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Numero 9 del 2010

Dove vanno i consultori?


Foto: Dove vanno i consultori?
PAGINA 22

Testi pagina 22

20 noidonne | settembre | 2010
IN
TR
EC
CI
Sono a Palermo, insieme agli studenti del liceo Tassoni di Mo-
dena e dell’istituto Magarotto di Roma, vincitori del Premio Li-
bero Grassi 2010, per partecipare alle manifestazioni in ricor-
do della strage di Capaci. È una calda mattina di fine maggio.
Davanti ad una fresca bibita analcolica, sul terrazzo della sua
casa, comincia la mia conversazione con Pina Maisano Grassi.
COSA SIGNIFICA PER TE ACCOGLIERE I GIOVANI
ALLA FABBRICA FONDATA DA LIBERO?
Alla SIGMA NUOVA arrivano tanti giovani ed io li accolgo sem-
pre con gioia. È il mio modo di testimoniare che non ci sia-
mo arresi, che lottare contro la mafia si deve e che vincere
e ricominciare si può. Con l’indennizzo ricevuto dallo Stato
come famiglia colpita dalla mafia, mio figlio Davide ha ridato
vita alla fabbrica e mia figlia Alice, architetto progettista, ha
creato una società di servizi e commercio.
QUANDO LIBERO GRASSI DIVENTA UNA MINACCIA
PER LA MAFIA?
Un giorno mio marito torna a casa e ci racconta che una per-
sona è passata dalla fabbrica a chiedere il pizzo. A quella pri-
ma inutile richiesta seguono furti, minacce, telefonate… Il 10
gennaio del ’91, il Giornale di Sicilia pubblica la “Lettera al
caro estortore” di Libero che ad aprile, intervistato da Mi-
chele Santoro a Samarcanda, ribadisce la sua intenzione di
uomo onesto “non posso cedere le mie attività imprenditoriali
alla criminalità”. A maggio, sempre del ’91, viene organizzato
a Palermo un pubblico dibattito con giornalisti e rappre-
sentanti del mondo accademico. Un grosso sforzo. Duemi-
la invitati. In sala solo venti persone.
LIBERO È ORMAI IN PERICOLO. PERCHÈ NON VIENE
PROTETTO?
Libero rifiuta la scorta perché allo Stato chiede la sicurez-
za di vivere da cittadino e imprenditore onesto che non ac-
cetta di piegarsi al ricatto mafioso. Per difendere il suo la-
voro e i suoi operai si affida allo Stato e consegna le chiavi
della fabbrica alla Polizia. Non solo dice pubblicamente che
mai avrebbe pagato il pizzo,
ma invita anche gli altri a ri-
bellarsi… Lo uccidono la mat-
tina del 29 agosto ’91, a pochi
metri da qui, dalla nostra
casa. Sento i colpi, ma non
penso a lui. Ci eravamo salu-
tati pochi minuti prima, l’avevo accompagnato all’ascenso-
re mentre mi diceva che avevo potato la sua pianta prefe-
rita per fargli un dispetto ed io sostenevo che invece la pian-
ta aveva ripreso a crescere. Avevamo messo in conto i dan-
ni più gravi alla fabbrica, ma non alla vita. Mio figlio Davide
è a Palermo e viene immediatamente investito dal dramma.
Alice è in vacanza in Spagna con il marito. Ricordo ancora
le sue parole al rientro a Palermo “questa città non merita
bambini”. Con il tempo la rabbia ha lasciato il posto ad un
progetto di vita e di rinascita.
LIBERO NON C’È PIÙ. E LE SUE IDEE?
Dopo essermi ripetuta all’infinito e adesso che faccio? ca-
pisco che posso testimoniare il valore delle idee per cui Li-
bero è stato ucciso e comincio ad andare nelle scuole per
incontrare ragazzi di tutte le età. Un’attività che ancora oggi
continuo, sospesa solo nel breve periodo della mia esperienza
al Senato, eletta a Torino nel ’92, candidata dai Verdi nel col-
legio Fiat Mirafiori. Nel giugno del 2009 sui muri di Paler-
mo, su anonimi manifesti, appare la frase “Un intero popo-
lo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. Intervista-
ta dalla stampa rispondo che quelle parole sono così vicine
alle idee mie e di Libero che, se scritte da giovani, può be-
nissimo trattarsi di “miei nipoti”. Pochi giorni dopo i ragaz-
zi di Addiopizzo si presentano alla mia porta: siamo i tuoi ni-
poti. Nascono così la nostra amicizia e collaborazione.n
Pina M. Grassi a Roma per la consegna del Premio “Libero Grassi” ’09 / (Solidaria, PA)
DALLA
VIVA VOCE
IL DIRE E IL FARE DELLE DONNE
NELLA LOTTA ALLE MAFIE
di Rosa Frammartino
RESISTENZA, COERENZA,
TESTIMONIANZA
PINA MAISANO GRASSI www.antiracketsr.itwww.addiopizzo.orgwww.solidariaweb.org
Gli studenti del Liceo Tassoni di Modena e dell’Istituto Magarotto di Roma, han-
no partecipato a Palermo alle manifestazioni in ricordo della strage di Capaci,
perchè vincitori dell’edizione 2010 del Premio “Libero Grassi”, promosso dalla
Cooperativa Sociale Solidaria di Palermo.
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