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Numero 11 del 2008

L'inverno dei diritti


Foto: L'inverno dei diritti
PAGINA 32

Testi pagina 32

novembre 2008 noidonne32
Siamo al terzo pianodi una palazzina al
centro di Ramallah, do-
ve le donne del Palesti-
nian Working Women
Society for Development
gestiscono un ristorante,
"Al - Zowadeh" , e un
punto di promozione
dell'artigianato femmi-
nile. Mentre a tavola ar-
rivano zuppe e insalate,
guardiamo la città dalle
finestre che affacciano
sulle vie animate dal
traffico e dalla folla indaffarata. A fati-
ca, nel frastuono che accompagna il
pranzo, raccogliamo la testimonianza
di Ghaida Rishmawi, una donna molto
speciale - oggi tra le rappresentanti in
Palestina dell'International Women's
Commission (www.iwc-peace.org) - che
racconta una storia vissuta insieme a
tante compagne. La sua vita si identifi-
ca con il percorso del movimento delle
donne palestinesi, che "hanno comincia-
to a combattere agli inizi del secolo
scorso". E che ancora oggi continuano.
Gli occhi neri, vivi, sono il baricentro di
un viso che racconta 60 anni attraver-
sati da una causa forte, che ha segnato,
stroncato, vite e famiglie."L'impegno
delle donne per la questione nazionale
palestinese risale agli anni venti, quan-
do combattevano nelle campagne e nel-
le città contro l'immigrazione ebraica.
Durante 'la rivoluzione' del 1936 hanno
supportato gli uomini organizzando
conferenze e assemblee e poi, fino al
1948, hanno dato prova di essere anche
più forti degli uomini, che erano a casa
e non facevano nulla. Nei campi dei ri-
fugiati le donne si battevano per porta-
re avanti la battaglia per l'identità na-
zionale e contemporaneamente cresce-
vano i figli e pensavano al loro futuro.
Poi cominciarono ad organizzarsi e fon-
darono organizzazioni
femminili che aiutava-
no gli orfani e portava-
no sostegno nei campi
profughi. E' stato dal
1967 che, pian piano, le
donne sono state coin-
volte più direttamente
nel movimento politico
organizzando scioperi e
manifestazioni, alcune
si sono anche impegna-
te nei gruppi militari
che contrastavano le
occupazioni. Non erano
molte, ma dimostravano di voler parte-
cipare direttamente. Man mano che cre-
sceva il movimento nazionale cresceva
la partecipazione delle donne, che nel
1976 per la prima volta votarono e po-
terono anche candidarsi. Erano elezioni
municipali e molte furono elette, comin-
ciammo così a far crescere delle leader a
livello locale. Le donne votando l'OLP
avevano riconosciuto chi poteva aiutar-
le. Erano donne di sinistra che mostra-
vano di avere una coscienza politica,
erano impegnate prima di tutto per la li-
berazione della Palestina e allo stesso
tempo per la libertà delle donne. Tene-
vano insieme le due esigenze". Come si
ponevano gli uomini di fronte a questa
crescita del movimento femminile? "Gli
uomini avevano bisogno dell'energia
delle donne, le quali d'altra parte senti-
vano che se riuscivano ad avere un ruo-
lo nel movimento nazionale di libera-
zione avrebbero potuto anche cambiare
gli stereotipi che le imprigionavano. Il
movimento femminile ne intercettava i
bisogni, cercava di risolvere i loro pro-
blemi e di aumentare la consapevolezza
dei loro diritti, combattendo ad esempio
le discriminazioni nel lavoro e nei sala-
ri. E' stato duro anche far diventare le
donne membro dei sindacati. Nel 1964
nasce la General Union of Palestinain
Women, che era parte dell'OLP. Poiché
l'attività politica si svolgeva clandesti-
namente, per aggirare i controlli le don-
ne lavoravano a programmi sociali. Co-
sì mentre avvicinavano altre donne per
portare aiuti concreti, le sensibilizzava-
mo sulle questioni di carattere politico e
sulle responsabilità che aveva Israele
per le carenze dei servizi. Nella seconda
Intifada le donne erano più presenti nel-
le istituzioni e più forti nei rapporti con
l'altro sesso. Ma negli anni '70 abbiamo
lavorato molto affinché l'impegno poli-
tico delle donne fosse accettato nella so-
cietà. Le famiglie erano molto spaventa-
te e avevano paura che le figlie non si
sarebbero più sposate, ma noi spiegava-
mo che dovevano essere orgogliosi che
le loro donne fossero combattenti e che
andavano in prigione per difendere gli
interessi di tutti. Questa è stata una del-
le più profonde differenze tra la prima e
la seconda Intifada. La mentalità era
molto cambiata e il rispetto con cui
erano viste le donne attive nel movi-
mento le ha rese più forti, sono aumen-
tate le leader anche nelle aree rurali e la
loro autorevolezza è riuscita ad imporre
un nuovo modello di donna, più rispet-
tato". Ghaida Rishmawi negli anni set-
tanta era impegnata a livello nazionale
e, come molte altre donne, è stata in pri-
gione per due anni e mezzo, dal 1980
all'82, e ha subito anche gli arresti do-
miciliari. Per quale ragione è stata in-
carcerata, le chiediamo. Perché era
membro del fronte popolare e faceva at-
tività politica con le donne come volon-
taria, ci dice. Forse si è spinta nella lot-
ta armata? Ci risponde che crede nella
non violenza e che la sua attività si è
svolta solo sul piano politico. Oggi con
l'OLP in crisi e Hamas in crescita, che
prospettive hanno le donne palestinesi?
"Vedo più ostacoli che in passato. C'è
un movimento femminile di Hamas che
non tiene separato Stato e religione e
Palestina
Ghaida, una vita per la politica
Tiziana Bartolini


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