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Numero 3 del 2012

D come differenti


Foto: D come differenti
PAGINA 42

Testi pagina 42

TEATRO OFFICINA OI MILANO

NÉPRONTE
ARICORDARE,
NEADIMENTICARE

di Cristina Carpinelli

'DEMOCRAZIA’, CONTRO IL PENSIERO
UNICO E DOMINANTE. UNO SPETTACOLO
TEATRALE AFFIDA ALLE DONNE

LA POSSIBILITÀ DI USCIRE

DALLA PASSIVITA.

EMANUELA VILLAGROSSI,

IN UNA DOPPIA PARTE, ÈSENSIBILE

E UMANISSIMA

l centro due sorelle che, in un vorticoso proces—
so che mai si ferma, tra una narrazione dove “pas-
sato e presente ”, “ragione e sentimento” si me-
scolano in uno scambio continuo di ruoli, tenta—
no di trovare il bandolo dell’intricata matassa del-
le loro esistenze, per liberarsi da un sentimento
di angoscia che nasce sostanzialmente dalla difficoltà di
“rendere comprensibili” l’una all’altra percorsi di vita tan-
to diversi da allontanarle.
Si rivedono dopo lunghi anni di silenzio, per volontà di
una delle due sorelle. S’intreccia tra loro un confronto ser-
rato, denso di sentimenti contrastanti che nutrono per il
loro passato e di pensieri divergenti sulle scelte per il fu—
turo. Superare antichi (e presenti) conflitti appare subi-
to un’impresa ardua, poiché richiede ad entrambe di pro-
vare a “reinterpretare” le loro opposte esperienze, assu—
mendo un altro punto di vista che consenta loro di su-
perare l’inconciliabile.
Lo scioglimento delle contraddizioni è un processo dia—
lettico esigente. Le esperienze umane sono attraversate da
molteplici alienazioni (fra etica e politica, libertà ed or-
dine, libertà individuali e collettive, ecc.). Le due sorel—
le riportano in luce, nel dispiegarsi del loro incontro, la
difficoltà drammaticamente umana di trascendere la

noidonne I marzo I 2012



singola identità “concreta” (in quanto storicamente resa
e determinata) per aderire ad un progetto più grande e
superiore: quello di prendere decisioni in modo colletti-
vo peri] bene comune.

Purtroppo, il conflitto tra Lia e Rachele non si sviluppa
come agente di trasformazione, non si tramuta in fatto dia-
lettico, in grado cioè di superare lo scontro e la rottura
di chi punta alla disintegrazione violenta e distruttiva e
di chi chiede un’integrazione che equivarrebbe ad una to-
tale assimilazione. Il conflitto — motore dell’azione tesa a
ridare unità a ciò che è stato diviso - non prende il so-
pravvento sulla contraddizione, nella quale le parti ri-
mangono condannate all’immobilità, rinchiuse in un “tut—
to” o “niente”.

“Democrazia” - di Andrea Balzola in scena al Teatro Of-
ficina di Milano con la regia Maria Arena — è la rappre—
sentazione in chiave metaforica di una, appunto, demo-
crazia “incompiuta ” (. . . ) che vive la contraddizione
sempre più forte tra trasformazione e arretratezza, tra vo—
lon ta di rinnovamento e di trasparenza che lottano ma an-
che si mescolano con conservazione, trasformismo e omer-
tà sulle trame più oscure del nostro recente passato. Lia
e Rachele rappresentano polarità di simmetrici conflitti
(tradizione versus modernità, memoria versus oblio,
ecc.), proiettati in una dimensione storica, entro cui si di—
batte la nostra travagliata democrazia.

L’azione scenica si snoda entro un contesto di passaggio
da una società agricola, autarchica e patriarcale ad una in—
dustriale e post-industriale. Lia e Rachele hanno vissuto
quella “trasformazione antropologica” della società ita-
liana, passando attraverso una dittatura fascista, una guer—
ra fratricida e il travaglio della nascita di una democra-
zia. Sono nate da una famiglia contadina povera che vi-
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