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Numero 4 del 2012

Obiettori. Di coscienza?


Foto: Obiettori. Di coscienza?
PAGINA 24

Testi pagina 24

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OCCUPAZIONE FEMMINILE

LAVORO.
DIRITTO
NEOATO

diAnna Rea*

LA CRISI ECONOMICA E FINANZIARIA
HA PENALIZZATO SOPRATTUTTO
DONNE E GIOVANI. PER SUPERARLA
BISOGNA CONIUGARE LA DEMOCRAZIA
CON LA CRESCITA

correndo i dati dell'Organizzazione Internaziona-
le del Lavoro a primo acchito si evince un dato po-
sitivo per le donne lavoratrici che, dal 1997, sono
aumentate di 200 milioni di unità in tutto il mon-
do. Ma a guardare bene dietro a questi dati, ana-
lizzando la realtà Paese per Paese, si rivelano le
tinte cupe delle condizioni in cui sono ancora costrette ad
operare le donne.
La perpetrata negazione di diritti, in taluni casi anche quel-
li più elementari, le disuguaglianze salariali, le discrimi-
nazioni sui luoghi di lavoro, il tipo di occupazione in cui spes-
so sono “relegate” |e donne, sono tratti di un presente poco
confortante, ma che ci mettono in guardia sul lavoro e su-
gli strumenti ancora da adottare o da reinventare.
Ci sono donne nell'Asia del Sud o nell’Africa Sub-Sahariana
che lavorano presso un familiare o privatamente, senza ri-
cevere lo stipendio e senza nemmeno conoscere i diritti
basilari. E ci sono giovani donne dell'Italia meridionale che
lavorano anche 12 ore quotidianamente per poco più di 500
euro al mese; così come sono ancora tantissime le lavo-
ratrici costrette a firmare dimissioni in bianco, prassi che
estorce e nega la libertà di diventare madri. E ancora, oc-
corre un rogo in un sottoscala, a Rosarno, per scoprire
quante donne, soprattutto giovani, sono costrette a lavo-
rare nell'anonimato, in nero, per 4 euro all'ora.
Se ci inoltriamo nel mondo arabo, in alcune gruppi religiosi
musulmani, le donne non possono nemmeno fare la spe-

noidonne I aprile I 2012



sa, presentarsi in pubblico da sole, né possono vestire sen-
za mortificare il proprio corpo, Iì iI lavoro femminile non
è un diritto, ma è haràm, proibito. In tutti questi casi, con
le dovute differenze, siamo di fronte ad un “oscurantismo
dei diritti" esistente nel mondo orientale, quanto in quel-
lo occidentale globalizzato, tecnologico e del “benessere".
Anche qui, nei nostri “luoghi", nella nostra cultura, che han-
no visto, grazie alle generazioni passate, i frutti del-
l'emancipazione, la donna è ancora, come diceva Simone
De Beauvoir in una sua celebra opera del 1949, il “secon-
do sesso". La donna è il “secondo sesso" non solo nei di-
ritti, ma anche nelle opportunità e negli strumenti che le
si offrono, per fare carriera, per avere ruoli eminenti in po-
litica o nel mondo dell'economia e allo stesso tempo per
conciliare la vita lavorativa con quella familiare. Allora, ci
ritroviamo donne eclettiche, consumatrici di ore, di mul-
ti-attività e di lavoro da gestire spesso senza alcun sup-
porto, senza leggi all'avanguardia, senza la presenza di un
welfare efficiente e con poche, pochissime risorse. Eppu-
re da più parti si è dimostrato come le aziende guidate da
donne abbiano ottenuto risultati brillanti e lo stesso Go-
vernatore della Banca d’Italia e le numerose statistiche han-
no, in più occasioni, ribadito quanto l'occupazione femminile
possa incrementare la crescita del PIL.

L'attuale crisi economica e finanziaria non ha aiutato le
donne, anzi, sono state Ie prime ad essere state penaliz-
zate insieme ai giovani.

L’Italia è il fanalino di coda dell'Europa in quanto ad in-
vestimenti nel welfare, (nonostante il drenaggio fiscale che
si ha sul costo del lavoro) Io abbiamo visto per ultimo con
le scelte inique sulle pensioni, ma anche con i tagli effe-
rati che il Governo Monti ha dovuto realizzare nella sua po-
litica di austerityagli Enti Locali, ai Servizi sociali, alla Sa-
nità, alla Scuola, tutti settori che gravano direttamente o
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