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Numero 1 del 2008

Siamo in movimento


Foto: Siamo in movimento
PAGINA 4

Testi pagina 4

gennaio 2008 noidonne4
Le rughe fanno notizia, ma solo se sono di donna. E' incre-dibile ma gli Stati Uniti, il Paese più potente del mondo,
nella battaglia per la corsa alla Casa Bianca utilizza un ar-
gomento che non ha niente a che vedere con i delicati equili-
bri economici e strategici con cui il futuro Presidente dovrà
vedersela. Chi se ne importa degli armamenti nucleari, delle
fonti energetiche e se il Pianeta si surriscalda. Vogliamo met-
tere a confronto gli assetti mediorientali o la sanità in Ame-
rica con le rughe di Hillary?
Via, ragazzi, ci sono co-
se su cui non si può scher-
zare. Infatti non scherzava-
no quelli che hanno scelto
quella foto, senza ritocchi e
magici filtri, e l'hanno spa-
rata in internet. Non pochi
giornali hanno ripreso la fo-
to della Clinton, anzi delle
rughe di Hillary, e hanno
fatto commenti tanto male-
voli quanto insensati. Non
esiste un nesso che leghi in
modo direttamente o inver-
samente proporzionale l'a-
spetto fisico e le capacità politiche. O meglio, non esiste se il
politico è uomo. Per i maschi niente regole: vanno bene con le
rughe, con le amanti, con i lifting, con i capelli tinti, con i ri-
porti, con i tacchi nascosti, magri o grassi, alti o bassi. Gli
uomini in politica vanno bene anche se si mostrano arrogan-
ti, se parlano a sproposito e persino se sono ignoranti. Per le
donne, invece, gli esami da superare non finiscono mai. De-
vono essere determinate ma non aggressive, preparate ma
non saccenti, intelligenti ma senza mettere in difficoltà l'in-
terlocutore. Come per le rughe: un po' vanno bene (altrimen-
ti sono giovani e quindi inadatte) ma troppe no. E' tutta col-
pa della società dell'immagine, ha detto qualcuno. Resta da
capire perché 'il dogma' vale solo per le donne. Sugli schermi
passano facciacce di presidenti, premier e ministri e nessuno
li sbatte in prima pagina
dicendo che sono brutti o
vecchi. Vale l'eterna minac-
cia: non cercate di espu-
gnare il fortino, care signo-
re, perché venderemo cara
la pelle. L'obiettivo, chiara-
mente, è svalutare la possi-
bilità di tenuta di una don-
na nel ruolo di possibile
Presidente degli USA. In ef-
fetti tremano i polsi nel
pensare a così tanta possi-
bilità di decidere affidata
ad una donna e agli effetti
che questo potrebbe avere.
Siccome ci piace pensare che le donne perseguono il potere
per 'fare meglio' e in modo diverso dagli uomini, crediamo che
Hillary non sia stata distratta neppure per un attimo dalle
sue rughe sbeffeggiate perché è troppo presa ad immaginare il
mondo migliore che da Presidente degli Stati Uniti d'America
potrebbe contribuire a costruire.
ricevo la vostra newsletter e quindi ho pensato di spedirvi
la breve lettera aperta con cui mio figlio, 15 anni, ha vinto il
concorso "Fermiamo la violenza contro le donne", premiato
un paio di settimane or sono. E' il risultato delle sue riflessio-
ni sull'8 marzo scorso, quando l'insegnante ha invitato i ma-
schi a portare mimose alle loro compagne.
Lettera alle mie compagne di classe: un otto marzo senza
mimose per fermare la violenza contro le donne
Care compagne,
oggi non voglio regalarvi mimose, ma una riflessione da
condividere. Un fiore ve lo porterò un giorno qualunque, co-
me gesto spontaneo, ma non oggi, perché l'8 marzo, secondo
me, dovrebbe restare una giornata di lotta e non di festa. San
Valentino, la festa della mamma, quella del papà e dei non-
ni … sono ricorrenze pensate per far spendere denaro, ma
non fanno poi tanto male; trasformare anche l'8 marzo in un
fatto commerciale, però, è proprio un errore, perché permette
all'intera società di liberarsi di sensi di colpa che invece do-
vrebbero restare dentro e crescere per essere utili. Un ramo di
mimosa per dimenticare che il 20% delle donne del pianeta
ha subito abusi fisici e violenze sessuali? Vorrei gridare con
voi: "No, grazie"!
Resto senza parole quando leggo che la forma più diffusa
di violenza sulle donne avviene all'interno delle mura dome-
stiche: fidanzati e mariti stuprano le proprie compagne pen-
sando di aver acquisito diritti di proprietà sul loro corpo, le
picchiano se non condividono il loro comportamento, e arri-
vano ad ucciderle per rabbia e gelosia. Vogliamo nasconder-
lo dietro un bel mazzetto giallo?
Le donne, ovunque nel mondo, sono discriminate econo-
micamente, culturalmente e politicamente: subiscono e han-
no a lungo subito la dipendenza economica e psicologica da
padri, fratelli, mariti o figli e pur avendo raggiunto e anche
superato i livelli culturali degli uomini, nella sfera lavorativa
rivestono ancora ruoli secondari e subalterni. In tutti i cam-
pi la disparità è evidente.
Per 365 giorni all'anno, e non per uno soltanto, bisogne-
rebbe lavorare tutti, maschi e femmine, per pari diritti e op-
portunità. A chi dice che nel nostro Paese la donna abbia già
la parità, replico che si tratta di un'eguaglianza formale e
non sostanziale: basta vedere quante poche donne sono in
Parlamento e quante dirigono grandi imprese. A chi ribatte
Rughe e potere
Cara direttora
Tiziana Bartolini


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