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Numero 9 del 2007

Dolce attesa ... o malattia?


Foto: Dolce attesa ... o malattia?
PAGINA 41

Testi pagina 41

noidonne settembre 2007 41
sez faire", assurti a mito, creano percor-
si educativi senza obiettivi sicuri e sen-
za precisi traguardi. Questo è un punto
cardine del pensiero makarenkiano. Il
ragazzo deve comprendere e accettare il
superamento delle posizioni individua-
listiche ("non è un male l'abbandono di
piccoli privilegi e il sacrificio di fare co-
se diverse da quelle che si vorrebbero, in
caso di bisogno") e, contemporanea-
mente, l'educatore deve infondergli mas-
sima stima e fiducia nelle sue forze e
possibilità. Il ragazzo va, inoltre, edu-
cato verso obiettivi che puntino alla co-
struzione di un mondo, dove gli uomini
siano in grado di stabilire un rapporto
armonico tra la realtà della natura e
quella umana. Questo ideale di società
può avverarsi anche su questa terra, a
patto che si alimenti nelle nuove gene-
razioni l'ottimismo nella costruzione del
futuro. Questo ottimismo, che può e de-
ve basarsi sui lati positivi dell'uomo,
sulla sua intelligenza e sulla sua socia-
lità come punti di partenza, non è tut-
tavia senza condizioni. Rousseau fa vi-
vere Emilio isolato nella natura perché
non si corrompa e mantenga genuina-
mente intatta la sua purezza originaria.
Makarenko crede, al contrario, che si
possa stimolare l'uomo perché si "tra-
sformi" ("educare significa vincere tutto
ciò che è meschino, volgare e animale-
sco nell'uomo e innalzarlo a quanto è
veramente umano") e getti le basi di una
società dell'avvenire.
Perché ciò avvenga, bisogna indiriz-
zare la gioventù verso il bene comune
che solo può dare significato alla vita, e
che è raggiungibile con l'eliminazione
dello sfruttamento, dell'egoismo e dell'a-
vidità, con la pratica costante dentro il
collettivo di valori come il coraggio,
l'altruismo, l'onestà, la disciplina e la li-
bertà. Questi due ultimi valori sono, per
il pedagogo sovietico, "opposti dialetti-
camente uniti, di cui l'uno non può sus-
sistere senza l'altro". La libertà sostan-
ziale e non formale non è assenza di le-
gami, è una categoria sociale, una par-
te del vantaggio comune, la risultante
di un comportamento sociale. La disci-
plina esercitata come strumento di coer-
cizione non può sfociare in autodiscipli-
na cosciente. Il rischio è di ricadere nel-
l'autoritarismo patriarcale, di cui il so-
cialismo auspica la definitiva liberazio-
ne. Bisogna, invece, "rispettare la perso-
nalità del fanciullo e nel contempo non
fargli mancare la necessaria guida".
L'ottimismo makarenkiano si traduce
nella fede che possiede co-
lui che vuole modificare la
realtà e lottare per un futu-
ro migliore. Gli uomini de-
vono però porsi delle pro-
spettive. L'educazione alle
prospettive avviene attra-
verso l'applicazione del
principio già enunciato:
"avanzare il più possibile
richieste all'uomo e il più
possibile avere rispetto per
lui". Le richieste sono un
segno di fiducia verso i ra-
gazzi, che si liberano nel-
l'attività pratica e mentale
delle loro precedenti condi-
zioni d'inferiorità e subal-
ternità, dandosi delle nuo-
ve prospettive da raggiun-
gere, assaporando la gioia
della conquista. Un siste-
ma che è risultato potente-
mente efficace nei colletti-
vi diretti da Makarenko, e
che non esclude la fami-
glia dell'educando. Attraverso l'applica-
zione, in ambito familiare, del sistema
delle "linee prospettiche", il maestro
sprona i genitori a guardare e traguar-
dare la prospettiva sociale, lo scopo so-
ciale: "Non state educando i figli sol-
tanto per la vostra gioia di genitori (…)
su di loro ricade la responsabilità mora-
le dello sviluppo del futuro cittadino.
(…) La vostra attività nella società e
nel lavoro deve riflettersi anche nella fa-
miglia; la vostra famiglia deve mostrare
il proprio volto politico e civile, e non
separarlo dal volto di genitore". Maka-
renko inserisce la famiglia in un conte-
sto favorevole all'edificazione di una so-
cietà socialista. La sua è una didattica
dell'"azione parallela": collettivo, edu-
catore ed educando devono positiva-
mente interagire. Nella
concezione del maestro, la
gioia di vivere deve essere
priva della smisurata am-
bizione ai beni materiali.
Egli insiste molto sui rinfor-
zi non materiali da offrire
ai figli. I sistemi basati sul
feticismo delle merci e sul-
l'alienazione avvelenano
la coscienza dei giovani.
Bisogna formare dei pro-
duttori e non plasmare dei
consumatori. L'eredità che
ci ha lasciato Makarenko è
l'idea della lotta dell'uomo
contro gli errori e i pregiu-
dizi, della possibilità che
egli ha di creare da sé il fu-
turo, attraverso il lavoro
produttivo e il collettivo.
Un'idea che rende Maka-
renko il più autorevole rap-
presentante di quella che
può essere definita una
"pedagogia della praxis".
“rispettare la personalità del fan-
ciullo e non fargli mancare la neces-
saria guida” allo scopo di “vincere
tutto ciò che è meschino, volgare e
animalesco nell'uomo e innalzarlo a
quanto è veramente umano”. Un
paradigma didattico punto di riferi-
mento per Don Bosco e per la Scuola
di Barbiana di don Lorenzo Milani


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