Numero 1 del 2012
Il meglio di noi
Testi pagina 25
sere, come lo sono, invece la gran parte, tutti i pensionati e
le pensionate, ammortizzatori sociali e operatori che forni-
scono gratuitamente servizi mancanti. Lo sanno bene le don-
ne pensionate che sono costrette acl occuparsi dei figli, dei
nipoti ma anche dei propri genitori e di qualsiasi figura che
presenta fragilità all'interno del gruppo familiare e/o pa-
rentale. Se questo è vero, allora abbiamo tutti il dovere di ri-
spondere, a ciò che si vuole far credere, che non è in atto
uno scontro generazionale ma scelte politiche e decisioni che
il governo sceglie di non fare. Se non ci sarà lavoro peri no-
stri figli, per i nostri nipoti non ci sarà futuro per questo pae-
se. Se non ci sarà futuro non ci saranno pensioni per tutti.
In tutti questi anni abbiamo agito, abbiamo lottato con la vo-
glia di portare una risposta di benessere per il nostro pae-
se e quindi per le generazioni future. Non mi stancherò mai
di dirlo, che, nelle nostre proposte abbiamo teso a mettere
in secondo piano i nostri interessi di categoria dando una ri-
sposta che avesse un respiro più ampio e che fosse una pro-
O
1 E di Catia lori
IL FUTURO "ROSEATO" DALLE RAGAZZE
posta per un mondo migliore per tutti, partendo proprio da
quelle generazioni che sono i figli, i nipoti. Persone che tan-
to amiamo. Quanta consapevolezza c’è in ognuno di noi di
tutto ciò? Questo dovrebbe essere sufficiente per spazza-
re via ogni dubbio nel merito. Non si può parlare di tagli del-
le pensioni italiane come panacea a tutti i mali e come se que-
sta soluzione fosse la soluzione che porta alla crescita del-
la nostra economia, allo sviluppo del nostro paese. Non pos-
siamo accettare proposte che continuano ad umiliare milioni
di donne e uomini. Non possiamo accettare l'innalzamento
dell'età pensionabile delle donne senza riequilibrare le re-
sponsabilità del lavoro di cura perché lascia tutte le re-
sponsabilità e i costi sulle spalle delle donne - dalle più gio-
vani alle più vecchie. Facciamo, ancora, pagare pesantemente
la crisi alle donne -esc|udendole dal mercato del lavoro, Ii-
cenziandole perché incinte. Per non parlare delle donne an-
ziane che sono le più povere perché nel corso della loro vita
si sono occupate e hanno accudito figli, nipoti, proprio come
b
gere Womeneconomics: in piena recessione
e con scarso denaro in tasca mai come ora
ci sono ricerche, studi e dibattiti in cui le don-
ne vengono citate come soluzioni, mentre gli uo-
mini vengono considerati parte del problema.
Una nuova lotta di genere si combatte sul-
l'economia.
Una giornalista del New York Times ha scritto
che le Lehman Sisters non sarebbero fallite per-
ché sarebbero state più coscienti del rischio e
portatrici di virtù quasi taumaturgiche per
l'economia: sviluppo etico e a lungo termine, re-
sponsabilità sociale, capacità di lavorare in team.
Riportare la riflessione etica a stretto contat-
to con gli studi economici e politici con un ri-
dimensionamento dell'approccio “ingegneri-
stico" all'economia vorrebbe dire ritornare
sulla strada che va nella direzione della ricer-
ca del miglior modo di vivere in una comunitÃ
allargata all'intero mondo, restituendo valore
alle differenze e alle capacità di ognuno, nes-
suno e nessuna escluso/a.
Il mondo salvato da noi ragazze? Che sogno, qua-
S e ancora non I0 avete fatto, correte a leg-
si una ricetta 0 una profezia autoavverantesi.
La crisi ha reso più urgente la sfida di valoriz-
zare i talenti: la tempesta perfetta in atto sui
mercati finanziari internazionali ed europei è il
momento ideale per l'avanzata femminile ai ver-
tici della politica e dell'economia.
L'Università , se solo si muovesse più sul sociale,
giocherebbe un ruolo strepitoso, partecipando
alla riflessione e all'elaborazione di politiche con
le altre istituzioni, le realtà produttive 0 con le
parti sociali in un collegamento stretto e di in-
terscambio di competenze. Un’azione più inte-
grata potrebbe consentire agli interventi di per-
dere l'approccio spesso “tecnicistico†che limita
la comprensione del quadro generale, dell’ori-
gine dei fenomeni e l’attenzione all'umanità dei
soggetti coinvolti limitando, di conseguenza, l'ef-
ficacia e l'efficienza oltre che, spesso, la tra-
sparenza. In secondo luogo l'interazione po-
trebbe incentivare le attività universitarie ad av-
vicinarsi alle realtà che, a volte, vengono solo
studiate, al fine di riportare l'Etica, la Politica
e l'Economia ad agire di nuovo insieme per il
bene comune, vale a dire per il benessere e la
qualità della vita di tutte le persone nel rispetto
dell'ambiente in cui vivono e in cui dovranno vi-
vere le nuove generazioni. Insomma sei nostri
giovani Iatitano, le facoltà universitarie non si
collegano al mondo del business e le donne fa-
ticano a prendere la parola è perché il meglio
della cultura aziendale non ha una corsia pre-
ferenziale per le donne competenti e capaci che
in questa fase storica, di crisi economica e dei
valori, devono essere al centro dell'agenda eco-
nomica del paese.
Tanto per stare coi piedi per terra vi riporto dei
consigli che ho sentito dare a un convegno a Mi-
lano: stare insieme, non eccedere nella mode-
stia, sviluppare alleanze vere di amicizia e di sup-
porto emotivo con le altre, sviluppare il senso
of humour perché quando non si ride mai si in-
vecchia anzitempo, circondarsi solo di persone
che ci vogliono bene e che credono in noi te-
nendo lontani i menagrami depressi. E poi? C0-
municare, comunicare, comunicare. Chi più sa,
è meno vittima di se stessa e di falsi pregiudi-
zi. Insomma ci vogliamo provare?
Per me la sfida parte oggi.
noidonne | gennaio | 2012
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