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Numero 9 del 2007

Dolce attesa ... o malattia?


Foto: Dolce attesa ... o malattia?
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Testi pagina 6

settembre 2007 noidonne6
Il dolore fa paura, le emozioni forte delparto ancora di più. Nei paesi avan-
zati ambedue vengono aboliti con l'epi-
durale, o almeno così suona la promes-
sa. Il quadro ideale è una donna non so-
lo senza dolore ma anche senza turba-
menti mentre il suo bambino sta fatico-
samente cercando la sua strada attra-
verso di lei.
L'epidurale è una realtà ben più dif-
fusa in altri paesi che non nel nostro,
ma noi adesso seguiremo il trend inter-
nazionale con i dovuti anni di ritardo.
E' una questione culturale.
Viene facile pensare che tale ritardo
sia dovuto alla presenza di un forte pa-
triarcato in Italia, e che di conseguenza
l'epidurale venga vista e rivendicata co-
me un diritto per la don-
na, finora negatole, pen-
sata come un progresso
emancipativo.
Ma scrutando il tema
con uno sguardo più at-
tento, l'epidurale si rivela
come il completamento
della scissione della don-
na tra corpo e mente, ini-
ziato molti anni prima.
Dice Barbara Duden,
nota storica tedesca dal-
la sua prospettiva di sto-
ria del corpo femminile:
"Il corpo della donna è
diventato un luogo colo-
nizzato, e il bambino un
prodotto opzionale, che
puoi decidere di avere o
non avere. Una scelta che
ricade sulle donne, ma in
realtà è un esempio della
infiltrazione del manage-
ment tecnologico nell'a-
rea più intima della per-
sona umana. E quel che è
peggio che concetti del
femminismo legati al cor-
po -autodeterminazione,
scelta, controllo, decisio-
ne e responsabilità perso-
nale- vengono usati stru-
mentalmente per sostene-
re questa colonizzazione,
dipingendola come una
presunta emancipazione
dal destino biologico".
Nel processo di sua
emancipazione sociale la donna diven-
ta complice dell'uomo nel suo bisogno
di semplificare i processi complessi del-
la biologia femminile, temuti come "ca-
tene" o fomentatrici di disordini. Quindi
l'epidurale oggi appare come una neces-
sità, sia perché le donne, essendosi al-
lontanate dalla propria polarità femmi-
nile hanno paura del parto, ma anche e
sopratutto perché la medicalizzazione
del parto lo ha reso un evento eccessi-
vamente doloroso, traumatico e senza
gratificazione per la donna né per il
bambino. Ha di fatto separato la donna
dal suo corpo.
Proviamo a seguire le tracce di que-
sto fenomeno dei nostri tempi a ritroso.
Da 50 anni il parto è ospedalizzato e
quindi medicalizzato. La medicalizza-
zione aumenta il dolore, togliendogli la
ritmicità, l'aspetto che lo distingue da
altri tipi di dolori. Quindi almeno due
generazioni di donne e uomini sono cre-
sciuti con l'idea che il parto sia una co-
sa "malata", traumatica e quindi fuori
dalla competenza propria, bisognoso di
uno specialista. Il dolore del parto, cer-
to, da sempre si è cercato di lenirlo, di
contenerlo, lo chiede la com-passione
femminile. Ma finché il dolore veniva
contenuto, senza toglierlo, finché le
donne potevano partorire e vivere la
gratificazione del parto, non c'era la ri-
chiesta di eliminarlo da parte loro. La ri-
chiesta di eliminarlo nasce dalla strut-
tura ospedaliera, che non può tollerare
il confronto vivo e quotidia-
no con l'espressione delle
partorienti nelle loro doglie
nella misura quantitativa
derivante dalla concentra-
zione di tante nascite nello
stesso luogo. Quindi l'ostetri-
cia ospedaliera nel corso
del tempo ha inventato ogni
sorta di anestesia e analge-
sia ben più pericolose e ben
più castranti dell'odierna
epidurale. Naturalmente
l'offerta appare allettante.
Chi mai sceglie la sofferen-
za? Oggi la richiesta di elimi-
nare il dolore viene anche
dalle donne.
La
medicalizzazione
Da almeno due secoli, il
parto naturale nelle società
occidentali e occidentalizza-
te non c'è più. Da quando la
donna è stata distesa a letto
per partorire, le doglie si so-
no trasformate in dolori in-
sopportabili e la donna non
era più in grado di coopera-
re attivamente con lo stress
del parto. A questa condi-
zione si è aggiunto negli an-
ni dell'ospedalizzazione l'in-
terventismo medico: il moni-
toraggio, l'immobilità totale,
l'ossitocina sintetica e oggi le
prostaglandine, le induzioni,
il parto pilotato, la rottura
Naturalmente e senza paura
Il parto
* Verena Schmid


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