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Numero 11 del 2008

L'inverno dei diritti


Foto: L'inverno dei diritti
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Testi pagina 33

noidonne novembre 2008 33
questa è un'idea che non condividiamo.
Proviamo a lavorare con loro negli
eventi nazionali, ma ci separano pro-
fonde differenze nella visione della poli-
tica e delle questioni sociali. Purtroppo
ci sono troppe persone che hanno perso
tutto e che pensano che la religione sia
la soluzione dei loro problemi". Para-
dossalmente donne come Ghaida po-
trebbero essere più in sintonia con le
laiche israeliane, che con quelle di Ha-
mas? "E' diverso. Le donne di Hamas so-
no parte del mio popolo e vivono i no-
stri stessi problemi. Ci sono differenze
tra destra e sinistra ma dobbiamo lavo-
rare insieme perché la nostra storia è la
storia del nostro stesso popolo. Per
quanto riguarda le donne israeliane le
cose sono diverse. Realisticamente, vo-
gliamo due stati per due popoli, ma ve-
diamo che ogni giorno Israele dice di
volere la pace e invece non si comporta
in modo coerente con queste afferma-
zioni. Se le speranze di pace sono così
flebili, come possiamo capirci con le
donne israeliane? Cerchiamo il dialogo
comunque, perché sappiamo che sono
madri anche le madri israeliane e ca-
piamo il loro dolore. E' su questo che la-
voriamo, anche perché sappiamo che le
donne israeliane nella loro società sono
discriminate e che non possono prende-
re parte alle decisioni del loro Paese".
Parla di amore materno Ghaida, che ha
divorziato prima di poter diventare ma-
dre e che ha dedicato la sua vita alla
politica e alle donne. Lo scenario politi-
co intanto si muove e a una donna, Tip-
zi Livni, è passato il testimone per gesti-
re quella delicata situazione. La speran-
za di politiche israeliane 'altre' c'è. I
dubbi anche.
Foto di Tiziana Bartolini
il racconto delle lotte delle donne palestinesi in un incontro
a Ramallah. Il difficile cammino per la conquista della
libertà di un popolo e della dignità di genere
Calendario UDI
Stop
al femminicidio
Partirà il 25 novembre da
Niscemi, luogo in cui Lorena
Cultraro, 14 anni, è stata uc-
cisa da tre suoi "amici", e si
concluderà a Brescia dove
Hiina Saleem è stata assassi-
nata dal padre perché "colpe-
vole" di non essere una buo-
na musulmana, la "Staffetta
di donne contro la violenza",
organizzata dalle donne del-
l'Udi per prendere pubblica-
mente parola contro il "fem-
minicidio".
L'iniziativa che durerà un
anno intero e attraverserà l'I-
talia sarà accompagnata dal
Calendario UDI 2009 che
raccoglie "le parole che ab-
biamo detto in questi anni,
parole che si possono rin-
tracciare nei documenti na-
zionali, ma anche nei comu-
nicati delle realtà territoriali
o nelle lettere di singole don-
ne". Il testo, curato da Ingrid
Colanicchia, e tradotto in italiano, arabo inglese, francese e rumeno ripercorre
le esperienze dell'UDI degli ultimi anni e sottolinea con forza le parole che non
si vogliono pronunciare: "femminicidio", "violenza sessuata".
Una violenza che "eletta a strumento col quale moderare e controllare i com-
portamenti femminili per garantire il mantenimento dell'ordine patriarcale e
dunque del potere, non è violenza comune ma violenza che mina all'identità del
soggetto in quanto donna".
La parte grafica del Calendario, in armonia con lo scritto, è tutta incentrata
sul corpo femminile.
Le rappresentazioni metafisiche, realizzate da Carla Cantatore, emozionano
nella loro glacialità; sono corpi femminili raffigurati come manichini che "rap-
presentano guscio e armatura piuttosto che sostituzione della carne, sono a di-
fesa della fragilità del nostro corpo.(…) quel collo è una sorta di cornucopia e
da quella si eroga, si distribuisce, si dona la grande energia che può essere ma-
teriale o spirituale ma è quella che specialmente viene dalle donne". "Hina e Lo-
rena siamo noi".
Le tragiche vicende delle due donne diventano la parola d'ordine che defini-
sce il paradigma della violenza sulle donne ma le ragioni del femminicidio che
avvelena il nostro pianeta si ravvisano nella dichiarazione di F. Pala alla Scuola
Politica dell'UDI 2008: "Le antiche domande, amore e bellezza, risultano così
dolorosamente in - castrate dentro strutture sociali e culturali dominanti che
le donne vivono con fatica. Il corpo di donna si trova a muoversi, crescere e agi-
re in un ambiente che è chiaramente 'informato' allo sguardo maschile".


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