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Numero 7 del 2012

Sportive per passione


Foto: Sportive per passione
PAGINA 14

Testi pagina 14

FOCUS



4 ASPETTANDO LONDRA ZOlZ

OLIMPIONICHE,
NON PER CASO

DALL’ANTICA GRECIA

ALLE OLIMPIADI MODERNE,
LA STORIA SPORTIVA

DELLE DONNE.

IN SALITA

’ uso dello sport per formare giovani utili alla guerra è
una delle prime conquiste degli stati nazionali. Lo sa-
peva bene il barone de Coubertin cui si attribuisce l'er-
ronea citazione del detto: “l'importante non è vince-
re ma partecipare”. Per l'aristocratico inventore del-

Io scoutismo e delle Olimpiadi moderne, lo sport era la risposta
più congrua per irreggimentare masse di giovani e addestrarli a
quel che per molti era considerata una sorta di continuazione o
preparazione alla guerra in tempo di pace. Un sistema in parte
conosciuto fin dall’antichità.

Basato su ideali di cameratismo e virilità che creano quella for-
ma di amicizia superiore a tutte le altre, che ancora oggi con-
traddistingue molte delle relazioni tra maschi, dando a queste,
una forza che tra donne è impensabile avere. Uno spirito di grup-
po, di rete e di lealtà che nell'agonismo non lascia tossine o stra-
scichi di invidia, preferendo al veleno della rivalsa quello del-
l’emulazione. Un rapporto sensuale senza sessualità. Un ammi-
razione estetica o intellettuale senza code di possessività.
L'ideale di bellezza e forza degli eroi greci diventa stereotipo di
un modello nazionalistico che, specie in Germania, si impone tra
gli elementi costitutivi del futuro Stato unitario. Niente a che ve-
dere con le origini delle gare sportive che nell’antica Grecia si chia-
mavano Agoni e che non erano altro che saggi atletici o eque-
stria sfondo religioso. Gare sportive in ricordo degli eroi morti.
Giochi funebri in onore degli Dei. Come le “Olimpiadi" che ogni
quattro anni celebravano Zeus, nella pianura dell'Elide, la co-
siddetta Olimpia, sacra all'oracolo del padre degli dei e al dio Cro-
no. Gare che si fanno risalire al 776 a.C. data a partire dalla qua-
le si iniziano a registrare i nomi dei vincitori. Che celebrassero

o noidonne | luglio—agosto | 2012



di Emanuela Irace

gli eroi o che fossero
una tregua diplomatica -
che trasferiva la compe-
tizione dal campo di bat-
taglia a quello atletico -
le Olimpiadi erano gare
precluse alle donne.
Bisogna aspettare i gio-
chi di Parigi del 1900 per trovare Ie prime atlete.

Timide e vestite di tutto punto e solo in alcune specialità, consi-
derate non disdicevoli per le donne. Dall'iconografia sportiva si com-
prende Io spirito dei tempi e il clima di un'epoca di profondi cam-
biamenti. L'entrata in scena dei primi Stati nazionali post napo-
leonici, che competono seguendo una logica imperialista, apre la
porta allo sport femminile. Sono le due principali dittature con-
tinentali: nazismo e fascismo a sdoganare il corpo delle donne.
L'ideologia che sottende è quella della purezza. Salute e vigore
fisico sono cardini necessari alla razza e alla sua progenie.

Le donne sono fattrici, destinate a mettere al mondo figli e un
corpo sano, temprato dall'atletica, è la migliore garanzia per una
stirpe forte da spendere sui campi di battaglia. I| modello domi-
nante di madre-moglie-esemplare o della donna bella il cui solo
compito è donare piacere al maschio, convive ambiguamente con
l'ideale di perfezione fisica derivato dallo sport. Per le donne è
l'igiene ginnica, più che l'atletismo da competizione, a diventa-
re base di un salutismo reazionario che non contempla diminu-
tio, malattie o difetti fisici. Gli occhiali sono un tabù per le don-
ne. E alle giovani impegnate in saggio parate ginniche ne è vie-
to l'uso. Se per la politica e l'ideologia fascista lo sport al fem-

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