Noi Donne Home La Nostra Storia Archivio Materiali Contatti

Ricerca nell'Archivio

Numero 7 del 2012

Sportive per passione


Foto: Sportive per passione
PAGINA 18

Testi pagina 18

FOCUS %%/%W





Queste Olimpiade vedono l'in-
gresso per Ia prima volta del
pugilato femminile. Cosa pen-
si della richiesta rivolta dal pre-
sidente della Federazione in-
ternazionale della box alle atle-
te di indossare gonnellini svo-
Iazzanti al posto del tradizio-
nale completo con pantalonci-
ni? La domanda vera è: ma sia-
mo ancora Ii?

Non lo sapevo! La risposta è: quel-
l'uomo si è bruciato il cervello! Non
ci posso credere. lo insieme alle
mie compagne vincemmo tanti ani fa una storica battaglia per
indossare finalmente dei normali pantaloncini (quelli che vengono
usati anche oggi) rifiutando i classici slip di allora, che riteneva-
mo molto meno dignitosi per delle atlete in campo, che voleva-
no solo essere considerate per quello che sapevano esprimere
ln termini sportivi. Hanno fatto benissimo le pugili a rifiutare.

CRISTINA GIAI PRON
PAGAIANDO CONTRO CORRENTE

Un curriculum di alto profilo quello di Cristina Giai Pron, che ha
esordito a 15 anni in campo internazionale arrivando a gareggiare
a livello olimpico nella specialità del kayak slalom.

Cristina tu di Olimpiadi ne sai qualcosa, visto che nella tua
carriera vi hai partecipato ben 5 volte. Ci racconti come hai
iniziato?

II merito è stato della mamma, che fin da piccola mi ha spinto
a provare diversi sport. Sono partita dalla ginnastica artistica.
Già lì è emerso il mio spirito molto competitivo; ero persino
competitiva con la musica, volevo sempre finire prima di lei.
Un'amica di mia madre le consigliò poi la canoa, anche per-
ché avevo un fisico gracilino e si pensava che questo sport po-
tesse alutare a rinforzarmi. Così a 8 anni mi hanno iscritta al
circolo “Amici del fiume di Torino". Lì ho incontrato la canoa.
Gli inizi sono stati un po' forzati dal volere materno, ho avuto
la fortuna di incontrare persone in gamba. Come puoi imma-
ginare era un ambiente quasi esclusivamente maschile e
quindi la mia competizione era obbligatoriamente coni ma-
schi. H0 iniziato ad avere qualche risultato e a 14 anni avevo
proprio voglia di spaccare il mondo. A 15 anni ho vinto le se-
lezioni perla Coppa del Mondo nella categoria seniores e a 17
avevo già conquistato il posto per la prima Olimpiade.

Per quali motivi ancora oggi ci sono poche donne che si av-
vicinano alla canoa?

Ci vuole molto coraggio: è uno sport tutto in ambiente natura-
le, fiumi mossi, freddo, non cl sono strutture, non ci sono docce,
spogliatoi. Ci si allena in luoghi dove molto spesso lo spogliato-
lo è la tua macchina e non tutte le ragazze sono attirate da que-

0 noidonne | luglio—agosto | 2012



ste condizioni . Ci vuole inoltre molto coraggio per mettersi in gio-
co proprio con l'elemento acqua, quella più impetuosa che tal-
volta finisce con l'avere il sopravvento sulle tue stesse forze e al-
lora ti accorgi che può anche capitare di farsi un po' male.

Hai ripetuto due volte questo concetto del coraggio. Lo dici
perché pensi che le donne non siano coraggiose?

Le donne sono coraggiose, non dico questo. Ma il tipo di sport che
io pratico, il kayak slalom, si pratica in situazioni un po' particolari.
Negli ultimi anni si è andati sempre di più verso la pratica in canali
artificiali, che necessariamente tendono ad essere sempre più
spettacolari e dl conseguenza difficili tecnicamente per chi Il deve
affrontare. I percorsi sono identici sia per gli uomini che per le
donne; sono identici sia il tratto di canale da percorrere che il per-
corso disegnato dalle “porte" (passaggi obbligatori in gara). È



chiaro che i due elementi che
fanno la differenza sono la
., forza e il peso, fattori che
come puoi immaginare tecni-
camente influiscono moltis-
simo. Se pesi 50 kg o ne pesi
80 la differenza tecnica è
enorme, sia per il peso nella
barca sia per la forza fisica
che sei in grado di esprimere.
È una gara molto difficile per
una donna, molto più che per
un uomo e questo quindi in-
cide molto sui numeri delle
praticanti. Questa differenza
sui numeri è ancora più evi-
dente in Italia rispetto al-
l'estero; penso per un discorso sia di mentalità che di strutture. In
Italia non esiste un canale artificiale costruito ad hoc e quindi è
molto difficile fare esperienza ln sicurezza. Per questo motivo par-
lavo di coraggio: buttarti giù in un fiume spesso da sola senza nes-
suno che ti supporti in sicurezza non è una esperienza che in tante
si sentono dl affrontare.


©2017 - Noi Donne - Iscrizione ROC n.6292 del 7 Settembre 2001 - P.IVA 00906821004 - Privacy Policy