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Numero 4 del 2012

Obiettori. Di coscienza?


Foto: Obiettori. Di coscienza?
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Testi pagina 32

minile, donne per la maggioranza vedove. Gli uomini era-
no morti in guerra, imprigionati, fuggiti.

Tuttavia, a seguito del genocidio, nel Paese sono nate molte
associazioni e reti di sostegno alle donne, che offrono un con—
tributo determinante allo svolgimento dei tribunali Gacacal.
Le donne, che costituiscono ancora oggi la maggioranza del-
la popolazione, esercitano un ruolo vitale nella ricostruzione
fisica e morale del Paese, nonché nel processo di riconci—
liazione nazionale. Vittime della disuguaglianza di genere
a causa della struttura patriarcale su cui poggia l’assetto so-

ciale e comunitario, che continua a favorire gli uomini in ter-
mini di accesso e controllo delle risorse, le donne ruande-
si hanno una speranza di vita inferiore agli uomini, sono meno
istruite, hanno maggiori probabilità di contrarre l’AIDS e
sono la forza lavoro meno retribuita, malgrado il 30% del—
le famiglie ruandesi abbia a capo una donna.

Migliaia di donne rimaste vedove, malate, indigenti si sono
organizzate in piccoli gruppi e associazioni. Hanno avvia-
to progetti per far fronte a problemi e necessità del dopo-
guerra e si sono riunite per offrire sostegno immediato ai
molti bambini orfani e malati, divenendo per loro delle nuo—
ve mamme. Dopo il genocidio si contavano circa 40mila or-
fani, oggi gli orfanotrofi sono chiusi. Le donne hanno fat-
to della solidarietà un elemento cardine della loro

pratica politica.

Le ruandesi cominciarono la ricostruzione della vita mate-
riale del Paese e contemporaneamente quella costituzionale
contribuendo a far cancellare e approvare nuove leggi. In
tale prospettiva hanno ottenuto la modifica del codice di fa-
miglia con il riconoscimento del diritto all’eredità, che per-
mette loro di diventare proprietarie dei beni familiari, tra
i quali la terra, nel caso di morte del marito.

Inoltre, hanno ottenuto che la Costituzione contenga il det—
tato che in tutte le istituzioni pubbliche e private sia pre-
sente almeno il 30% di donne. Attualmente il parlamento
ruandese conta ben il 56% di presenza femminile e la con-
dizione socio sanitaria del Paese sta lentamente miglioran-
do. In pochi anni i sieropositivi sono passati dal 13 % al 3 %
della popolazione, la malaria dal 9% al 3 % delle cause di
morte, la scolarizzazione è salita dal 74% all’ 86% dei bam-

îj noidonne I aprile I 2012



bini. Merito delle donne? “Se non si fosse puntato su di noi,
dopo il genocidio il Paese si sarebbe semplicemente fermato”
afferma Oda Gasinzigwa, da un paio di mesi Chief Gender
Monitor, ovvero il “segugio” governativo incaricato di ri-
levare ogni traccia di discriminazione di genere. La pensa
così anche Aisa Kirabo Kacyira, che era veterinaria, è sta-
ta parlamentare e ora è sindaco di Kigali, capitale africana
tanto ordinata da deludere ogni velleità d’avventura: “La
famiglia è una società e le madri sono leader per definizio-
ne. Il merito della nostra dirigenza politica è stato di darci



l’opportunità di dimostrarlo”. Abbattere gli steccati tra Tut-
si e Hutu, sciogliere le disparità tra uomo e donna: la seconda
vita del Ruanda scampato alla morte riparte da qui. Alla do-
manda: è stato più difficile abbattere pregiudizi di etnia o
diffidenze di genere? risponde Rose Mukantabana, presi—
dente del Parlamento ruandese: “Le donne erano sottomesse
da sempre, l’odio etnico è stata un’invenzione di colonia-
listi e criminali. A Hutu o Tutsi la nostra cultura non ha mai
dedicato proverbi cattivi” (Oriani, 2009).
Dalla fine del massacro, che Yolande Mukagasana2 defini-
sce un genocidio “pia—
nificato, studiato e
praticamente totale”
perpetrato contro i
Tutsi, fino ad oggi
sono sorte varie orga-
. nizzazioni gestite da
.q ' W donneche hanno of-
ferto aluto concreto e
assistenza psicologica alla popolazione. Tra le più attive fi-
gurano Sevota, associazione fondata da Godelieve Muka-
sarasi’, attivista dei diritti umani il cui lavoro ha ricevuto pre-
stigiosi riconoscimenti ed elogi in vari Stati, inclusa l’Italia,
e Pro-femmes, voluta da Suzanne Ruboneka, che si occu-
pa della promozione della giustizia sociale, dell’educazio-
ne, dei diritti delle donne e dei bambini.
La Mukasarasi, toccata in prima persona subito dopo il ge-
nocidio, quando miliziani, in un agguato, hanno assassina-
to suo marito e sua figlia, mentre si stava recando a testi—
moniare in un processo post-genocidio, ha reagito orga-
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