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Numero 3 del 2012

D come differenti


Foto: D come differenti
PAGINA 10

Testi pagina 10

gò n.0. A

É
É
É





























PARLIAMO DI BIOETICA

CANCRO.

n.0. A

n.0. A

Giorgio Macellari *
Istituto Italiano di Bioetica
www.istitutobioetica.org

EALLE DONNE
GIOVANI CI-II CI PENSA?

uesto cancro al seno è davvero una

brutta bestia. Ma, tutto sommato, ormai

sappiamo come addomesticarla. Avrà an-

che i suoi bisogni d’infiltrarsi nel corpo

di una donna, a partire dalle sue mam-

melle, ma se lo si aggredisce in tempo non

ce la può fare - oggi, in media, siamo noi i più forti. Il di-
scorso cambia - e si fa un po’ più difficile - se vogliamo in-
quadrare la faccenda dal punto di vista della donna gio—
vane. Sarà che le

donne giovani

IL CANCRO AL SENO sono più Cpmpli-
È UNA BRUTTA BESTIA. 3310:3233:
ADDOM ESTICATA di fatto anche nei

confronti di que—

sto problema ci

si trova di fronte a
qualche ostacolo in più.
Tanto per cominciare, qual è la donna giovane? Non c’è
una definizione condivisa, in materia. E poi, parlare d’età
con le donne è sempre antipatico. Ma qui non possiamo
farne a meno. Così, un po’ arbitrariamente, definiremo,
“giovane” la donna che non ha ancora raggiunto i 45 anni.
Perché proprio 45? Prima di tutto perché, almeno in Emi-
lia Romagna - regione sotto questo profilo all’avanguardia
- lo screening mammografico comincia proprio a questa
età (nelle altre regioni si parte ancora dai 49 anni). Poi
perché si tratta di donne ancora fertili, quindi con pro-
blematiche speciali. Ancora, perché le loro mammelle -
rispetto a quelle “over” - sono più spesso“dense”, dun-
que più difficilmente indagabili con la Visita e la mam-
mografia. Ma la cosa che maggiormente preoccupa è il
dato epidemiologico: dall’inizio del nuovo millennio, pro-
prio nella fascia d’età fra i 30 e i 45 anni, si è registrato
un incremento di incidenza della malattia del 18%. Una
cifra che fa riflettere.
Ma non è tutto. Le forme di carcinoma mammario giova-
nili sono anche più minacciose, rispetto a quelle che in-
sorgono in menopausa. La ragione sta in parte nella mag-
giore aggressività biologica di alcuni tumori che colpiscono
le donne giovani (marcati da una specifica componente ge-

noidonne | marzo | 2012

netica), ma soprattutto nel ritardo con cui queste donne
giungono alla diagnosi, ritardo a sua volta giustificato pro-
prio con ciò che si diceva poc’anzi: mancanza di appelli me-
diante screening, ingenuità, distrazione, paura. E questo
fa sì che le lesioni vengano trattate in una fase mediamente
più avanzata.

Stando così le cose, si capisce facilmente come mai anche
le cure di queste forme tumorali saranno più agguerrite.
Non ci si riferisce tanto al trattamento chirurgico, che può
essere conservativo nel 70% dei casi (dunque in linea con
quanto accade nelle altre età). Nemmeno alla radioterapia
che, in genere, non si discosta dai protocolli tradizionali.
Ci si riferisce piuttosto alle cure adiuvanti, cioè alla che-
mioterapia e all’ormonoterapia. La prima, quando indicata,
è abitualmente aggressiva e comporta con molta frequenza
la perdita dei ca-
pelli (forza però!
poi ricrescono,
più belli e più for-
ti di prima). L’or-

LA DONNA È ‘GIOVANE’
QUANDO NON HA

ANCORA RAGGIUNTO monoterapia,'per
quanto non sra 1n
I 45 ANNI sé “cattiva” (le

donne in meno-

pausa la tollerano

con una certa di-
sinvoltura), si accompagna tuttavia alla cessazione del ci-
clo mestruale. Che, per una donna giovane, significa un in-
gresso brusco e indelicato in una menopausa inaspettata,
con tutte le conseguenze possibili: instabilità emotiva, di-
fetti cognitivi, ridotta concentrazione, cambiamenti nel-
l’attività sessuale, depauperamento della qualità di Vita. In-
somma, una serie di disagi che, passando attraverso la vita
intima della donna, rischiano di ripercuotersi anche su quel—
la familiare, relazionale, sociale e professionale. A ciò può
aggiungersi la frustrazione di un progetto di maternità per
le donne che ancora non hanno avuto figli. Ma per quan-
to riguarda quest’ultimo, delicatissimo, aspetto, le note po-
sitive sono almeno due. La prima: la donna, se lo deside-
ra, può farsi prelevare un frammento di tessuto ovarico,
farlo congelare per conservarne la funzione e farselo reim-
piantare al termine delle cure, in modo da tentare una gra-

n.0.
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