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Numero 7 del 2012

Sportive per passione


Foto: Sportive per passione
PAGINA 7

Testi pagina 7

ra caritativa verso la moglie. Sembra che la Chiesa non ab—
bia notato il numero terrificante di donne uccise da chi
dice di amarle e, se pensa la famiglia angelicata, non rie-
sce ad immaginare i maltrattamenti, le violenze e quei de-
litti odiosi che pure ben conosce in casa sua chiamati pe-
dofilia. Continuerà a menzionare i diritti propri delle don-
ne con la stessa sensibilità di un imam: continuerà a non
evangelizzare gli uomini, mentre la società civile continua
a pensare che la donna è “a disposizione”.

Intanto le donne sembrano avvilite e qualcuno si fa l’il-
lusione di poter tornare ai bei tempi, ma non è così: re-
spinte, le donne si chiudono e, di fatto, “staccano”. Il che
dovrebbe far paura ai politici (voterannOP), ma non meno
alle religioni. Le “care sorelle” non sono più le stesse, se
è vero che don Armando Matteo ha scritto “La fuga del-
le quarantenni” per denunciare che la frequentazione del-
la Chiesa si riduce alle nonne e ai bambini della prima co-



munione. Non sarà certo il supplemento del giovedì del-
l’Osservatore Romano dedicato al femminile a illuderle
che la Chiesa si fa attenta ai loro diritti. Tanto più che sta
dimostrando di andare con mano pesante nei confronti
delle consorelle americane. Il Vaticano, infatti, ha man—
dato gli ispettori e ha commissariato l’organismo che riu-
nisce l’80% delle superiore delle congregazioni femmi-
nili statunitensi: troppo liberal, troppo ben disposte ver—
so l’abortista Obama, troppo attente all’accoglienza di gay,
lesbiche, trans, troppo studiose del sacerdozio. Anche que-
ste sono vertenze di famiglia; e non delle meno significative.
Ma se chi parla di amore non rispetta i diritti, la famiglia
non regge: si divorzia anche dalla Chiesa... I

AI MARGINI

diAIIda Castelli

DICONO CHE SIA
UNA BUONA NOTIZIA...

l Governo Monti si è assunto l'impegno di varare un oppor-
I tuno programma affinché dal 2016 le donne e gli uomini a
parità d'incarico godano dello stesso stipendio.

L'approvazione di un ordine del giorno al Senato è stata riportata
dai media come una buona, anzi eccellente notizia. Nel 2016 fi-
nalmente si metterà fine alle discriminazioni di cui soffrono le
poche lavoratrici del nostro Paese (non dimentichiamo infatti
che da noi lavorano meno di 5 donne su 10), non a causa solo
di reali difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia, ma anche per
il pregiudizio che la figura della lavoratrice continua a subire nei
luoghi di lavoro. La discriminazione del differenziale retributi-
vo riguarda infatti anche quelle che, per qualunque motivo, non
hanno figli. E ce ne sono ormai molte.
Quindi aspettiamo fiduciose, ancora qualche annetto e poi tut-
to cambierà. Di notizie come queste a dir la verità ne abbiamo
sentite già altre volte.

Forse nessuno/a ci crede, o nessuno/a ricorda quel minimo di
storia dell'avanzamento dei diritti delle donne nel nostro Pae-
se per indignarsi il dovuto, davanti all'apparente buona notizia.
L’articolo 2 della legge 903/77, quindi una legge di 35 anni fa,
recita infatti: “La lavoratrice ha diritto alla stessa retribuzione
del lavoratore quando le prestazioni richieste siano uguali o di
pari valore. lsistemi di classificazione professionale ai fini del-
la determinazione delle retribuzioni debbono adottare criteri co-
muni per uomini e donne. ”

Mi sarei aspettata, come minimo, che qualcuno ci chiedesse scu-
sa per non aver mai applicato questa legge e tutte quelle che
successivamente l'hanno ribadita.

Mi sarei aspettata che tutto il decisionismo sperimentato sul-
la riforma delle pensioni producesse dei risultati un po' più
certi e celeri per mettere fine a questa vera e propria ingiu—
stizia. Invece nella riforma delle pensioni abbiamo assistito
proprio all'esatto contrario di quello che con l'ordine del gior-
no approvato si è prefigurato. Nessuna misura specifica, nes-
sun tentativo di rimuovere ostacoli. Una parità appiattita che
diventa ingiustizia. Ingiustizia che si ripercuote non solo ne-
gli anni di vita lavorativa, ma anche - ed in maniera consistente
- sui redditi da pensione.

Ma nessuno più si meraviglia di nulla, nessuno si chiede come
fanno a vivere quelle donne e quelle persone che percepisco-
no una pensione sotto i 500 euro (e non sono proprio poche),
per la stragrande maggioranza sono donne e per di più sole.
Forse nessuno si aspetta e si aspettava miracoli dopo anni di di-
sastri di ogni tipo, ma qualche segno lo pretendevamo, doven-
do fare sacrifici non solo per il passato ma anche per prefigu-
rare un futuro migliore.

noidonne | luglio—agosto | 2012



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