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Numero 9 del 2007

Dolce attesa ... o malattia?


Foto: Dolce attesa ... o malattia?
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Testi pagina 7

noidonne settembre 2007 7
delle membrane, la distensione manua-
le di collo uterino e perineo, le Kristeller
(spinte sulla pancia), l'episiotomia, le
ventose oggi sempre più facili, i parti
vaginali operativi - vere violenze, fortu-
natamente oggi per lo più sostituiti con
il taglio cesareo, l'assenza di sostegno e
aiuto, ancora oggi in troppi ospedali
nemmeno quello del marito, l'allontana-
mento immediato del bambino, tutti
fattori che hanno amplificato il dolore
rendendolo insopportabile e hanno tolto
anche la gratificazione compensatoria
data dall'accoglimento del bambino, la-
sciando la donna sfinita, sola e triste.
Cosa rimane nella memoria di quelle
donne? Di quelle bambine nate che poi
hanno ri-partorito con il terrore nei vi-
sceri altre figlie e figli?
La presa di distanza, la scissione in-
terna è il minimo che possa succedere.
L'esproprio, il disempowerment si è com-
piuto.
Poi oggi l'epidurale paradossalmente
appare più naturale del parto sponta-
neo. Con l'epidurale puoi camminare,
con l'epidurale il tempo della spinta non
è più limitato all'ora, con l'epidurale
puoi anche andare in acqua, anche se
non la senti, ma è più naturale, con l'e-
pidurale prendi farmaci, ma non ti fan-
no niente. Con l'epidurale sorridi duran-
te il parto, un po' meno quando arriva il
bambino, ma almeno lo vedi. Tutto que-
sto non è possibile con il "parto sponta-
neo", inibito da regole astratte.
Dimentichiamo che, insieme al do-
lore, l'epidurale toglie anche la dinami-
ca fisiologica del parto, il processo del
divenire madre, la forza, la gratificazio-
ne, il legame biologico, l'intensità del
primo incontro, il periodo sensitivo fat-
to di un'estasi particolarissima e la
gioia.
I rischi
Mentre non parliamo dei rischi dell'e-
pidurale, non parliamo neanche di quel-
li del parto supino, medicalizzato (il
94% secondo una indagine in Germa-
nia) erroneamente chiamato "parto
spontaneo". In realtà ambedue queste
modalità del parto hanno rischi impor-
tanti per la salute sia della madre, che
del bambino, che a volte si sovrappon-
gono e si sommano. Per la madre che
partorisce distesa sul letto, il dolore è
improduttivo e amplificato, lo stress psi-
co-emotivo forte. Gli esiti in cesarei so-
no più frequenti con parto supino che
con epidurale: in Italia siamo al 36% di
cesarei contro un 4% di epidurali. I nu-
meri sono prova del fatto che il parto
"normale" nelle condizioni attuali di-
venta distocico. Il rischio di morte ma-
terna è più alto nel parto supino e me-
dicalizzato che nell'epidurale e questo
ancora a causa delle Kristeller, associa-
te a uterotonici (prostaglandine, ossi-
tocina sintetica). Le complicanze a
breve, medio e lungo termine per la don-
na nel parto supino, medicalizzato sono
numerose e in parte anche gravi. Nomi-
no qui ad esempio la sindrome post-
traumatica da stress del parto, che solo
ultimamente ha attirato l'attenzione de-
gli studiosi, la depressione post partum
che è talmente frequente che viene defi-
nita "fisiologica", ma in realtà in gran
parte è una conseguenza del parto
medicalizzato.
Possibili alternative
Ma allora quali sono le alternative a
medicalizzazione, epidurale e parto in
posizione supina?
Visto che sia l'epidurale che il parto
supino indeboliscono la salute e la for-
za di donna e bambino, una terza via
dovrebbe aprirsi. La scelta tra un parto
violento e l'epidurale non è una scelta
vera. Se mi devo strappare un dente e
devo scegliere se farlo con o senza anal-
gesia, la risposta e ovvia: con! Il trau-
ma, le complicanze saranno minori (for-
se). Tutt'altra cosa è partorire un bam-
bino.
La vera scelta, l'alternativa possibile
sia al parto immobilizzato e medicaliz-
zato, sia all'epidurale per tutte c'è, le
ostetriche la conoscono: si chiama par-
to fisiologico, attivo, salutogenico,
analgesia naturale, sostegno, assistenza
one to one in travaglio.
Si chiama ambiente tranquillo, don-
na attiva, movimento costante, rilassa-
mento.
Si chiama accoglimento del bambi-
no, gratificazione, forza, empowerment.
Si chiama educazione alla nascita e
preparazione alla gestione del dolore.
Si chiama continuità dell'assistenza.
Si chiama ostetrica, la professionista
per la fisiologia.
E' un'alternativa sicura, efficace,
qualificante, gratificante. Lo dicono non
solo le donne, ma anche le evidenze
scientifiche. E con la continuità dell'as-
sistenza la richiesta di analgesia farma-
cologica scende drasticamente.
Perché allora non aprire anche que-
sta possibilità? Perché non investire nel-
l'ostetrica, oltre che nell'epidurale? Per-
ché non assumere più ostetriche anziché
più anestesisti?
Il problema è un altro: per realizzare
questo tipo di assistenza, occorre cam-
biare radicalmente le condizioni di la-
voro delle ostetriche stesse. I turni non
permettono una sufficiente continuità.
Occorre ripensarle, uscire dagli schemi,
superare le vecchie dinamiche di potere,
cercare soluzioni innovative. Cos'è in
gioco?
Per le donne la loro potenza genera-
tiva, per i bambini la loro salute prima-
le e l'attaccamento sicuro, per gli uomi-
ni il passaggio a padre e il rapporto di
coppia, per le ostetriche la propria pro-
fessione.
Mentre l'attuale Ministro della Salute
auspica il 30% di epidurali per tutte le
donne in Italia, il governo inglese ha
fatto una scelta diversa: vuole il 75%
delle donne assistite da un' ostetrica
(Changing Childbirth 1993). Inghilter-
ra, Olanda, Canada, Nuova Zelanda
hanno dato l'esempio su come fare. Le
ostetriche sono assunte dalla Regione o
dal Servizio Sanitario Nazionale e ope-
rano in piccoli teams, prendendosi cura
di un gruppo di donne che seguono con
continuità dal concepimento fino alle
esogestazione e che assistono al parto
nel luogo scelto dalla donna. Per fortu-
na, nonostante la totale mancanza di
promozione sociale e politica, in tutto il
mondo ci sono infinite piccole e grandi
esperienze dove alcune ostetriche, insie-
me alle donne riescono a mantenere in-
tegra la nascita e a vivere la gratifica-
zione di un parto attraversato con le
proprie forze. Insieme tengono viva la
fiamma del saper partorire, in attesa di
un nuovo appuntamento fra qualche
anno o decennio, dove il fuoco dell'e-
sperienza della nascita potrà di nuovo
accendersi e illuminarne la scena.
* Ostetrica, scrittrice e Direttrice
della Scuola di Arte Ostetrica
l'epidurale, vista e rivendicata come un diritto e un pro-
gresso emancipativo, “si rivela come il completamento del-
la scissione della donna tra corpo e mente”


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