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Numero 11 del 2015

Not in my name - contro il terrorismo


Foto: Not in my name - contro il terrorismo
PAGINA 19

Testi pagina 19

17Novembre-Dicembre 2015
campo, sosteniamo servizi specializzati in tre centri istituiti
presso ospedali di Roma, Genova e Trieste dove le donne
che vogliono uscire dalla violenza possono trovare ascol-
to e assistenza qualificata che le aiuta nel denunciare. In
questo modo attiviamo un circolo virtuoso che va a bene-
ficio di tutta la società”. In sostanza la pubblicazione Rosa
Shocking2 rientra in una strategia multilivello di contrasto
alla violenza di genere che WeWorld ha avviato nel 2013,
“in un percorso di costante approfondimento tematico e
sociale e di lavoro ‘con’ e ‘nel’ territorio per conoscere
concretamente lo sviluppo del fenomeno nella nostra so-
cietà e collaborare costantemente con gli attori locali al
fine di promuovere i cambiamenti sociali necessari per un
mondo in cui i diritti di ogni donna, bambino o bambina
siano riconosciuti e garantiti”.
gLI INVESTIMENTI
NELLA PREVENZIONE
E CONTRASTO
DELLA VIOLENZA
Nel 2013 la ricerca ‘Quanto costa il silenzio?’ è stata “uno
dei primi tentativi in Italia di ricondurre l’impatto economico
e sociale della violenza a una scala di misurazione mone-
taria”. L’indagine ha riscosso molto interesse per un ap-
proccio decisamente innovativo, arrivando a calcolare in
17 miliardi all’anno i costi economici e sociali della violenza
contro le donne nel nostro paese. L’obiettivo della ricerca
era “ottenere elementi conoscitivi per produrre scelte poli-
tiche realmente efficaci”. Rosa Shocking2 ha approfondito
un aspetto della ricerca riguardante gli investimenti in pre-
venzione e contrasto. I dati di questo terzo aggiornamento
ci dicono che l’investimento economico in prevenzione e
contrasto è stato di 6,3 milioni di euro nel 2012, 16,1 milioni
nel 2013 e 14.4 milioni nel 2014. Per arrivare a questa va-
lorizzazione si è provveduto a catalogare tutte le iniziative
organizzate sul territorio restituite con la chiave di ricerca
“violenza*donne” su www.google.it. Sono stati inoltre ana-
lizzati i servizi e le politiche attuate oltre alle iniziative a
sfondo culturale e mediatico. Un primo elemento emerge
dal salto quantitativo nella produzione di pagine web, che
da 4.839 nel 2012, è passata a 11.152 nel 2013 - incre-
mento dovuto ad alcuni eventi straordinari, quali l’appro-
vazione della Convenzione di Istanbul, il Decreto legge su
femminicidio, la Campagna One Billion Rising - a 9.602 nel
2014. La più alta produzione di pagine sul web si registra
nel mese di novembre, in concomitanza con la Giornata
mondiale contro la violenza sulle donne, come mostrano
le tabelle. L’analisi nel dettaglio delle numerose iniziative
condotte in Italia per la prevenzione ha poi consentito di
trarre alcune conclusioni. Tra i punti di forza è emersa:
una nuova immagine vincente delle donne vittime di
violenza (“la narrazione mediatica non propone più solo
un’immagine di donne vittime passive ma ne valorizza le
capacità di reagire, non propone solo un corpo martoriato
ma una personalità positiva e vincente che supera l’orro-
re e diventa esempio per altre donne in una dinamica di
riscatto”); un’assunzione di responsabilità del deciso-
re pubblico nella lotta alla violenza contro le donne e
una maggiore inclinazione di tutti i soggetti interessati
ad un atteggiamento maggiormente proattivo; meno
chiacchiere e più azione (nel 2014 sono state dedicate
meno pagine web a opinioni e manifestazioni e più pagine
per servizi di contrasto e prevenzione). Tra i punti di debo-
lezza: si è confermata una vistosa assenza di uomini;
troppi articoli ridondanti; un’eccessiva frammentazio-
ne e dispersione territoriale; un’elevata concentrazio-
ne dell’informazione in due soli appuntamenti annuali;
una insufficiente prevenzione nelle scuole; la non an-
cora attivata strategia nazionale.
LA PERCEZIONE
DELLA VIOLENZA
DI gENERE
APPROCCIO IN ChIAVE
gENERAZIONALE
L’indagine condotta da IPSOS (settembre 2014) presso
una popolazione italiana dai 18 ai 65 anni “ha fatto emer-
gere come l’Italia rimanga ancora parzialmente ancorata a
luoghi comuni, specie in relazione ai rapporti tra uomini e
donne”. Infatti prevale l’idea di una figura femminile “in una
posizione subordinata rispetto agli uomini”. Nella ricerca
del 2015 l’istituto di ricerca ha voluto osservare i “luoghi
comuni” in un’ottica generazionale. La tabella indica i 3
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