Numero 6 del 2012
Un fiore per Melissa
Testi pagina 44
TEATRO
DRAMMATURGHE FRA
'FEMMINILE' E 'FEMMINISTA'
di Elisabetta Colla
LO SPAZIO PUBBLICO
E IL RACCONTARSI AL DI FUORI
DI OGNI IDEALE MASCHILE.
UNA CONVERSAZIONE
CON L'AUTRICE E REGISTA
TEATRALE MARIA INVERSI
ncora oggi, dopo secoli di attesa, le autrici di te—
sti teatrali sono in coda agli uomini - quantitati-
vamente parlando, s’intende - e faticano a met-
tere in scena
le loro opere.
Ma sono nu-
merose e appassionate,
ed usano linguaggi di- I
versi. Parlano di fami-
glia, sesso, vita, morte e
riscrivono i miti attra-
verso cui, a volte, raccontano l’attualità . Il loro è un sen-
tire che pretende di essere ascoltato come soggetto pensante
autonomo. Ma forse la riflessione sul femminile (differenza
di genere, ‘sé’ soggettivo e sociale) e il pensare politico sul
senso dell’essere donne consapevoli e capaci di guardare
alla cultura patriarcale con consapevolezza, libertà e necessitÃ
di cambiamento, potrebbe oggi essere implementata e ri-
messa al centro delle esperienze narrative di tutte le autrici.
Quel “Séâ€, a volte, anche oggi, offre ancoraggio alla cul-
tura maschile con cui è difficile, comunque, farei conti. ‘noi-
donne’ ha incontrato su questo tema l’autrice e regista tea—
trale Maria Inversi, vincitrice di numerosi riconoscimenti
e sempre impegnata sui temi forti al femminile.
noidonne I giugno I 2012
COSA PENSA DELLA SCRITTURA TEATRALE FEMMINILE,
PASSATA E PRESENTE?
La scrittura teatrale delle donne ha una storia relativamente
giovane, nasce, per quel che ne sappiamo, nel novecen—
to nei conventi e prosegue, in questi luoghi lontani dagli
echi del mondo, nel medioevo e fino a tutto il settecen-
to su temi mariani e cristologici. Fuori dai conventi, co—
nosciamo pochi casi di scrittrici di teatro, testi costruiti
in rima (come d’uso) da attrici che dalla fine del cinque-
cento in poi cominciano (dileggiate) a “calcare le sceneâ€
(premere, pestare). Dunque, a imporre un’esistenza e un
corpo che, destinato alla procreazione, diviene corpo ero-
tico e desiderabile per tutti. Lentamente, entrano in cri—
si certezze culturali antiche come il “genere†femminile
pudico, timoroso ecc. Parlare in pubblico, darsi l’auto-
rizzazione a dire, è atto fortemente politico. Per tale ra—
gione, ritengo, il diritto di voto in Italia sancisce una for-
ma di diritto al pensiero, all’istruzione, alla cultura anche
per le donne meno abbienti e, la scrittura teatrale, co—
struisce spazi di desideri mentali tra le donne che fre-
quentano i teatri, osservano. È il diritto di dire “noâ€, “non
tu“, “non così“, ma a modo mio. Sì, anche amante, ma per
scelta. È una storia lunga e complessa quella della scrit-
tura teatrale se si pensa che persino Gaspara Stampa (ama-