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Numero 6 del 2012

Un fiore per Melissa


Foto: Un fiore per Melissa
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Testi pagina 43

venne però approvata una legge che ammetteva le donne
come testimoni negli atti di stato civile.

Già durante i lavori della Prima internazionale (1864-1872),
i socialisti presero posizioni molto diverse fra loro riguar—
do alla questione femminile. I più ostili alle richieste fem-
ministe furono i proudhoniani, mentre August Bebel, ri-
prendendo le tesi di Marx ed Engels, analizzò più a fondo
la condizione della donna e fu per questo il teorico socia-
lista che più influenzò le teorie femministe. La questione fem-
minile appariva quasi sempre in primo piano nei congres—
si del partito e su questo problema le donne si scontrato-
no spesso e apertamente
con i loro compagni. Già fra
i congressisti della Prima in-
ternazionale, le socialiste
americane polemizzavano
con MarX e contestavano le
direttive generali del parti-
to secondo le quali la lotta
di classe avrebbe dovuto
avere la precedenza rispet-
to a quella fra i sessi. Più tar—
di, Clara Zetkin e Rosa Lu-
xemburg condussero acce-
si dibattiti sullo stesso ar—
gomento. Nel 1910, la mi-
litante socialista Anna Ku-
liscioff scriveva sulla rivista
“Critica sociale”, da lei diretta, che non riusciva a spiegar-
si la rigidità dei suoi compagni di partito di fronte ai mo-
vimenti femminili, anche dopo essersi mostrati così ac—
condiscendenti perfino verso i borghesi.

Socialista, laureata in medicina, Anna Kuliscioff (1857-
1925) era in grado di contestare i numerosi studi dei me—
dici positivistici, come Lombroso e Ferrero, che inten-
devano dimostrare l’inferiorità mentale e fisica della don-
na attraverso una serie di “rilevamenti” empirici. La Ku-
liscioff affermava che la donna non era né inferiore né su-
periore agli uomini, ma “solo quello che è”. E non oc-
correvano per lei trattamenti particolari come non esi—
stevano leggi diverse per uomini intelligenti, normali e uo-
mini cretini (“Il monopolio dell’uomo”, 1894).

Nel 1888 si specializzò in ginecologia, prima a Torino, poi
a Padova. Con la sua tesi scoprì l’origine batterica della feb-
bre puerperale, aprendo la strada alla scoperta che avreb-
be salvato milioni di donne dalla morte dopo il parto. Si tra—
sferì poi a Milano, dove esercitava l’attività di medico, re-
candosi tra l’altro anche nei quartieri più poveri della cit-
tà. Dai milanesi venne chiamata la “dottora dei poveri”.
Nel periodo in cui le prime lavoratrici organizzavano scio-
peri, Anna Kuliscioff, in un discorso in occasione delle ele—





zioni del 1897, comunicò che secondo i suoi calcoli le ope-
raie tessili erano circa un milione e mezzo e sostenne che
le condizioni delle lavoratrici erano quelle di un “martirio
lento”. Inoltre, “poiché le donne non possono più venire
cacciate al fuso e alla cucina, occorre riconoscere il posto
della donna nella lotta generale dei lavoratori: lotta che non
si esaurisce nei sindacati ma deve diventare lotta politica”.
La Kuliscioff si discostava apertamente dalla politica con-
tro il voto alle donne condotta dal suo partito, fino alla rot-
tura con Filippo Turati, suo compagno. Nel corso della lun-
ga polemica fra i due scoppiata nel 1910 e riportata in di—
versi numeri de “L’Avanti” e di “Critica sociale”, la Kuli-
scioff, riprendendo Bebel, sostenne che il timore di perdere
le elezioni non doveva essere motivo sufficiente per non con-
cedere il voto alle donne.

Nel 1881 si verificò un balzo della produzione industriale
al nord e una grave crisi agricola al Sud, pertanto sempre
più donne furono impiegate nell’industria tessile o nei cam-
pi come mondine. L’idea tradizionale della donna corri-
spondeva sempre meno al quadro reale della situazione
reale. Fu allora che le prime lavoratrici si indirizzarono
verso diversi gruppi sindacali. Le operaie tessili fondano
nel 1888 la “Società fra le sorelle del lavoro” e nell’ulti—
mo ventennio del secolo, le mondine conducono gli scio-
peri e le manifestazioni più importanti. Nonostante que-
sta realtà politica e culturale, alla fine dell’Ottocento, con
mezzo secolo di ritardo rispetto alle altre nazioni, si svi-
lupparono movimenti femministi radicali molto attivi che
lottavano soprattutto nelle campagne per il voto. Rima—
sero sempre senza nessun appoggio politico perché temuti
sia dai socialisti che dai conservatori. Nel 1897 nasceva
a Roma l’Associazione nazionale per le donne, nel 1899
venne fondata a Milano l’Unione femminile nazionale e
nel 1903 il Consiglio nazionale delle donne italiane, con
rappresentanti di tutta Italia e affiliato al Consiglio in—
ternazionale femminile.

[Fine la prima parte è pubblicata nel numero

di maggio 2012 di 'noidonne']

Fonti:

Rosantonietta Scramaglia, Femminismo, Milano,

Editrice Bibliografica, i997

George Duby e Michelle Perrot, Storia delle donne in Occidente.
L'Ottocento, Roma; Bari, Laterza, 1996

wikipediait







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