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Numero 9 del 2015

Diritto di famiglia 40 anni dopo


Foto: Diritto di famiglia 40 anni dopo
PAGINA 19

Testi pagina 19

17Settembre 2015
QUANDO
È UNA LEGGE
A FARE
LA RIVOLUZIONE
a cura di Tiziana Bartolini
per le donne che lavoravano
nelle imprese familiari senza
riconoscimenti, soprattutto
nell’agricoltura, la legge 151
del 1975 fu un cambiamento
epocale. il ricordo e le
riflessioni di Paola ortensi
ni degli esempi più noti di ingerenza pubblica. Oppure il divieto di
decidere della propria vita attraverso un testamento biologico. Ma
altri episodi potrebbero indicare che la separazione fra personale
e politico sia destinata a finire.
 
se quaranta anni fa si parlava di diritto di famiglia, oggi il
Parlamento è chiamato a legiferare sui diritti delle famiglie.
c’è quindi una pluralità di soggetti (e di realtà differenti) che
chiedono il riconoscimento di altri diritti. La politica non
sembra ancora pronta ad accogliere queste istanze.
È moralismo, prudenza ...oppure?
Il nuovo diritto di famiglia aveva dei principi semplici ma rivoluzio-
nari da attuare tra cui non dimentichiamo quello che ha segnato
un discrimine nei rapporti fra uomini e donne: il riconoscimento
dei figli senza distinzione fra quelli nati dentro e fuori il matrimonio.
Si superò, cioè, la distinzione tra i figli legittimi perché nati dentro
il matrimonio e figli illegittimi perché nati fuori dal matrimonio. Se
solo pensiamo alla letteratura fiorita nei secoli sulle storie dei figli
“bastardi” e le lotte perse dalle madri per ottenere dai padri il
loro riconoscimento, solo questo fatto segna un passo avanti che
quaranta anni fa fu condiviso da tutta la società.
Oggi quella che tu indichi come pluralità dei soggetti che chiedono
il riconoscimento dei diritti delle famiglie diverse da quella tradizio-
nale sono gli omosessuali, che vogliono riconosciuto il matrimonio
ed i seguenti diritti civili (diritto alla pensione, alla capacità di eredi-
tare, ecc.). Giuridicamente è difficile non riconoscere la validità di
tale pretesa in presenza del pagamento delle tasse da parte dei
cittadini. Anche la possibilità di adozione da parte degli omoses-
suali è un diritto che va riconosciuto in linea di massima. Ciò che
trovo insostenibile, guardando l’esperienza dei paesi anglosassoni
e scandinavi che hanno già adottato leggi a favore dell’adozione, è
la pratica sconsiderata dell’utero in affitto da parte di omosessuali
maschi che vogliono a tutti i costi “vivere la genitorialità” affittan-
do uteri da donne che sono, o sarebbero, probabilmente donne
povere. Molte volte ho considerato la fretta con cui in nome della
modernità i paesi anglosassoni, così ciechi nella loro concretezza,
si sono imbarcati in riconoscimenti di diritti che poi hanno creato
solo danni. Mi riferisco al periodo a noi vicino in cui con grande leg-
gerezza si sono messi da parte ovuli, sperma e quant’altro dando
luogo a situazioni e problemi di rilevanza sociale cui, poi, la stessa
legge non è stata in grado di dare risposte o soluzioni. Un esempio:
il rischio, a causa dell’uso della banca del seme, di un incontro
fra un fratello o una sorella e di avere un figlio. Oppure soggetti
mentalmente malati che si sono improvvisati pluridonatori, dona-
trici di utero a più soggetti oppure dopo la nascita trasformatisi in
ricattatrici… e potrei continuare per portare acqua al mulino della
prudenza in un campo delicatissimo che riguarda esseri umani da
far nascere. Non so perché, ma rispetto alla conquista di quaranta
anni fa del riconoscimento dei figli senza distinzione fra nati dentro
e fuori il matrimonio, alcune fantasiose aspirazioni a riconoscimenti
di diritti come la genitorialità da parte di un sesso che non può ge-
nerare non mi sembra una conquista, ma un passo indietro verso
una nuova forma di schiavitù della donna.?
DIRITTO DI FAMIGLIA,
40 anni dopo | 3
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Il mondo dell’agricoltura ha dato un contributo decisivo al dibatti-to e alla definizione dei principi, diventati poi norma, che hanno mutato profondamente la società italiana. La riforma del diritto
di famiglia (legge 151/1975) è stato per le donne lo strumento di
riscatto dalla condizione di subalternità formale e giuridica in cui
vivevano nelle aziende di famiglia. Negli anni Settanta Paola Or-
tensi era responsabile femminile della Federazione del Partito co-
munista di Latina, una provincia dove l’agricoltura e le sue donne
avevano un peso enorme ed è passata poi ad occuparsi delle
donne delle campagne. Le abbiamo chiesto un ricordo di quella
fase dal suo specifico punto di vista. “Al culmine di anni di dibattiti
parlamentari, elaborazioni, manifestazioni e grande protagonismo
femminile, nel maggio del 1975 il Senato approvava in lettura de-
finitiva la legge 151, un corpus di 240 articoli che modificavano
profondamente il Codice Civile rispetto alle regole della famiglia,
appunto. La legge, di fatto, riconosceva ‘la dignità’ e ‘la respon-
sabilità’ della donna superando quello che fino a quel momento
era stato un ruolo riconosciuto e codificato di sua completa sotto-
missione al potere maschile rispetto ai diritti propri, dei figli e delle
scelte familiari. Un articolo come questo ‘Con il matrimonio il marito
e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono gli stessi doveri’
costituiva la nuova spina dorsale dell’idea di famiglia, un principio
che comportava logiche conseguenze. Solo per citarne alcune:
l’eliminazione della patria potestà, obbligo di concordare la resi-
denza della famiglia secondo le esigenze dei coniugi, istituzione
della comunione dei beni, il passaggio dal concetto di usufrutto al
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