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Numero 4 del 2012

Obiettori. Di coscienza?


Foto: Obiettori. Di coscienza?
PAGINA 34

Testi pagina 34

tram
Mobina:
diritti “on air”

di Barbara Antonelli

Rabi’ha Balkhi è una radio
indipendente e Mobina
Khairandish la dirige.

Le donne si raccontano

e ricevono consulenze legali
“A mani aperte”

obina Khairandish è la direttrice di Radio
Rabi’ha Balkhi, un’emittente indipendente
a nord dell’Afghanistan. Dove le donne si
raccontano e ricevono consulenze legali.
Frequenza 89,7 FM, sono le 9 di mattina. Da un appar—
tamento di due stanze al secondo piano di Barat Market,
un edificio adibito a centro commerciale nella città di Ma-
zar-e-Sharif, a nord del paese, la voce di Mobina Khai—
randish raggiunge oltre 300mila persone a settimana, per
lo più donne. “A mani aperte”, il programma radiofoni-
co che per tre giorni a settimana si rivolge alle donne af—
ghane per aiutarle a cambiare le proprie condizioni di vita,
è una sua creatura.
“Frequentavo la scuola nella provincia di Balkh e vede-
vo continuamente ingiustizie e violenze contro le donne.
Ricordo di aver iniziato a provare tanta rabbia e indi-
gnazione. Mi Chiedevo perché nessuno si attivasse per cam—
biare le cose”. Così il suo programma è diventato uno spa-
zio di libertà ed espressione, dove le donne possono rac-
contarsi, ascoltare altre storie, ricevere consigli e consu-
lenze di tipo legale. In un paese dove l’analfabetismo in-
teressa il 30% della popolazione (anche maggiore nelle
zone rurali) e solo il 13 % delle donne nel paese sa leggere
e scrivere, il potere della radio è enorme. Lo avevano ca-
pito anche i talebani, che sebbene avessero vietato la Tv
e la musica, avevano fatto delle trasmissioni radio il mag-
giore strumento di propaganda.
E sicuramente lo ha capito Mobina. Trenta anni, moglie
e madre di un bambino di quasi due anni, una laurea in

giornalismo e un passato da reporter, Mobina è da qua-
si 8 anni alla direzione di Radio Rabi’ha Balkhi, una del-

noidonne | aprile | 2012



le prime stazioni indipendenti nata dopo la caduta del re—
gime talebano. “Siamo la radio più seguita in tutta la re-
gione nord orientale dell’Afghanistan. Il mio paese ha vis-
suto tre decenni di guerra civile. E come sapete non è an-
cora finita. L’analfabetismo è la regola. Soprattutto per le
donne. Volevo raggiungere e parlare al maggior numero
possibile di afghane. Per questo motivo l’idea della radio
mi sembrava la più indicata”.

Nemmeno il nome dell’emittente è scelto a caso. “Lo ab-
biamo scelto per ricordare una poetessa afghana uccisa



brutalmente dal fratello”. E anche
il primo giorno di trasmissione
della radio, l’8 marzo 2003, è for—
temente simbolico. Nel 2008,
con il supporto di ActionAid, una
ong internazionale che è presen-
te nel paese dal 2002, Mobina ha
seguito una formazione come
consulente paralegale e i 40 mi-
nuti della durata di “A mani
aperte”sono diventati uno spazio
“on air” dove si discutono pro-
blemi e aspetti quotidiani della vita delle donne e si ri-
cevono consigli legali in tre lingue, pashto, dari e ozbek.
Le donne possono conoscere quali strumenti la legge met—
te a loro disposizione per la salvaguardia dei loro diritti,
quali azioni legali possono essere intraprese per render-
li effettivi, come cambiare un sistema sociale che strito-
la il loro ruolo e la loro identità. Mobina cerca di sem-
plificare il linguaggio tecnico delle leggi, per avvicinare
le donne afghane al diritto. “Parto sempre da episodi di
vita vissuta. Evito di fare nomi e cognomi. Non voglio
esporre le mie ascoltatrici al rischio di ritorsioni. Violenze,


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