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Numero 9 del 2007

Dolce attesa ... o malattia?


Foto: Dolce attesa ... o malattia?
PAGINA 8

Testi pagina 8

Le tante risposte arrivate - indipenden-temente dalla specifica posizione as-
sunta - manifestano come le donne sia-
no maggiormente informate e vogliano
liberamente decidere come partorire, ri-
chiedendo alle strutture di garantire la
possibilità di praticare qualsiasi scelta,
senza aggravio di costi!
E questo vale sia per il 32% che ha
optato per la specifica opzione indicata
nel questionario, sia per chi ha scelto le
altre ma ha voluto sottolineare la vali-
dità del concetto inserendolo nei com-
menti liberi previsti.
Il 25% pensa che il parto naturale sia
la giusta conseguenza di una gravidan-
za serena e il 23% afferma che l'eccessi-
va medicalizzazione della gravidanza
spesso risponda più ad esigenze dell'o-
spedale che a quelle della gestante.
Il 17% delle risposte ritengono che la
medicina dia sicurezza, contro ogni eve-
nienza ed ogni imprevisto. Il 3% sosten-
gono che si dovrebbe ritornare al parto
in casa e che ciò abbatterebbe i costi
delle strutture.
I vantaggi individuati nel parto na-
turale sono "l'intimità, il rispetto dei
tempi, la possibilità di rilassarsi, di as-
sumere qualsiasi posizione, di spegnere
la luce, di camminare, di non interveni-
re se non necessario, nessuna separazio-
ne (mamma-neonato-padre-fratelli/so-
relle), il contatto pelle a pelle, l'allatta-
mento immediato" ed ancora "il rispetto
dell'individualità della donna, si evita-
no le interferenze". C'è chi vede solo
vantaggi sia per la donna sia per il Ser-
vizio Sanitario Nazionale. C'è invece chi
lo ritiene "bellissimo, ma rischioso".
"Ho partorito a casa ed ho aiutato
altre mamme in questa scelta. E' stato
molto importante per la mia crescita in-
teriore e ha messo in luce tantissima for-
za in me che non sapevo di avere"; "il
parto naturale è una scelta consapevole
che l'Organizzazione Mondiale della Sa-
nità appoggia".
Altre risposte evidenziano timori: "in
caso di complicazioni devi correre all'o-
spedale vicino", "mi sembra un po' folle,
ma soprattutto scomodo", "avrei paura
di spaventare i vicini di casa e forse mi
vergognerei un po' per le grida".
"L'idea del parto in casa mi fa un po'
paura. Penso che se qualcosa non do-
vesse andare bene, oltre al rischio - in
un momento di dolore intenso - vivrei il
problema come una sconfitta, insomma
mi darei dell'inconsciente e di quella che
se lo è andata a cercare. Anche se l'idea
in sé, di un ritorno alla naturalità del
parto, mi affascina".
Suggeriscono azioni: "Bisognerebbe
avere una rete di assistenza medica che
risponda agli imprevisti immediati, così
come esiste in Olanda dove il parto in
casa è auspicato quando non ci sono
complicazioni".
C'è poi chi afferma "per me che ho 70
anni e sono nata in casa, il parto in
ospedale è sempre sembrato un progres-
so". Idee diverse, ma sempre molto ri-
spettose nei confronti delle libere scelte
delle donne.
Per quanto riguarda l'epidurale, pre-
vale l'idea che "la serenità di una don-
na" sia ciò che conta:"ognuna possa sce-
gliere ciò che desidera".
Nello specifico poi, coloro che hanno
partecipato al sondaggio articolano e
motivano in modo personale ogni affer-
mazione: da posizioni del tipo "penso
che sia un aiuto, ma non se ne dovreb-
be abusare", "dovrebbe essere un diritto
per tutte le donne e a costo zero. E' una
delle prossime battaglie!", o "finalmen-
te!!!" ad altre intermedie "è un servizio
da offrire, ma bisogna lavorare sulla ca-
pacità di ciascuna di misurare il dolo-
re", "sono necessarie informazioni sugli
effetti collaterali" .
C'è poi chi si dichiara decisamente
contraria/o: prevalentemente afferman-
do che "non ha senso medicalizzare fino
a questo punto", "è la lobby degli ane-
stesisti che la vuole nel caso si riducano
i parti cesari che hanno raggiunto pro-
porzioni assurde in Italia" o che sia tipi-
co "della cultura moderna l'idea della
soppressione di ogni dolore come ricetta
per la felicità".
Sono cambiate le donne o le struttu-
re. E se cambiamento c'è stato, le richie-
ste delle donne sono state accolte?
Anche in questo caso le risposte si
presentano molto articolate: "sono cam-
biate le donne, c'è maggiore possibilità
di informarsi" ma le strutture si adegua-
no molto lentamente; "sono cambiate le
donne a causa del processo di medica-
lizzazione della vita" ed i servizi "sono a
misura di operatore"; "le donne sono po-
co ascoltate, la legge di mercato ha
sempre la meglio sulla legge della natu-
ra". C'è anche chi sostiene invece che le
donne "non hanno fatto richieste in que-
sti anni, hanno subito il cambiamento,
l'americanizzazione della società".
Considerare la gravidanza come una
malattia "genera insicurezze, paure ed
appoggio a medici con la ricerca di sur-
rogati per evitare il dolore che le impe-
discono di vivere un'esperienza forte". E
c'è chi sostiene che "le ostetriche dovreb-
bero tornare ad avere il ruolo che spetta
loro, facendo fare ai medici un passo
indietro".
Tra le storie raccontate emergono le
reti relazionali e di mutuo aiuto fra don-
ne, anche in contrapposizione ad un
certo immobilismo o dirigismo del siste-
ma sanitario, dal quale emerge che par-
torire possa rappresentare anche un'e-
sperienza di crescita importante sia per
la donna sia per la costruzione di un
rapporto nuovo con figli e partner.
L'indagine multiscopo ISTAT "Condi-
zioni di salute e ricorso ai servizi sani-
tari", pubblicata lo scorso anno fornisce
un quadro dei principali aspetti della
Sondaggio di luglio/agosto
Gravidanza e parto naturale.
A casa o medicalizzato?
settembre 2007 noidonne8


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