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Numero 4 del 2012

Obiettori. Di coscienza?


Foto: Obiettori. Di coscienza?
PAGINA 40

Testi pagina 40

VECCHIAIA

UN NUOVO
TERRITORIO

di Tiziana Bartolini

ALLA SOGLIA DEI 70 ANNI,
RIFLESSIONI IN 'FOGLI SPARSI'
NEL SUO ULTIMO LIBRO.
INTERVISTA A MARINA PIAZZA

arlare della complessità e del fascino della vec-

chiaia escludendo vecchi e nuovi stereotipi

oscillanti tra un improbabile giovanilismo e

un’ostentata saggezza. Con una “narrazione in

fogli sparsi” Marina Piazza ci regala le riflessio—
ni sui settanta anni di una donna che li attraversa nel-
l’affacciarsi del Terzo Millennio. È ‘L’età in più’ (Ghena
editore, pagg 173, euro 13,00) quella che l’autrice guar—
da, oggi, e che così definisce, battezzandola nel titolo del
suo ultimo libro. Volevo contrappormi alla rimozione del-
la parola vecchiaia, contraddizione costante in un paese
che, insieme al Giappone, è il più vecchio del mondo e
in cui gli anziani sono o vigorosi e bellissimi viaggiatori
o non autosufficienti e flagello della società. Volevo pri—
vilegiare le contraddizioni, l’inquietudine, l’ambivalenza
che c’è anche in questa età”. Ma nel libro c’è molto altro,
le espressioni di amore per il tuo nipotino e il ricorso as—
sai frequente ai versi di Wislawa Szymborska. .. “Ho mol-
to amato_Szymborska, il suo stile mi ha stregato. Lei di-
ceva una cosa che sentivo vicina ‘più si procede nella vita
più crescono le domande e si offuscano le risposte’. Ecco,
il mio è un libro sull’incertezza. Però nel libro non vuoi
tratteggiare un bilancio... “È stato più un antidoto. Ave—
vo cominciato a ripensare alle strade che non avevo per-
corso o alle scelte fatte o non fatte, stava crescendo una
sensazione negativa che ho affrontato scegliendo di tra—
sformare i ‘fogli sparsi’ in un libro che, infatti, è un libro
della notte. Trasformalo in un libro dei giorno è stato dif-
ficile perché era come svelarmi e ciò ha generato in—
quietudine”. Nelle pagine si susseguono e si intrecciano
continuamente il piano privato e quello pubblico, e que-

noidonne I aprile I 2012

MARINA PIAZZA

sto crea un particolare fascino alla nar-
razione. “In effetti non è stato facile te-
nere ferma la barra evitando di eccede-
re tra eccesso di pudore o di narcisismo,
dovevo anche essere pronta a sostenere
la difficoltà di sostenere la portata di que-
sto svelamento”. Cosa ti ha fatto deci—
dere? “Attraverso la mia vicenda perso-
nale volevo che emergessero anche i trat-
ti comuni di una generazione. Sta lì il vero
intreccio per noi, nate negli anni ’40: nel-
la nostra vita adulta con il femminismo avevamo tenuto
dei fili connettivi molto forti, non eravamo mai sole ed era
molto forte la percezione di essere in un movimento. In-
vece neIla vecchiaia è come se ognuna faccia il proprio per-
corso”. A proposito di privato nel libro c’è, forte e forse
inaspettata, la tua esperienza di nonna... oppure di non-
nita.> “La nonnità è di più dell’essere nonna, è un ritor-
no a quello che ci siamo sottratte e un gustare un regalo
tardivo che ci fa la vita. Con i miei nipoti, soprattutto con
il primo, ho capito che per la prima volta ero completa-
mente dalla parte del bambino”. Anche in questo disve—
lare l’amore per un nipote la prospettiva rimane duplice,
privata e pubblica... ma è nelle ultime pagine che riservi
una sorpresa, quando definisci “fortunata” la tua gene-
razione e ti spingi a chiederti se “sono state vere prove quel-
le a cui siamo state sottoposte” perché, scrivi,: “abbiamo
lottato, ma non abbiamo rischiato morte o torture”. Che
volevi dire? “Sono convinta che davvero la nostra gene-
razione è stata fortunata. Bisognava lottare, ma eravamo
dentro ad una trasformazione del mondo. E allora mi chie—
do: se fossimo nate prima, se fossimo state poste di fron-
te alla necessità di prendere posizione contro il fascismo
e costrette alle lotte clandestine oppure a lavorare, bam-
bine, nelle fabbriche. È come se lanciassi un sasso, è una
domanda che mi è nata dal cuore e la butto lì, quasi come
un capitombolo finale”. È una domanda coraggiosa, un
invito a riguardare - o addirittura a ridimensionare - il Vis-
suto di una generazione ‘pesante’, un cambio di posizione
che magari potrebbe aiutare le giovani a guardare le set-
tantenni da un altro punto di vista. “È vero, abbiamo
rotto dei tabù: negli anni ‘70 la società italiana è cambiata
profondamente con le nostre lotte, però siamo state in un
movimento che ci ha concesso tutto questo”. E se fossi-
mo state altre in un mondo altro, si chiede Piazza? A Wi-
slawa Szymborska la chiosa finale: “Conosciamo noi stes—
si solo fin dove / Siamo stati messi alla prova. / Ve 10 dico
/ da] mio cuore sconosciuto ”.



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