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Numero 3 del 2012

D come differenti


Foto: D come differenti
PAGINA 31

Testi pagina 31

H

i loro figli incontrano in Israele. Cresciuta tra la Versilia,
il Marocco, la Tunisia e il Pakistan, anche Anna, che non
è ebrea, ha dovuto recarsi a Cipro per sposare quello che
è diventato suo marito, un ebreo israeliano. Dopo un anno
(durante il quale sulla carta di identità di suo marito è ap-
parsa la scritta “sotto investigazione”) lo Stato di Israe-
le ha finalmente riconosciuto la loro unione. E fino a qui
tutto bene. I due coniugi, affinché Anna abbia il suo per-
messo di soggiorno regolarmente rinnovato, devono
sottoporsi a interrogatori separati condotti dal Ministe-
ro degli Interni e presentare ogni volta lettere di “racco-
mandazione” scritte da amici e parenti. Le complicazio-
ni burocratiche, da vero teatro beckettiano, sono nate però
quando i due coniugi hanno avuto una bambina, Hili, nel-
l’agosto del 2009. “Non essendo io né israeliana e nep-
pure di fede ebraica, lo Stato di Israele non ha voluto che
mia figlia avesse il cognome paterno, nonostante mio ma-
rito avesse già riconosciuto la bimba e noi fossimo rego-
larmente sposati, ci hanno obbligati a sottoporci ad un test
del DNA. Il primo certificato di nascita di Hili non ri-
portava né il nome del padre né la nazionalità, ma soltanto
il mio cognome. Per otto mesi, Hili è stata apolide e non
abbiamo potuto lasciare il paese”. Quando suo marito -
che tra l’altro è anche stato consigliere del premier Yitzhak
Rabin e ha ricoperto alti
ruoli nell’Esercito - si è
lamentato con il Mini-
stero degli Interni, si è
sentito rispondere dal-
l’impiegata responsabile
che era “una vergogna
che lui portasse degli
stranieri in Israele”. “Il
test lo abbiamo dovuto
fare a nostre spese - rac-
conta Anna - spendendo

Non essendo
contemplato il
matrimonio civile
migliaia di coppie
“miste” sono costrette
ogni anno a spendere
soldi per sposarsi fuori,
lontano dalle loro
famiglie, e a sottoporsi

ad una lunga trafila _ _

. , 1000 euro, a cu1 Sl ag—
burocratica perche . .
,1 l t , , giungono le spese legali
1 _ oroOma rimonio di quasi2000 euro per il
513— P01 formalmente Tribunale della Famiglia.
riconOSCÌU—to Soltanto dopo otto mesi
dal Ministero dalla sua nascita, Hili ha

avuto un nuovo certifi—
cato di nascita con il co-
gnome paterno e il passaporto”. Ovviamente le voci “re-
ligione” e “nazionalità”sul suo documento sono vuote.
“Ogni giorno, quando porto al parco mia figlia nel parco
a Gerusalemme incontro decine di donne i cui figli sono
nella stessa situazione. Questi bimbi sono cittadini israe—
liani a tutti gli effetti, un giorno saranno uomini e donne,
pagheranno i contributi allo Stato e saranno obbligati - così

degli Interni n

vuole la legge — a fare il

“ Israele viola servizio militare; eppure

apertamente non potranno godere del
1’ articolo 16 diritto a sposarsi nel loro
della Dichiarazione Paese”- Negli anni ’60 il
Universale caso di Benjamin Shalit,

sposato ad una donna
cristiana, fece scalpore.
Quando tentò di regi-
strare suo figlio come

per i Diritti Umani
(ndr secondo cui
uomini e donne,

senza 11m1ta21on1 «senza religione”, OWG
relatlve a razza, r0 appartenente al po-
nazionalità polo ebraico ma non alla

religione, fu costretto a
rivolgersi alla Corte Su-
prema, che alla fine gli
diede ragione. Una de-
cisione che scatenò po-
lemiche tali da parte de—
gli ortodossi che negli anni ’70 un emendamento appro-
vato dal Parlamento decretò che solo chi si dichiara “reli-
giosamente” ebreo secondo l’halakha (ovvero la tradizio—
ne giuridica dell’ebraismo di cui il Gran Rabbinato è l’au-
torità) può essere anche considerato parte del popolo ebrai-
co. “Anche la legge approvata nel 2010 sulle unioni civi—
li di persone non religiose, non risolve il problema - afferma
Anna -. Ancora una volta si ghettizza, trattandosi di una ri-
forma di facciata”. l] matrimonio civile, infatti, è attualmente
consentito ma solo nel caso in cui entrambi i coniugi ab-
biano certificati di nascita sui quali è indicato “senza affi-
liazione religiosa. La sinistra israeliana non porta avanti al—
cuna battaglia per i diritti civili. E a destra è ancora peg-
gio. Anche durante l’enorme ondata di protesta sociale che
ha interessato il paese la scorsa estate, sono stati dimenti—
cati i diritti civili, come se poi lo sviluppo economico e quel-
lo della società fossero due elementi separati.

Viene negato un diritto fondamentale, quello di sposa—
re liberamente chi si ama. In questo senso Israele viola
apertamente l’articolo 16 della Dichiarazione Universale
per i Diritti Umani (ndr secondo cui uomini e donne,
senza limitazioni relative a razza, nazionalità o religio-
ne, hanno il diritto di sposarsi e formare una famiglia)”.
Anna conclude con il racconto amaro di un commento
di cui è stata testimone, mentre frequentava il corso di
ebraico a Gerusalemme. La sua insegnante israeliana, in
jeans attillatissimi, ha candidamente ammesso “non vor—
rei mai che mio figlio sposasse una ragazza non ebrea”.
“Se una madre ‘bianca’ affermasse che non vuole che sua
figlia sposi un ‘nero’ — dice Anna — sarebbe accusata di
razzismo. Negli Stati Uniti puoi essere denunciato per
una frase simile”. I

o religione, hanno
il diritto di sposarsi
e formare
una famiglia)

ì,

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