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Numero 9 del 2007

Dolce attesa ... o malattia?


Foto: Dolce attesa ... o malattia?
PAGINA 46

Testi pagina 46

Il trimestrale di poesia critica e lettera-tura Atelier sta conducendo, da qual-
che numero, un interessante dibattito
sulla figura e sul ruolo dell'intellettuale
nella società contemporanea. Ne sta
emergendo un quadro composito, dove
l'intellettuale che volesse operare svin-
colato dalle logiche di mercato e di ser-
vitù dal potere economico e politico, si
trova inevitabilmente a lavorare nel-
l'ombra, lontano dalle grandi case edi-
trici e dai centri di comunicazione di
massa. Si tratta in questo caso di un la-
voro paziente, di fedeltà alla parola, al
servizio della cultura e della verità, do-
ve spesso si paga con l'isolamento la
propria dissidenza, come nel caso di
Roberto Saviano autore del discusso
Gomorra. Serena Focaccia, nata nel
1973 a Forlì dove attualmente risiede,
corrisponde sicuramente a questa figura
di intellettuale. È redattrice presso Ex-
perta edizioni e Foschi editore e ricerca-
trice in campo storico-artistico. Lonta-
na dai grandi centri e dal clamore dei
media, opera in una provincia cultural-
mente attiva, attraverso il lavoro di una
casa editrice attenta alla ricerca scien-
tifica come alla scoperta, alla pubblica-
zione e alla promozione di nuovi autori
di valore. Chi ha avuto a che fare con
lei direttamente conosce la sua atten-
zione alla parola, alla cura del libro, ad
un rapporto con l'autore sempre basato
sulla stima reciproca e il rispetto del la-
voro. Serena Focaccia è anche poetessa.
Ha vinto numerosi premi letterari nazio-
nali, fra cui si segnalano: "Premio Inter-
nazionale Mario Luzi" (2007), "Elena
Violani Landi - Centro di Poesia Con-
temporanea, Università di Bologna"
(2007), "Premio Istrana" (2007), "Dare
vita agli anni - Forlì" (2006), "Gruppo
Letterario Acarya - Como" (2006), "Cit-
tà di Forlì - Premio Eterni per la poesia
inedita" (2005), "Città di Castorano"
(2005). Sue poesie sono pubblicate su
varie antologie, tra le più recenti "Il se-
greto delle fragole - poetico diario 2007"
e "Stagioni", entrambe dell'editore Lieto-
Colle; è in uscita per il prossimo settem-
bre la sua prima silloge "La pazienza de-
gli oggetti", sempre con LietoColle. Con
i suoi testi partecipa in tutta Italia a
reading poetici, performance artistiche
e convegni. La recente vincita del Luzi
testimonia il valore di una poetessa che,
in controtendenza rispetto alla maggior
parte degli esordienti, ricerca e aspetta
con pazienza la maturità della propria
voce prima di offrirsi alla pubblicazio-
ne; una poetessa che guarda alla tenu-
ta nel tempo di un bel verso piuttosto
che alla cassa di risonanza minima del-
la pubblicazione. Si tratta infatti di una
poesia asciutta, lavorata e impastata
con dedizione, evitando gli sprechi ver-
bali e le stupefazioni del linguaggio. È
una poesia che si abbevera alla espe-
rienze migliori del nostro Novecento, in
particolare a quella linea fiorentina di
matrice ermetica che ha Piero Bigongia-
ri e Mario Luzi tra i sui massimi espo-
nenti. Eppure, al di là di ogni suggestio-
ne ermetica, tutto in Serena Focaccia
sembra essere manifesto: le sensazioni,
le inquietudini, l'amore, si distendono
sulla pagina attraverso immagini chia-
re, dipinte di luce e di azzurro, piene di
cielo, anche quando affrontano il tema
doloroso della morte e dell'abbandono.
È una poesia che si fa nostra attraverso
un dettato che punta al cuore, che mira
al nocciolo delle cose. Serena Focaccia
conosce la pazienza delle cose, sa bene
che al passare del tempo più di tutto re-
siste una parola onesta, trattata con ri-
spetto e infinita dolcezza.
settembre 2007 noidonne46
Fedeltà alla parola
Serena Focaccia
Luca Benassi
ricercatrice in campo
storico-artistico, lavora
lontana dai grandi centri
e dal clamore. Fa una poesia
che punta al cuore, che mira
al nocciolo delle cose
A Valeria, quando ha volato
Non so se quel giorno avevi
sempre il rossetto troppo viola
e la gonna troppo verde
se i tuoi capelli nel cielo
hanno disegnato una ragnatela
o un gonfio paracadute
se le tue mani bianche
si sono aggrappate al vento
ai campanili di mattoni.
Ma sono certa che eri lucida
come una sirena quando hai volato
quel mattino di maggio
al numero civico ottantatre.
Forse adesso
Questo pane che non lievita
e tu che non arrivi a dirmi storie nuove
il tempo che si sbriciola
guardandosi oltre un tavolo
senza parole giuste
quelle che non hai stirato
e ordinato nei cassetti.
Sapere che non basta quando
manca l'ora acerba del mattino
perché troppo presto o forse adesso
confonderai le chiavi sulla porta.
Allora se puoi non domandarmi
dei tuoi anni ormai raffermi
anche io sto cercando il mio sapore
sullo scaffale dei bicchieri scompagnati.
Sotto l'albicocco
Sotto l'albicocco
il volo dei moscerini
è più affannoso
le lucertole sembrano
aver smarrito la strada.
Il muro di cinta ha rubato
il sole al cielo e il merlo
scruta le formiche in fila
sul pero mentre un treno
sferraglia verso stazioni
di cui mai ricordo il nome.
Era ieri quando il mio viso
ti ha lambito lo sguardo
senza riuscire ad incrinare
l'uniforme volta di porcellana
blu che ci ricopre.
Era solo ieri quando
hai portato via parole e silenzi
come sassolini nelle tasche
e altri non ne ho ancora trovati.
Era ieri o era da sempre
che mi hai dimenticato qui
(e ovunque) sotto l'albicocco?


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