, che attraversano
gli animi superficialmente. È il tempo di campa-
gne con i social, dei flash mob e dei mi piace che
costano nulla e valgono altrettanto. Non può sor-
prendere quindi, se letta così, l’assenza di rotture
tra giovani e adulti. Chi dovrebbe lottare e contro
chi? per cosa? Pesa sempre di più la crisi, pri-
ma finanziaria e poi economica e di sistema, di
cui non si intravede la fine e, soprattutto, il modo
per uscirne davvero. Certo è che la Storia non si
fermerà ad aspettarci e la nostra piccola comuni-
tà nazionale (ed europea) vecchia o giovane che
sia non ha molto tempo a disposizione per reagire
adeguatamente. Fuori, il mondo corre. Molto velo-
cemente. E non sempre, e non ovunque, verso un
futuro auspicabile.
Tiziana Bartolini


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