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Numero 1 del 2012

Il meglio di noi


Foto: Il meglio di noi
PAGINA 34

Testi pagina 34

Che prospettive ha l'arte cubana in questo momento?
Penso che il nostro paese abbia raggiunto dei risultati mol-
to importanti, soprattutto nel continente sudamericano,
laddove possiamo s0—
stenere un accosta-
mento più che dignito-
so anche con paesi mol—
to forti come sono il
Brasile o l’Argentina.
Credo però che ci man—
chi una parte fonda-
mentale e cioè la possi-
bilità di un confronto
costante con gli altri
artisti a livello mondia-
le, uno scambio che
possa retroalimentare
la nostra creatività.
Manca innanzitutto la
comunicazione attra-
verso le reti sociali che
vanno per la maggiore
in questo momento, mi
riferisco a tutto ciò che
passa attraverso inter-
net, e sappiamo che a
Cuba l’accesso a questi
strumenti è molto dif-
ficile, sia per motivi le-
gati alla mancanza di
infrastrutture sia per
l’attenzione con cui lo
Stato rivoluzionario
pensa si debba maneggiare questo strumento. Questo ci
fa perdere tutta una serie di informazioni che non riu-
sciamo a recuperare in altro modo, data anche la veloci-
tà con la quale gli scambi avvengono in questo ambito.
Questo è un problema che hanno tutti quelli che lavorano
nel campo culturale. Le stesse opportunità di trovare in-
formazioni originali che possano favorire nuovi canali ar—
tistici ci sono precluse anche dalla difficoltà che abbiamo
nel viaggiare e questo ovviamente incide nella produzione
artistica.

‘ . ,.

Cosa spera per il suo futuro e per quello del suo paese?
Ho una figlia di tre anni e sono sicura che il mio ‘sogno’
per il futuro ha a che vedere con lei. Penso che la mag-
gioranza dei cubani, e in particolare quelli della mia ge-
nerazione, abbiano una specie di nostalgia, un senso di
colpa, di rimpianto per quello che avrebbe potuto esse-
re e non è stato. Vorremmo regalare ai nostri figli una Cuba

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più completa, più piena di libertà, in tutti i sensi, più pie—
na di soddisfazioni personali. Costantemente mi chiedo
come educare mia figlia cercando di farle capire che è im-



portante studiare, lavorare, impegnarsi per migliorare e
allo stesso tempo coniugare tutto questo con la società cu-
bana attuale nella quale siamo tutti un po’ insoddisfatti.
E non mi riferisco ai beni materiali.

È piuttosto una specie di timore per ciò che saremo o non
saremo capaci di costruire nei prossimi anni.

C’è una frase scherzosa che diciamo: “Nel periodo spe—
ciale (periodo di grave crisi che ha seguito il crollo del bloc-
co sovietico, ndr) siamo entrati tutti insieme e siamo usci-
ti uno alla volta”, come per dire che alla fine ci siamo tut—
ti dedicati più a risolvere i nostri problemi con una pro-
spettiva personale che non collettiva. E questo evidenzia
che anche se siamo ancora una società socialista le diffe—
renze a Cuba ci sono e sono ogni giorno più grandi. La
mia generazione sente questo peso molto forte e la di-
scussione tra di noi è proprio in questi termini: “Ce la fa-
remo a creare una società più piena che sappia trovare un
posto e confrontarsi con il mondo contemporaneo? ”. I


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