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Numero 12 del 2016

CIAO! Inserto speciale 'La nostra bella storia'


Foto: CIAO! Inserto speciale 'La nostra bella storia'
PAGINA 7

Testi pagina 7

5Dicembre 2016
SAREMO SEMPRE
“NOI DONNE”!
Giancarla Codrignani*
Vediamo che effetto produrrà dire che
NOIDONNE chiude per aprire.
Perché si tratta di riflettere sul mondo che
cambia. Le giovani non riescono a riviverlo
come era 72 anni fa: le loro mamme non
erano ancora nate e la distanza fra tre se
non quattro generazioni non recupererà
mai il vissuto degli altri.
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Ma anche le vecchie partigiane del ‘44 che an-cora ci seguono anagraficamente sono bisnon-ne, però, pur continuando ad accusare i gover-ni e le artrosi, si sono adattate all’epoca delle
merci, colgono i benefici della chirurgia tecnologica e dei
cellulari. Se potessimo far incontrare le ragazze con le av-
venture della resistenza capirebbero e condividerebbero i
rischi di pedalare in montagna con un mitra nascosto nella
sporta delle verdure, ma non ce le farebbero a superare lo
sgomento di trovarsi in una Rimini del 1945, devastata da
quasi 400 bombardamenti, in mezzo a precarietà e obbligo
di faticare, in mezzo alle contadine di Romagna vestite di
lunghe gonne nere con il foulard sul capo: un villaggio ma-
rocchino tenuto in piedi da donne che avevano combattuto
contro l’occupazione.
Per questo noi del giornale non abbiamo mai smesso
di parlarne, di fare memoria, non per esaltare lo sforzo
eroico di tutto quello che è stato fatto per uscire dalla mi-
seria materiale e morale sperimentata durante il fascismo,
ma per fare di quel valore la piattaforma di lancio verso il
futuro. Proprio perché donne - in particolare perché “Noi
Donne” - registriamo qualche amarezza perché proprio i
sacrifici e il lavoro assiduo dedicato a tutte le pratiche, a
tutte le cure materiali, intellettuali e politiche che le donne
hanno dedicato alla società in tutti i tempi e le crisi della
storia non hanno impresso l’immagine femminile ai poteri e
a cambiarne le gerarchie.
Trump è una metafora: Trump, l’esecrabile che potreb-
be aver usato strumentalmente il linguaggio volgare del
peggior populismo per vincere, è il potente al quale nes-
suna di noi perdonerà il disprezzo di cui ci ha investite. Ma
sappiamo anche che, se avesse vinto Clinton, gli Usa non
avrebbero finalmente avuto “una” Presidente perché, pur
donna da noi auspicata, ha sempre fatto parte di quelle
donne che vogliono essere “come un uomo”. Una situazio-
ne che in settant’anni abbiamo visto spesso ripetersi nelle
cariche che ormai occupiamo, senza poterne condiziona-
re le regole ed eliminare i pregiudizi.
Come giornale non abbiamo mai alimentato illusioni e cer-
to oggi le crisi economiche e culturali che ci invadono non
facilitano le speranze. Ma proprio per questo dobbiamo
volere che la “piattaforma verso il futuro” funzioni davvero.
Le nuove tecnologie non sono più bambine; anzi, an-
che se non siamo particolarmente abili, incominciamo a
intravedere, oltre i limiti delle “fogne” di social calunnio-
si e violenti e del “comunicare senza relazione” tra esseri
umani, orizzonti di nuova e possibile cultura globalizzata
dietro un mondo che non può produrre solo merci e dena-
ro virtuale: mentre i bisogni umani crescono e le persone
hanno bisogno di tutto, deve venire un futuro non egoistico
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