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Numero 7 del 2012

Sportive per passione


Foto: Sportive per passione
PAGINA 15

Testi pagina 15

minile è viatico contro la ten-
denza alla mediocrità per-
ché: “annulla la bruttezza del-
le magre denutrite come del-
le grasse e obese", per la so-
cietà europea il predominio
maschile resta di pertinenza
dell'atleta uomo. Record e
medaglie sono affari per uo-
' mini o meglio per donne “ma-
scolinizzate", con muscoli in evidenza e qualche volta baffi. In Gran
Bretagna le olimpioniche sono chiamate “sportsmen” e ovunque
le immagini di campionesse sottolineano la perdita di armonia e
grazia femminile. In “Amore e ginnastica", di Edmondo De Ami-
cis, una delle protagoniste conferma lo stereotipo dominante: “La
ginnastica per le ragazze ha anche i suoi inconvenienti. | maestri
di ballo osservano che toglie la grazia e abitua ai movimenti scom-
posti. Così i maestri di pianoforte dicono che, quando tornano dal-
la palestra, le signorine non san più suonare. Anche i professo-
ri di disegno si lamentano". Bisogna aspettare le Olimpiadi di Ber-
lino del 1936 per vedere una italiana sul podio. È Ondina Valla |a
vincitrice della prima medaglia d'oro, nella specialità degli 80m
a ostacoli, record rimasto imbattuto fino al 2004. Anticattolico
e antiborghese, i| regime nazista si serve del genio artistico del-
la cineasta Leni Riefenstahl per celebrare il mito del Terzo Reich.



I| vigore e la bellezza di un corpo agile che scala la vetta inaugura
la serie dei cosiddetti film di montagna, cerniera culturale alla re-
vanche di una nazione piegata dalla Prima guerra mondiale.

7 7 La perfezione estetica di cor-
pi seminudi che invadono lo
A.Wa«.& .3 schermo, tra natura incon-
' ' " - taminata epratiche ginniche,
. diventa simbolo e propa-
‘ ganda per la rigenerazione
nazionale. Ma il clou viene
raggiunto nel film ’Olympia’,
Capolavoro cinematografi-
co considerato oggi negli Stati Uniti uno tra i dieci migliori film del
mondo. Un'opera innovativa che sfrutta ogni possibile inquadra-
tura, che inventa aerostati per lanciare telecamere a riprendere
il gesto atletico, dando il via a una vera e propria rivoluzione ci-
nematografica. È un film che esalta le vittorie alle Olimpiadi di Ber-
lino del 1936 di donne e atleti di colore come Jesse Owens - quat-
tro ori nell'atletica leggera e un record ancora imbattuto - e che
per questo piace poco a Hitler. Con ’Olympia', Leni Riefenstahl im-
pone un genere che non avrà uguali. Le donne entrano di diritto
nel pantheon dello sport. L'ideale di bellezza greco, tanto caro al-
l'estetismo germanico, viene rispettato e le atlete, per la prima
volta vincenti sul grande schermo, mostreranno intatta la propria



bellezza e femminilità, senza baffi.

QUANDO LE DONNE
NON POTEVANO CORRERE...



Si chiamava Stamati Revithi. Di lei
sappiamo poco. Conosciamo il so-
prannome che le affibbiarono: Mel-
pomene, ossia: “la dea che canta".
Nel mito greco, era una delle nove
muse che presiedeva alla tragedia.
Nel 1896 era semplicemente una
donna che voleva correre per lavo-
rare, partecipando alle prime Olim-
piadi del'età moderna che si tenne-
ro ad Atene. Un concetto sempre va-
lido. Ieri come oggi. Usare il corpo
per diventare visibili, ottenere un la-
voro e guadagnare soldi. Le crona-
che sportive cela descrivono come
un'esile trent'enne, bionda e alta. Era
vedova e madre di due figli da sfa-
mare. In un'epoca in cui per spostarsi

da un paese a un'altro si andava an-
che a piedi, Stamati correva. L0
aveva sempre fatto, fin da ragazza,
macinando chilometri a forza di vo-
lontà. E lo fece anche quel giorno
quando decise di andare ad Atene
per partecipare alla maratona, di-
ventare famosa e guadagnarsi da vi-
vere. Un colpo di genio. Un atto di di-
sperazione. O l'unica possibilità di es-
sere notata per una donna veloce e
con un corpo da atleta. Più grandi
sono le difficoltà e più a infrangerle
la comunicazione passa. In breve Sa-
mathi diventa un caso. Davide con-
tro Golia. La donna che sfida I'apar-
theid di genere voluto dall'invento-
re dei moderni Giochi. Come nella
Grecia antica le prime Olimpiadi
dell'età moderna dovevano essere di
esclusiva pertinenza maschile. Per il
barone de Coubertin, in linea con gli

atout dell'epoca, le donne erano
per natura inferiori ai maschi e, tut-
t'al più, per loro si sarebbero potu-
te organizzare competizioni sepa-
rate. In data da destinarsi. Ma Sa-
mathi non ci sta e partecipa lo stes-
so. Contro tutto e tutti. Corre fino al
villaggio di Maratona e da sola, in 4
h e 30', copre ìI percorso regola-
mentare. Un successo, presto in-
terrotto dalla beffa di vedersi impe-
dito l'ingresso allo stadio. A nulla ser-
vono i tentativi di convincere l'eser-
cito di ufficiali che la ferma, di te-
stimoniare almeno regolarità e tem-
pi della gara. Nel medagliere olim-
pico il suo nome non compare e del-
l'impresa di Melpomene, la dea che
canta, se ne occuperanno solo le cro-
nache dei giornali.

Emanuela Irace

noidonne | luglio—agosto | 2012



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