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Numero 1 del 2008

Siamo in movimento


Foto: Siamo in movimento
PAGINA 30

Testi pagina 30

gennaio 2008 noidonne30
L'espansione dell'industria tessile offrìalle donne cinesi un potere contrat-
tuale e opportunità d'emancipazione
senza precedenti. Nei primi decenni del
secolo XX, in concomitanza con lo svi-
luppo del movimento operaio e dei
grandi scioperi di rivendicazione sala-
riale e di miglioramento dei ritmi e del-
le condizioni di lavoro (seconda metà
del 1921), le cinesi scoprirono la solida-
rietà femminile e la lotta. In fabbrica,
crearono leghe di mutuo-soccorso.
Il risveglio del proletariato cinese, e
con esso della coscienza delle masse
sfruttate, le cui lotte assunsero nel tem-
po carattere anche politico, favorì nel
paese la diffusione dell'ideologia marxi-
sta-leninista, che proveniva dall'influen-
za esercitata dalla giovane Repubblica
dei Soviet, e che incise energicamente
sull'ulteriore processo di crescita dei mo-
vimenti rivoluzionari e di liberazione
nazionale in Cina. Nel 1921 fu fondato
a Shangai, in clandestinità, il Partito co-
munista cinese (Pcc), che divenne in se-
guito punto di riferimento per la lotta
d'emancipazione femminile. Molte don-
ne aderirono al partito, dopo aver fatto
il loro apprendistato politico a fianco
delle lotte operaie delle filande. Una di
queste donne era la scrittrice Ding Ling,
che esordì in giovane età con alcuni
componimenti in prosa, tra cui 'Il diario
della Signorina Sofia', che rappresentò il
primo racconto della storia della lette-
ratura cinese scritto da una donna per
le donne.
L'entrata dei comunisti nel Guomin-
dang (1924) diede l'avvio alla forma-
zione di un fronte unico nazionale an-
timperialista e antifeudale. Le forze ri-
voluzionarie avevano ora la possibilità
di passare alla lotta decisiva. Tuttavia,
gli scioperi politici del 1925-1926 (mo-
vimento di protesta del 30 maggio '25),
guidati direttamente o sostenuti dal
Pcc, inasprirono la situazione politica
interna aprendo una stagione di guerre
civili rivoluzionarie, il cui esito fu la
scissione del fronte unico nazionale e il
temporaneo rallentamento dell'espan-
sione e del consolidamento della base
rivoluzionaria in Cina.
Lo spostamento dell'asse delle riven-
dicazioni delle operaie da richieste eco-
nomiche a lotte politiche di liberazione
nazionale avvicinarono e fusero que-
st'ultime con i movimenti femminili di
lotta (studenteschi e non) già da tempo
attivi sul territorio. Nello stesso tempo,
la comunanza degli ideali cinesi con
quelli dei "fratelli" sovietici e l'apertura
di un varco reazionario - la borghesia
nazionale (classe sociale egemone den-
tro il Guomindang), allarmata dal dif-
fondersi dell'influenza dei comunisti,
aveva deciso di compiere il passaggio
dal campo della rivoluzione a quello
degli imperialisti stranieri, dei feudatari
cinesi e dei compradores - comportaro-
no un cambio di rotta delle battaglie
femminili che, oltre ad appellarsi al sen-
timento patriottico, assunsero sempre
più carattere di classe. Determinante fu
la proletarizzazione del lavoro femmini-
le.
L'ingresso delle cinesi nelle fabbriche
acuì il gap tra la condizione delle don-
ne nelle città e quella delle donne nei
villaggi. Le contadine, vivendo in un
contesto dove il patriarcato feudale era
radicato, non riuscivano a liberarsi dal-
la morsa della tradizione confuciana.
Nel corso della Lunga Marcia, le cinesi
mostrarono dedizione e coraggio com-
battendo, compiendo atti di sabotaggio,
andando di villaggio in villaggio per
trovare cibo, individuare i nemici e so-
prattutto convincere i contadini ad
unirsi a Mao Zedong. In questo frangen-
te, furono realizzati corsi d'istruzione
gratuita per le contadine delle zone li-
berate. Quest'ultime lavoravano la ter-
ra, rifornendo di viveri l'esercito e le cit-
tà sotto il suo controllo, aiutavano a
trasportare il materiale bellico e in cam-
bio ricevevano lezioni d'alfabetismo e i
primi rudimenti di storia, filosofia e
marxismo. Nel frattempo, nella base di
Xansi, in qualità di presidente del so-
viet, Mao promosse già nell'agosto del
1930 un decreto sul matrimonio accom-
pagnato poi da un piano d'interventi
nei confronti delle donne, che sanciva la
libertà di matrimonio e di divorzio e che
aboliva la distinzione fra figli legittimi e
illegittimi.
Durante il conflitto cino-giapponese
milioni di donne parteciparono attiva-
mente alla guerra, entrando nell'esercito
popolare di liberazione ed esercitando
in modo diretto il potere nelle zone libe-
rate e controllate dal partito. Quelle che
Il movimento di liberazione
della donna nella Cina di Mao
Cina / seconda parte
Cristina Carpinelli


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