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Numero 7 del 2012

Sportive per passione


Foto: Sportive per passione
PAGINA 38

Testi pagina 38

EREDITA PESANTI

SVETLANA.
LA FIGLIA
DI STALIN

di Cristina Carpinelli



SVETLANA ALLILU EVA
[NATA SVETLANA IOSIFOVNA
STALINA]: UN NOME INGOMBRANTE

ecentemente (22 . 1 1.201 1) è morta negli Stati Uni—
ti (Stato del Wisconsin), all’età di 85 anni, Svetla-
na Allilueva, l’unica figlia femmina del capo di Sta—
to sovietico Iosif Stalin. Lo ha reso noto il “New
York Times”, che ha anche messo in risalto come
ormai da tempo la donna si facesse chiamare
Lana Peters, per vivere nel più assoluto anonimato. Ma chi
era Svetlana Iosifovna Stalina?
Aveva sei anni e mezzo quando nel 1932 morì sua madre, N a—
dezhda Allilueva, seconda moglie di Iosif Stalin. Dunque, an-
cora bambina, affrontò la traumatica esperienza della perdi-
ta di un genitore. Subì un secondo shock quando, adolescen-














noidonne I luglio—agosto I 2012

te, venne a conoscenza delle circostanze della morte della ma-
dre, che si tolse la vita, sparandosi un colpo di pistola alla tem-
pia, perché stanca delle vessazioni del marito e politicamente
disillusa per il modo in cui Stalin governava il paese che con-
trastava coni suoi sinceri ideali rivoluzionari.

L’infanzia di Svetlana, nonostante il benessere materiale e l’af-
fetto del padre, non fu felice e spensierata. Nikita Chruscev,
che negli anni Trenta frequentava la famiglia di Stalin, dirà



molti anni dopo: “I rapporti di Svetlanka con suo padre era—
no complessi. Lui le voleva bene, ma (. . .) manifestava la sua
tenerezza come può farlo un gatto con il topo. L’ha trau-
matizzata da bambina, poi da ragazza, poi, ormai donna, già
madre. In conseguenza di ciò, comparve progressivamente
in Svetlanka una sorta di turbamento psichico”.

A 17 anni, Svetlana s’innamorò di A. Kapler, un regista
ebreo molto più grande di lei. Un’unione fortemente osta-
colata dal padre che adducendo come scusa il fatto che l’uo-
mo fosse una spia inglese lo fece internare per dieci anni
nel gulag di Vorkuta in Siberia. Ancora studentessa spo-
sò un suo compagno di università, G. Morozov, anch’egli
ebreo, figlio di un direttore commerciale di Mosca deportato
in un campo di lavoro, dove vi rimase per sei anni fino al
1953. Da questo matrimonio nacque un figlio, Iosif (1945).
Da un secondo matrimonio, con Ju. Zhdanov (figlio del-
lo stretto collaboratore di Stalin, Andrei Zhdanov, arbitro
della linea culturale del PCUS) nacque, invece, Ekaterina
(1950). Ma nemmeno questa unione durò. Svetlana allevò
da sola i suoi due figli.

Nel 1954 a Svetlana fu conferito il dottorato in Scienze filo-
logiche presso l’Università di Mosca. Dopo il conseguimento
della laurea, lavorò come insegnante e traduttrice a Mosca.
La morte del padre, avvenuta nel 1953, modificò sostanzial—
mente la vita di Svetlana. La scomparsa di una persona che
per lei era stata, comunque, un forte punto di riferimento, e
che aveva considerato per molti anni al di sopra di tutto e tut-
ti, un vero “mito” vivente, l’aveva emotivamente sconvolta.
Qualche anno dopo, venuta a sapere dei crimini commessi du-
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