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Numero 4 del 2012

Obiettori. Di coscienza?


Foto: Obiettori. Di coscienza?
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Testi pagina 9

soddisfare il solo piacere, ma senza oneri”. Nella secon—
da metà del XX secolo però la Chiesa non condanna più
come peccato il piacere e la volontà di limitare il nume-
ro dei figli (mortale o veniale a seconda dei teologi) an—
che se gli sposi devono osservare la castità periodica e ri-
fiutare ogni forma di contraccezione diversa dai ritmi tem-
porali (vedi la Humanae Vitae di PaoloVI nel 1968). E tut—
tavia nella “Familiaris consor-
' tio” (1981) Papa Woityla rac-
, I comanda agli sposi di non
. abusare del metodo di con-
“ 4 trollo concesso dalla chiesa
cercando “per motivi disone—
’ sti” di avere un numero di fi-
gli “al di sotto del numero di
nascite moralmente giusto per
le loro famiglie”. Parole che
esprimono l’ideale della mo-
glie—madre e della famiglia nu-
merosa, ideale che, nel clima
nazionalista del 1915, aveva in-
dotto molti moralisti a deplo—
rare, nella limitazione inten-
zionale del numero dei figli, la
rinuncia a una forza militare pari a quella del nemico. “Mi—
gliaia di genitori piangono la perdita dell’unico figlio...
È una punizione necessaria” (da U.R.Heinemann,“Eu-
nuchi per il regno dei cieli”). Ovvero il principio in sé giu—
sto del “non uccidere” trova delle limitazioni in alcuni casi
(pena di morte, guerra giusta), non ne trova alcuno se si
tratta di contraccezione.
O di aborto: i teologi hanno dibattuto per secoli quan-
do avviene l’animazione: chi diceva che l’anima entrava
nell’embrione al momento del concepimento, chi al 40°
giorno per i maschi e all’80° per le femmine, dottrina que-
sta ultima che rimase prevalente fin verso la fine del XIX
secolo. Quando prevalse l’opinione dell’animazione si-
multanea, e questo portò ad un inasprimento della nor-
mativa: Pio XII nell’Allocuzione alle ostetriche del 1951
affermò che l’aborto è vietato anche quando permette alla
madre di sopravvivere. Concludendo: solo ripercorren-
do la storia della Chiesa si può contestualizzare e com-
prendere l’humus culturale di cui ancora oggi si nutre la
morale, rigida e colpevolizzante, di associazioni quali il
Movimento per la Vita, strettamente ossequienti ai pre-
cetti e alle disposizioni del Magistero.
La cui influenza si allarga ben oltre gli spazi dell’asso-
ciazionismo cattolico, come ha dimostrato la censura del-
la parola “preservativo” che la dirigenza dell’ente ha im—
posto alla RAI, azienda pubblica e voce della multiforme
società italiana. I





AI MARGINI

diAlida Castelli

PADRI SEPARATI
E (DONNE) ARPIE

he il maschilismo nel nostro Paese non sia in recessione
C lo si vede dal femminicidio che con più violenza è esplo-

so in questo periodo. Rimane nello stesso tempo da par-
te di quasi tutti i media - e dei vicini di casa puntualmente in-
tervistati - l'abitudine a considerare questi assassini delle per-
sone che fino a quel momento non avevano mai dato segnali
preoccupanti. Come se picchiare o molestare non fossero già
di per sé segnali gravi, che spesso le vittime avevano anche (pur-
troppo inutilmente) denunciato. Prevale ancora l'idea del 'rap-
tus' e non voglio qui parlare della confusione che si fa tra ama-
re e possedere, voglio invece affrontare alcuni segnali che avan—
zano e che dimostrano che non ci sono solo i casi estremi di fem-
minicidio, ma c'è una cultura di odio e disprezzo verso le don-
ne che si sta in qualche modo “organizzando". La prima è for-
mata da tutto quel terreno scivoloso e pericoloso che sta intorno
alla categoria “padri separati". Padri separati che vengono con-
trapposti non alle speculari madre separate, ma alle “donne se-
parate": nuova categoria di donne arpie pronte a tutto pur di
distruggere l'ex partner, ridurlo sul lastrico e via dicendo. Se ne
sono occupati giornalisti, fiction televisive e film. Sono nate as-
sociazioni ad hoc, perché i padri separati si sanno muovere bene,
nei media e fuori. Penso che sicuramente ci sia anche del vero,
ma rimanendo sui grandi numeri non possiamo non vedere la
statistica diffusa dalla Caritas, proprio chiamata in causa dai pa-
clri separati, che dice come i padri poveri si attestino - secon-
do la loro esperienza - sull'llO/o contro il 35% delle madri povere.
Che la povertà femminile avanzi è un dato diffuso con allarme
dall'Unione Europea, e proprio le famiglie composte da una ma-
dre sola con uno o più figli è il gruppo sociale più a rischio.
Nello stesso tempo, nessuno dice che la prassi dell’affidamento
condiviso ha ridotto drasticamente per le donne, anche disoc-
cupate, l'assegno di mantenimento che è sostituito da un in-
vito del giudice a trovarsi un lavoro.
Ed i padri separati hanno trovato un buon veicolo di diffusione
puntando anche sui social network. Su Facebook in particolare
si trova la seconda faccia, neanche tanto nascosta, della nuova
e pericolosa, a mio vedere, campagna contro le donne.
Fioriscono pagine, con profili accattivanti, anche per le donne
più sensibili, che si intitolano variamente contro la violenza e
a favore della libertà delle donne e che, avviando un dibattito
su episodi di violenza o simili, trovano poi sempre il modo di far
emergere la “colpa" della donna. Sono siti pericolosi in cui, se
non si è più che attenti, si cade facilmente rischiando persino
di sostenere campagne che ben poco hanno a che fare con la
difesa delle donne.
Anche per questo dobbiamo organizzarci: il maschilismo è vivo
e vegeto.

noidonne | aprile | 2012



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