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Numero 9 del 2010

Dove vanno i consultori?


Foto: Dove vanno i consultori?
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Testi pagina 35

33noidonne | settembre | 2010
MONDI
Si può quantificare quale sia il raggio di esposizio-
ne ai metalli?
Per quanto riguarda la diffusione nell’ambiente, per
esempio, i filtri delle munizioni al fosforo, che hanno una
densità relativamente bassa perché sono di materiale
spongioso (se la munizone è esplosa in aria, come a Gaza,
dove la pioggia incendiaria che abbiamo visto nelle im-
magini è una pioggia di filtri imbevuti di fosforo) si dif-
fondono per un raggio di 250-500 metri. I filtri sono di
bassa densità, mentre i metalli contenuti in queste muni-
zioni hanno una densità maggiore e quindi probabil-
mente si disperdono diversamente, ma non possiamo dire
se si espandano su un raggio più ampio.
Si può quantificare l’esposizione della popolazione?
Uno dei metodi più diretti per conoscere il livello di espo-
sizione ambientale, anche riconosciuto dalla Agenzia per
l’energia Atomica (IAEA), è quello che abbiamo usato
in una precedente indagine, cioè l’analisi dell’accumu-
lo di metalli nei capelli. Abbiamo individuato tracce di
metalli carcinogeni e tossici come uranio, tungsteno e
alluminio nei capelli di un centinaio di bambini palestinesi
che vivono nelle zone colpite dai bombardamenti, che
rivelano un’esposizione avvenuta nei mesi tra agosto e
dicembre 2009.
I metalli tendono a permanere nei capelli per tempi di-
versi, alcuni per anni, altri per periodi più brevi, e il fat-
tore durata dipende dal metallo e dall’equilibrio
dall’organismo. Sui tempi di permanenza della contami-
nazione così rilevata si può dire davvero poco. Possiamo
però dire per certo che chi li ha assunti e accumulati è
sottoposto a un rischio che si estende nel tempo se non
cambia la esposizione ambientale o se non si riesca a pro-
durne la eliminazione degli eccessi ed il riequilibrio del-
l’organismo.
E in un posto come Gaza, dove la popolazione è im-
prigionata da un assedio che dura da oltre tre anni,
è possibile anche solo pensare a una bonifica del
territorio?
Visto che i palestinesi della Striscia di Gaza non possono
né uscire né entrare e vivono in una condizione di so-
vraffollamento, la bonifica del territorio non è certo pra-
ticabile. Inoltre visto che la popolazione civile continua a
vivere in condizioni abitative precarie, anche in tende, i
bambini continuano a giocare tra le macerie degli edifici
bombardati, il livello potenziale di esposizione è ancora
più elevato. I crateri di bombe sono contaminati da me-
talli carcinogenici e l’uso di armi senza frammenti (che
contengono metalli) hanno probabilmente lasciato que-
sti metalli che vengono inalati non solo nel momento
dello scoppio e dalla persona ferita, ma anche dalle per-
sone che in quell’area continuano a vivere. Il rischio di
contaminazione non c’è solo per le persone coinvolte di-
rettamente ma anche per quelle non colpite.
Si può risalire con certezza alla tipologia delle armi
e al marchio di fabbricazione?
Per le armi al fosforo sicuramente sì, perché si sono ri-
trovati in numero abbondante diversi involucri di armi.
Sono convinta che si potrebbe risalire anche ad altre armi,
così anche in Libano, perché sono state conservate. Oc-
correrebbe qualcuno che facesse questo tipo di indagine.
Le munizioni al fosforo ritrovate sono di produzione sta-
tunitense. Per bombe più grandi come quelle a fram-
mentazione, in cui l’involucro esplode, è più difficile
identificare i numeri che farebbero risalire al tipo d’arma
e non mi risulta che nessuno lo abbia fatto.
Gaza si differenzia da altre situazioni come l’Iraq o
l’Afghanistan?
Gaza, come pure il Libano, sono gli unici luoghi da dove,
a partire dal 2006, sono arrivate a noi diverse informa-
zioni sull’uso delle armi non a frammentazione, e dove
per certo sappiamo che sono state sperimentate le armi
cosidette a danno collaterale limitato. Mentre nessun re-
port simile ci è arrivato dai medici dell’Iraq. Dalla guerra
in Afghanistan in poi si sono sviluppati sistemi di nuove
armi, spesso modificando quelle già esistenti, sono state
usate armi amputanti o armi a bassa intensità, anche mi-
rate non a uccidere ma a colpire precisi soggetti, o mo-
dulate in intensità quali quelle usate in Libano e Gaza
contro bambini. L’Iraq e l’Afghanistan sono luoghi però
da cui qualsiasi osservatore è stato mandato via e in
buona parte è fuggito anche il personale medico, pertanto
è molto difficile avere informazioni, date le condizioni di
sicurezza, e anche chi sa parla poco. A Gaza ed in Libano
i dati sono stati più accessibili e anzi sono stati gli stessi
medici a rivolgersi a noi. Le armi al fosforo usate a Gaza
sono simili se non identiche a quelle usate in Iraq.
In questi due anni il NWRC ha realizzato verifiche scien-
tifiche con tecniche di istologia, microscopia elettronica a
scansione e per spettrometria di massa su biopsie da vittime
della guerra del 2006 e insieme a dottori libanesi e palesti-
nesi ha raccolto casistica clinica e documentazione dalle
quali emerge che bombe termobariche, small bombs cari-
cate a metalli e ad esplosione mirata anche ad intensità su-
bletale sono state usate nelle guerre del 2006 in Libano e a
Gaza e ancora nel 2009 a Gaza. (Informazioni: www.new-
weapons.org) n
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