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Numero 3 del 2012

D come differenti


Foto: D come differenti
PAGINA 50

Testi pagina 50

SILVIA
CARATTI



on c’è dubbio

che Silvia Carat- ,COS’ ”Mie a 7,7763 il:
. . . in un cantuccio del letto,
_\ F1 'Sla fra le V90 nella penomhra di un ’imposta chiusa male,
plu origlnali e CODVm' ritorta alla parete hianca,
centi della generazione infiltrata fra le lenzuola lire,

dei poeti nati negli apportata sotto una foto di noi due

anni ’70. Nata nel
1972 a Cuneo, vive a
Torino, dove lavora
come archivista, oc—
cupandosi di biblioteconomia e archivistica musicale. Poe-
tessa parca nelle pubblicazioni, ha all’attivo il solo libro
d’esordio “La trama dei metalli” (prefazione di Maurizio
Cucchi) del 2000, edito da Lietocollelibri, che l’anno
seguente ha vinto il premio “F. Matacotta” per l’opera
prima. Numerose sono, invece, le presenze in antologia,
delle quali si ricordano “I poeti di vent’anni” (a cura di
Mario Santagostini, Stampa, 2000),
“Nuovissima Poesia Italiana” (a cura di
Maurizio Cucchi e Antonio Riccardi,
2004) e “Almanacco dello Specchio”
(2005), quest’ultime due pubblicate da
Mondadori.

Dotata di un talento naturale e incan-
descente, Silvia Caratti scrive versi con
una specie di indomabile potenza, con
una visionarietà alchemica, minerale,
cristallina, che regala alla sua poesia una
densità metallica che incide la carta.
Nulla è lasciato al
caso, alla leggerezza
del lirismo, al diva-
gare della musica
del verso, la Caratti
è dura come sono
per lei la vita, le re-
lazioni, il mistero
dell’esistere attra-
verso l’incontro con

generora, immohile
e genuflersa al tuo piacere.

che era dell’attexa

Io non rto hene.
Non rto per niente hene.

Si dice in giro che ria una perrona

e dica il nome mio come una preghiera.
Che ahhia una trama ytretta

di metallica apparenza

e un rorriro infantile

e una mano gia alzata.

noidonne I marzo I 2012

in una qualche remota piazza della harsa,

Qui in questo luogo,

e della uanita del tempo,
da qui i0 guardo il tuo penxiero.

La chiamano diיִformita
la cosa che ci sospende alle altre cose,

la chiamano ricchezza e nerita.

Ma è di un nome rolo
che stiamo discutendo.

C’e qualcora nell’aria che finirà con l’uccidermi.

NEL NUCLEO
DELLA PAROLA

VERSI DOTATI DI UNA SPECIE DI INDOMABILE

POTENZA, DI UNA DENSITÀ METALLICA
CHE INCIDE LA CARTA

dl Luca BenaSSI

Dopo tutto che rara mai?

Il clasxico pacco di lettere
tenute da un elastico

(vorrei hruciarle ti, ma dove?)
le foto rispedite indietro,

i numeri cancellati,

i regali occultati.

l’altro; è precisa e affi—
lata come l’emozione,
ma questo controllo
della materia del lin—
guaggio, che spesso la
conduce a movenza vi-
cine alla prosa, è subito
slabbrato nel mistero
del non detto. Colpisce
nella poesia della Ca—
ratti, ed in particolare ne “la trama nel metalli”, questo
essere coraggiosa e paurosissima a un tempo, questo
esporre la disperazione e il desiderio come si esporrebbe
un’infermità deformante, dopo averne corroso i dettagli
fino a un nocciolo emozionale. La poesia è ciò che rimane
dopo pressioni gigantesche, depressioni atmosferiche più
che psicologiche, destinate a tempeste e naufragi. Eppure,
anche quando la poetessa mette a nudo
il nervo scoperto di se stessa, non vi è
mai l’indugiare sul sentimento e la sua
maturazione, mai un’attardarsi sul corpo
come espressione di dolori o piaceri:
“Il suo corpo stretto nel velluto della
cassa/ non si muove eppure muta./ Se
solo si riuscisse a farne una questione
tecnica/ a non stare sempre lì a doman-
darsi:/ sentirò qualcosa anch’iOP/ Un
presagio delle labbra che si seccano/ le
costole che franano/ i denti che s’incli-
nano.// È un miracolo di cristallizzazione/ che
ancora non capiamo/ e disprezziamo.” Silvia
Caratti entra nella trama delle cose, nei nuclei,
nei legami forti, e allo stesso tempo riesce a
situarsi in una dimensione altra, cosmica, dove
orbite stellari, soli, pianeti e lune rappresentano
l’affollarsi della solitudine, il tentativo umano
prima che letterario di lanciare messaggi senza
risposta nell’abisso dello spazio profondo; nel
pozzo insondabile di noi stessi.

Guardo la mappa della via lattea
appesa dietro al letto dove
un minuxcolo puntino dice
"siete qui”.


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