Numero 12 del 2016
CIAO! Inserto speciale 'La nostra bella storia'
Testi pagina 50
48 Dicembre 2016 2015—2016
donne-ragazze-bambine che non hanno la consapevolezza e
le risorse per proteggersi”.
NOIDONNE nomina, descrive, racconta tutte queste storie,
specchio di tante realtà differenti, e lo fa con l’approfondi-
mento e la scelta di dare cittadinanza, di far esistere notizie
altrimenti consumate nello spazio di un minuto, allungandogli
la vita in un mensile.
I venti di crisi e di guerra degli ultimi anni sono raccontati attra-
verso gli occhi di chi nei contesti più diffi cili vive e lavora; i repor-
tage danno spazio alla quotidianità più che all’orrore, alla spe-
ranza più che alla sconfi tta, alla profondità più che allo scoop.
Medio oriente e Europa dell’Est soprattutto, i mondi a noi più
vicini geografi camente, sono raccontati attraverso la lente dei
diritti come fa Zenab Ataalla che denuncia la detenzione in
Egitto, nell’ultimo anno, di centocinquanta persone accusate
di omosessualità e riferisce il lavoro dell’associazione indi-
pendente che si occupa di diritti umani Egyptian Initiative for
Personal Rights o come fa Cristina Carpinelli, storica collabo-
ratrice del giornale, esperta di tutto quanto si muove in Est
Europa. La sua lunga e importante collaborazione, fondata
su una conoscenza forte e amorevole di quei paesi, lascia
alle lettrici della rivista un affresco delle eccellenze e delle
contraddizioni che si sono espresse in questi anni di post
muro; dalla Slovenia che conquista il matrimonio tra persone
delle stesso sesso e l’adozione per le coppie omosessuali alla
battaglia delle donne contro il governo e la Chiesa polacca
che vorrebbe arrivare al divieto assoluto di aborto; dalle neo
repubbliche del Donbass che sembrano ripiegarsi su un lon-
tano passato patriarcale e confessionale all’eccellenza delle
migrant women writers, scrittrici migranti dell’Europa Centro-
Orientale che pubblicano in lingua italiana.
E poi il Mediterraneo, quel mare che unisce e divide, ancora
protagonista della Storia presente: le primavere arabe tradite;
le giovani donne che vorrebbero cambiare il proprio mondo; la
Turchia di Erdogan, raccontata da Emanuela Irace, che sempre
più mette sotto pressione le donne e mostra la faccia oscura di
un regime; il Maghreb dove le donne, dice la collaboratrice Ila-
ria Pierantoni, sono mediamente più colte degli uomini (il 60%
dei laureati è donna) e più aperte.
E ancora il nostro posto nel mondo: la carovana femminista,
nata in seno alla grande rete della Marcia Mondiale delle don-
ne, network internazionale femminista che conta oltre 6.000
associazioni presenti in più di 150 paesi; la rappresentanza
femminile nei parlamenti; lo squilibrio di genere della popo-
lazione globale che esiste a causa delle discriminazioni nei
confronti delle donne.
Il presente è diffi cile, per le donne e per NOIDONNE. In que-
sta tormentata congiuntura la rivista pensa al suo futuro e non
rinuncia alla possibilità di poter ancora attraversare il mondo
al fi anco delle donne. ?
ciato in un Rapporto, sottolineando che il 91% delle donne non
si sente sicura di camminare per strada. Il problema, afferma la
fumettista, deve essere “affrontato socialmente non solo qui in
Egitto, ma in tutto il mondo”.
In uno dei fumetti Leyla, una giovane senza velo che indossa una
camicia ed un paio di jeans, dopo essere stata vittima di molestie
per strada le denuncia alla polizia. L’uffi ciale che la accoglie inve-
ce di arrestare il colpevole se la prende con la giovane, imputan-
dole la colpa di indossare abiti troppo occidentali e poco modesti.
Sulla strada del ritorno Leyla si imbatte in un gruppo di ragazzi che
arrivano a minacciarla con i coltelli. Qahera irr mpe nella scena
armata di una mazza da baseball, mette a terra i ragazzi e promet-
te alla giovane Layla “non preoccuparti, aspetterò con te per testi-
moniare contro questi uomini”. Il fumetto fi nisce con i molestatori
appesi al muro con sotto la scritta “Questi uomini sono perversi”.
Perché, spiega Deena, sia Qahera e Layla sono vittime di haras-
sment. Non c’entra il loro modo di vestire indossando il velo o i
jeans, la responsabilità di queste violenze è della cultura maschi-
lista comune in tutto il mondo. Nelle più recenti vignette Qahera
si domanda e si risponde “se l’hijab non protegge dalle molestie,
cosa può avere quell’effetto? Quello che le previene è dare unica-
mente la colpa ai molestatori, gli unici a rispondere socialmente,
moralmente e legalmente delle azioni che hanno commesso”. Il
messaggio è chiaro e anche condiviso, visto il successo che ri-
scuote la sua pagina Facebook, che conta più di 14mila amici. b
Si chiama Qahera Jalabeya, indossa l’hijab ed
è l’eroina delle donne arabe e musulmane.
Il fumetto nasce nel 2011, al tempo della rivoluzione che ha dato
un nuovo corso all’Egitto, dall’effi cace matita di Deena Mohamed,
diciannovenne ideatrice del personaggio. “Le donne musulmane
sono spesso rappresentate come oppresse ed in cerca di qual-
cuno che corra in loro aiuto. Questo è uno dei motivi per cui ho
dato vita a Qahera”. Il compito di combattere la società misogina
egiziana è affi dato ad una donna che appartiene alla medesima
cultura. “Ho deciso di realizzare una supereroina velata per com-
battere l’islamofobia che le donne reali che indossano l’hijab sono
costrette a fronteggiare ogni giorno. C’è così poca rappresentan-
za delle donne che lo indossano, come se fossero al di fuori del
mondo e del tempo. Rappresentarle non è una cosa sbagliata ed
è per questo che ho voluto contribuire anche io con il personaggio
di Qahera”. Deena Mohamed ha iniziato quasi per gioco tra amici,
poi ha colto le potenzialità del suo personaggio, che sdogana ruoli
e azioni non ci si aspetta da una donna musulmana che indossa
il velo.
Attraverso la sua supereroina Deena affronta anche un altro
problema, a volte trattato in maniera superfi ciale dall’opinione
pubblica egiziana, ma molto sentito dalle associazioni femminili,
quello cioè delle molestie sessuali che molte donne hanno su-
bito dopo la rivoluzione del 2011. Il fenomeno ha avuto propor-
zioni tali che persino le Nazioni Unite nel 2013 lo hanno denun-
29Gennaio 2015
EG
IT
TO
QAHERA
SUPEREROINA
COL VELO
Un’eroina dei fUmetti indossa l’hiJab
e lotta accanto alle donne del mondo arabo
mUsUlmano per conQUistare diritti e rispetto
di Zenab Ataalla
pp.26_29_MONDI_gen_2015.indd 29 12/12/14 15.42
ciato in un Rapporto, sottolineando che il 91% delle donne non
si sente sicura di camminare per strada. Il problema, afferma la
fumettista, deve essere “affrontato socialmente non solo qui in
Egitto, ma in tutto il mondo”.
In uno dei fumetti Leyla, una giovane senza velo che indossa una
camicia ed un paio di jeans, dopo essere stata vittima di molestie
per strada le denuncia alla polizia. L’uffi ciale che la accoglie inve-
ce di arrestare il colpevole se la prende con la giovane, imputan-
dole la colpa di indossare abiti troppo occidentali e poco modesti.
Sulla strada del ritorno Leyla si imbatte in un gruppo di ragazzi che
arrivano a minacciarla con i coltelli. Qahera irrompe nella scena
armata di una mazza da baseball, mette a terra i ragazzi e promet-
te alla giovane Layla “non preoccuparti, aspetterò con te per testi-
moniare contro questi uomini”. Il fumetto fi nisce con i molestatori
appesi al muro con sotto la scritta “Questi uomini sono perversi”.
Perché, spiega Deena, sia Qahera e Layla sono vittime di haras-
sment. Non c’entra il loro modo di vestire indossando il velo o i
jeans, la responsabilità di queste violenze è della cultura maschi-
lista comune in tutto il mondo. Nelle più recenti vignette Qahera
si domanda e si risponde “se l’hijab non protegge dalle molestie,
cosa può avere quell’effetto? Quello che le previene è dare unica-
mente la colpa ai molestatori, gli unici a rispondere socialmente,
moralmente e legalmente delle azioni che hanno commesso”. Il
messaggio è chiaro e anche condiviso, visto il successo che ri-
scuote la sua pagina Facebook, che conta più di 14mila amici. b
Si chiama Qahera Jalabeya, indossa l’hijab ed
è l’eroina delle donne arabe e musulmane.
Il fumetto nasce nel 2011, al tempo della rivoluzione che ha dato
un nuovo corso all’Egitto, dall’effi cac matita di Deena Mohamed,
diciannovenne ideatrice del personaggio. “Le donne musulmane
sono spesso rappresentate come oppresse ed in cerc di qual-
cuno che corra in loro aiuto. Questo è uno dei motivi per cui ho
dato vita a Qahera”. Il compito di combattere la società misogina
egiziana è affi dato ad una donna che appartiene alla medesima
cultura. “Ho deciso di realizzare una supereroina velata per com-
battere l’islamofobia che le donne reali che indossano l’hijab sono
costrette a fronteggiare ogni giorno. C’è così poca rappresentan-
za delle donne che lo indossano, come se fossero al di fuori del
mondo e del tempo. Rappresentarle non è una cosa sbagliata ed
è per questo che ho voluto contribuire anche io con il personaggio
di Qahera”. Deena Mohamed ha iniziato quasi per gioco tra amici,
poi ha colto le potenzialità del suo personaggio, che sdogana ruoli
e azioni non ci si aspetta da una donna musulmana che indossa
il velo.
Attraverso la sua supereroina Deena affronta anche un altro
problema, a volte trattato in maniera superfi ciale dall’opinione
pubblica egiziana, ma molto sentito dalle associazioni femminili,
quello cioè delle molestie sessuali che molte donne hanno su-
bito dopo la rivoluzione del 2011. Il fenomeno ha avuto propor-
zioni tali che persino le Nazioni Unite nel 2013 lo hanno denun-
29Gennaio 2015
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TO
QAHERA
SUPEREROINA
COL VELO
Un’eroina dei fUmetti indossa l’hiJab
e lotta accanto alle donne del mondo arabo
mUsUlmano per conQUistare diritti e rispetto
di Zenab Ataalla
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