Noi Donne Home La Nostra Storia Archivio Materiali Contatti

Ricerca nell'Archivio

Numero 6 del 2012

Un fiore per Melissa


Foto: Un fiore per Melissa
PAGINA 10

Testi pagina 10

gò n.0. A

ì
É
É



































PARLIAMO DI BIOETICA

EMERGENZA

CARC ERI AI LIMITI

A... A

n.0. A

Franco Manti *
Istituto Italiano di Bioetica
www.istitutobioetica.0rg

DEL VIVERE CIVILE

UNA REALTÀ DRAMMATICA

l Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel discorso
di fine anno ha affermato: “L‘emergenza della condizione di-
sumana delle carceri e dei carcerati” è uno dei “limiti del no-
stro vivere civile”. Qualche mese dopo, in un’intervista rila-
sciata a Speciale Tgl-l’inchiesta del 26/03/2012, il ministro
della Giustizia Paola Severino Di Benedetto, si è impegnata
a recuperare i fondi necessari a cambiare la filosofia del rap-
porto fra detenuto e carcere. “Il carcere - ha dichiarato - deve
essere un luogo certamente di punizione ma anche di re-
denzione, di ritorno alla società. Noi dobbiamo fare qualunque
sacrificio perché questo avvenga”. Al fine di mettere in atto
il cambiamento di cui sopra, il ministro ha annunciato l’im-
missione di settecento nuovi assunti nell’organico del Corpo
di Polizia Penitenziaria. Al di là dell’enfasi indotta da espres-
sioni come redenzione, sarebbe più appropriato e realistico
parlare, ad esempio, di rieducazione, va rilevato come: 1. Il
cambiamento di filosofia di cui parla il ministro sia previsto
dall’art. 27 della Costituzione e all’ art. 2 del DPR 43 1/ 76; 2.
Quella del rapporto fra detenuto e carcere sia uno dei pro-
blemi e non il problema; 3. L’impiego di risorse economiche
e l’assunzione di personale costituisca una condizione ne-
cessaria, ma, di per sé, non sufficiente a cambiare la situazione.
Le emergenze che caratterizzano il sistema penitenziario italiano
sono molteplici: il sovraffollamento, i suicidi, la condizione del-
le madri detenute (e dei loro bambini), le case di reclusione mi-
norili, la piena attuazione di quanto disposto dal D.P.C.M.
1/04/2008, con il passaggio della sanità penitenziaria al Siste-
ma Sanitario Nazionale e la chiusura degli Ospedali Psichiatrici
Giudiziari l’effettiva rieducazione dei detenuti e la progettazione
e gestione del loro reinserimento nella società. I dati statistici
sono, insieme, esplicativi e inquietanti. Più di qualsiasi parola,
ci aiutano a capire quanto si debba uscire da un approccio ba-
sato sulla legislazione di emergenza e il contenimento della spe-
sa (fine a se stesso) cui sembra, comunque, ispirarsi il recente
D.L. 211/2011, comunemente detto “salva carceri”. Il nume-
ro dei detenuti, nei 206 istituti penitenziari, al 31/01/2012 am-
monta a 66.973 unità (di cui 2872 donne, 24.231 stranieri, 13.
854 in attesa di primo giudizio) a fronte di una capienza rego-
lamentare di 45.688. Quando si parla di sovraffollamento, dun-
que, bisogna partire dal dato reale di un’eccedenza di 21.285
unità. A queste cifre va aggiunto il fatto che sono, di fatto re-
clusi, con le mamme 70 bambini di età inferiore ai tre anni. Poi-

noidonne | giugno | 2012

che ognuna delle emergenze, di cui si è detto, meriterebbe una
trattazione a se, mi soffermo su quella che appare come la più
drammatica e, insieme, come indice del fallimento del sistema
penitenziario: il suicidio. Nella notte di Capodanno, quasi in con-
comitanza con il discorso del Presidente della Repubblica, si sono
avuti due suicidi e un tentato suicidio. Dal 2000 al marzo 2012
le morti in carcere sono state 1.978, di cui 708 suicidi.

UN CAMBIAMENTO DI STRATEGIA:
INVESTIRE SUL CAPITALE UMANO

E SU UN NUOVO MODELLO

DI FORMAZIONE DEL PERSONALE

Un cambiamento di strategia: investire sul capitale umano e
su un nuovo modello di formazione del personale

Per tentare una risposta adeguata e tale da porre in atto quan-
to previsto dalla Costituzione e necessario un ripensamento
radicale del carcere e della sua funzione sociale. Tale ripen-
samento, implica, anche un cambiamento nella concezione del-
la giustizia e della pena da parte di gran parte dei cittadini per
i quali il carcere ha una funzione prevalentemente punitiva
e di garanzia della sicurezza sociale e un luogo d’espiazione
e non di rieducazione. Indicazioni importanti, di cui il Di-
partimento dell’Amministrazione Penitenziaria dovrebbe
tenere conto, sono riscontrabili nel documento I1 suicidio in
carcere. Orientamenti bioetici, pubblicato nel 2010 dal Co-
mitato Nazionale per la Bioetica (C.N.B.), evidenzia come l’al-
to tasso di suicidi negli istituti penitenziari sia un problema
di considerevole rilevanza etica e sociale. Il documento, pur
considerando il suicidio un atto attinente alla responsabilità
individuale, sottolinea anche la responsabilità sociale sotto due
aspetti: 1. L’impegno a rimuovere tutte quelle situazioni le-
gate alla detenzione che, al di là del disagio insopprimibile del-
la perdita della libertà, possano favorire o far precipitare la
decisione di togliersi la vita; 2. La necessità di prestare la do-
vuta attenzione alla particolare vulnerabilità bio-psico-
sociale dei detenuti. Da tale responsabilità sociale, deriva un
dovere morale: “garantire un ambiente carcerario che rispetti
le persone e lasci aperta una prospettiva di speranza e un oriz-
zonte di sviluppo della soggettività in un percorso di reinte-
grazione sociale” e, prima ancora, la necessità di riconside-
rare criticamente le politiche penali che hanno causato il so-
vraffollamento nelle carceri in quanto si pongono direttamente
in contrasto col principio di umanità delle pene. A quanto af-

n.0.


©2017 - Noi Donne - Iscrizione ROC n.6292 del 7 Settembre 2001 - P.IVA 00906821004 - Privacy Policy