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Numero 7 del 2012

Sportive per passione


Foto: Sportive per passione
PAGINA 21

Testi pagina 21

IL GUSTO DELLA GARA/2

EVIA PEDALANDO!

Per Morena Tartagni, corridora in bicicletta,
dallo sport passa il valore delle donne

di Nino Villa

er lo sport femminile italiano Morena Tartagni occupa
un posto di rilievo. Ha praticato il ciclismo quando per
le donne era a livello quasi pionieristico e grazie ai suoi
successi ha permesso alla disciplina di sopravvivere
dignitosamente fino all'attuale esplosione di quattro titoli mon-
diali in cinque anni. Un bronzo ('68) due argenti ('70 e'71) nella
rassegna iridata, dieci titoli italiani - sei consecutivi nell'inse-
guimento su pista, due nella velocità sempre in pista e due su
strada - c0|1968 annata d'oro nella quale, oltre al possesso di
tutte le maglie tricolori disponibili, si aggiunse il record mon-
diale sulla distanza dei 3 km in pista, con 4’09"9/lO.
I valori di Morena traspaiono nel racconto delle sue esperienze
e collegano sempre lo sport con l’importanza del supporto fa-
miliare, la voglia di far vedere quanto vale una donna e l'impor-
tanza dei risultati per un'emancipazione non solo individuale:
“Ho cominciato da piccolissima ad amare la bici, che era nel DNA
per la passione di mio padre e di mia madre. Abitavo in Roma-
gna, a Trivella vicino a Predappio dove sono nata e per quella
strada si allenavano spesso i professionisti, che poi si fermavano
a dissetarsi ad una fontana. Una volta Ercole Baldini mi chiese
cosa volevo fare da grande e la risposta fu immediata: la corri-
dora. Lui rise e melo ricorda ancora quando ci vediamo a qual-
che manifestazione. I| mitico sindaco di Predappio, Egidio Proli,
mi chiedeva cosa volessi in regalo quando andava a Roma e la
risposta era scontata: la bicicletta. Quando ne possedetti una,
la prima volta dall'emozione andai fuori strada". Con la famiglia
Morena emigrò in Svizzera, e non dimentica i sacrifici fatti per
il lavoro dei suoi genitori, che comunque le permettevano di svi-
luppare i| proprio istinto sportivo. Tornata in Italia cominciò a
gareggiare a quindici anni per i| G.S.Preganese, diventando la
più giovane partecipante a gare nazionali ed internazionali. Cosa
ti porti dentro degli anni di sport attivo? “Tante cose belle, i ri-
sultati, le esperienze internazionali, le soddisfazioni: a Leicester
in Inghilterra iI c.t. dei dilettanti volle fare un allenamento sulla
distanza ad eliminazione ed alla fine restai solo io con due atleti
maschi. Ma ho anche delle amarezze: il ciclismo femminile al-
lora era appena tollerato - anche se negli anni ’50 era stato gi-
rato “Bellezze in bicicletta" - ed eravamo considerate atlete di
serie B rispetto a quelle di altri sport. Inoltre, grazie aIIe mie me-
daglie la Federazione Ciclistica si pavoneggiava ma mentre per



gli atleti uomini c'erano riconoscimenti tangibili io non ho mai
visto una lira. La medaglia di bronzo del '68 mi fruttò...una
gonna scozzese con tanto di spillone. Per una femmina, pensa-
vano, una gonna è un gran regalo.." Per/tuoi valori, lo sport ha
avuto peso nel percorso di emancipazione? “Sicuramente, e
tanto: attraverso i nostri risultati, frutto di dedizione e sacrifici,
abbiamo dimostrato di quali
valori e capacità eravamo
portatrici. Per una donna fare
sport comportava una diffi-
coltà molto maggiore rispetto
ai maschi. Io ho avuto il sup-
porto della famiglia che an-
cora ringrazio, ma ricordo
tante ragazze che venivano a
gareggiare di nascosto o altre
che dovevano fare gli straor-
dinari al lavoro per potersi al-
lenare o pagarsi il biglietto
del treno per venire alle
corse. Ovviamente si subi-
vano anche ironie di bassa
lega e concetti maschilisti
, che facevano male, poi l'ago-
nismo e la concentrazione Ii
facevano dimenticare, ma
mai rimuovere. Chi vinceva
poteva non farci caso ma
penso a quelle ragazze che
correvano per passione e non ottenevano risultati. Penso alla
frustrazione nell'udire certi commenti o nel vivere certe situa-
zioni. Alla fine però, ogni conquista sportiva era anche una con-
quista emancipativa e le donne dello sport hanno dimostrato di
quali capacità, intelligenza, valori erano in possesso impegnan-
dosi poi anche in altri campi come quello politico e sociale.
Penso a Josefa Idem - che ancora si batte per partecipare alle
Olimpiadi, che purtroppo ai miei tempi non prevedevano la mia
disciplina - e ad altre sportive di valore. Sì, lo sport fatto per se
stesse, per dimostrare di cosa siamo capaci, ha fatto compiere
grandi passi, non ad una indistinta uguaglianza ma a dimostrare
tutte le potenzialità della donna”.

Di Morena ho un ricordo particolare che conferma il suo carat-
tere e la sua attenzione alla problematica femminile, non solo
nello sport: negli anni'80 la Uisp nazionale organizzava la
“Vuelta a Cuba" in bicicletta e Morena era in pratica una test/'-
monial. Ancora ben allenata, gareggiò alle corse che vennero
organizzate per i partecipanti, anche perché a Cuba il ciclismo
femminile è ben rappresentato ed oggi alcune sue atlete - Li-
sandra Guerra, Yoanka Gonzalez - hanno vinto campionati mon-
diali su pista e piazzamenti alle Olimpiadi. Ebbene, pur potendo
vincere, lasciò sempre il primo posto ad atlete cubane, consa-
pevole che battendo la “subcampeona mundial" come veniva
definita dallo speaker, le ragazze di casa avrebbero trovato mo-
tivazioni per continuare a correre e orgoglio e convinzione della
loro condizione di atlete e donne. I





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