Numero 4 del 2012
Obiettori. Di coscienza?
Testi pagina 30
8 marzo
al check point
militare
di Luisa Morgantini
Sfidare i divieti e andare al mare,
giocare e ballare insieme,
sono il pane e le rose della lotta
delle donne palestinesi
e israeliane
L’8 marzo al check point militare di Qalandia, in Palestina,
non è stato il giallo intenso delle mimose a dare il ben—
venuto alle centinaia di donne palestinesi e israeliane che
marciavano per la fine dell’occupazione israeliana, ma sol-
dati israeliani che ci hanno accolto con lancio di cande—
lotti lacrimogeni, gettiti di acqua puzzolente, bombe suo—
no che rompono i timpani, elettrosuoni che provocano
nausea e perdita di senso.
Malgrado fossimo maleodoranti e piangenti per i gas, con
la pelle che ci bruciava, eravamo tutte molto felici di es-
sere arrivate davanti a quel check point che segna la man—
canza di libertà di movimento dei palestinesi e l’annessione
coloniale israeliane della terra occupata nel 1967.
Anche lì si erge il muro, illegale come sentenzia la Cor—
te di Giustizia dell’Aja, costruito dal governo israeliano,
per dare sicurezza, come recita la propaganda, nei fatti
per annettersi più terra e acqua dividere la Cisgiordania
da Gerusalemme e dove, così come è vietato alle donne
e uomini palestinesi recarsi a Gerusalemme, è vietato alle
donne e uomini israeliani entrare nel territorio palestinese.
La manifestazione era stata indetta dal Comitato delle don-
ne lavoratrici, storica organizzazione palestinese e dalla
Coalizione delle donne per la pace israeliane, un movi—
mento formatosi durante la seconda Intifadah.
Molti i cartelli in arabo, ebraico ed inglese, uno per tut—
ti: le donne rompono le barriere!
Da ormai molti anni non si tenevano manifestazioni co-
muni tra donne palestinesi e israeliane.
I check point, la mancanza di libertà di movimento, ma
anche differenze politiche che, a partire dalla seconda In-
tifadah, avevano troncato le relazioni tra donne palesti—
noidonne | aprile | 2012
V
nesi e israeliane. Associazioni come il Jerusalem link o la
Commissione per una pace giusta in Palestina Israele ave-
vano cessato le loro attività .
Dopo la manifestazione ci siamo incontrate per bere un
tè e dare continuità alla lotta comune, “per la libertà e
l’eguaglianza†diceva Amal Khreshi, palestinese, “per far—
la finita con i crimini del mio governo e per la libertà di
tutte†le faceva eco Debbie Lermann, israeliana.
j; La manifestazione a Qalandia
i non è stata l’unica iniziativa a ri-
cordare l’8 marzo. Il 10 Marzo
a Beit Ummar, un paese sotto la
morsa dei coloni israeliani che
Vivono nella colonia sulla terra
confiscata agli abitanti del villaggio, circa duecento don—
ne palestinesi e israeliane hanno discusso di come prati-
care la disobbedienza civile, violando le leggi israeliane.
Una delle azioni di disobbedienza più volte ripetuta è sta—
ta quella di far entrare in Israele, bambini e donne pale-
stinesi per portarli al mare, luogo per loro proibito. “Ci
siamo assunte il rischio di essere arrestate, perché vogliamo
affermare il nostro diritto alla vita†spiegava Yusra Ha-
mamra di Yatta e a lei faceva seguito llana Hammerman
di Tel Aviv, “vogliamo mostrare al nostro governo che i
loro divieti non ci fanno paura, la nostra azione non è solo
umanitaria, ma è contro l’occupazione militareâ€.
Sfidare i divieti e andare al mare, giocare e ballare insie—
me, sono il pane e le rose della lotta delle donne palesti-
nesi e israeliane.
Non è stata però solo l’occupazione israeliana a mobili-
tare le donne palestinesi, mentre in quasi ogni città del-
la Palestina, Vi sono state manifestazioni in solidarietà con
Hana Shalabi, in sciopero della fame nel carcere israeliano
e con le prigioniere politiche, a Ramallah le donne rap-
presentanti di tutte le organizzazioni hanno incontrato il
presidente Mahmoud Abbas, per chiedere un impegno
maggiore dell’autorità palestinese per una legislazione che
assuma la difesa dei diritti delle donne e contro la violenza
non solo quella domestica, perché ricordava Zahira Ka—
mal, “noi donne lottiamo per la libertà nazionale ma an-
che perla nostra liberazioneâ€. I